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Giro d’Italia, Con(quis)tador settima corsa a tappe in carriera. Il futuro appartiene a Fabio Aru

by Lorenzo Cafarchio
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Contador-Aru-800x582Milano, 31 mag – Va in soffitta il 98° Giro d’Italia. Uno dei più spettacolari e combattuti di sempre. Vince Alberto Contador, lo spagnolo della Tinkoff-Saxo, centra il settimo grande Giro della sua carriera dopo due Tour (2007, 2009), due Giri (2008, 2015) e tre Vuelta (2008, 2012, 2014). Pur con la vicenda clenbuterolo, che gli ha negato il Tour 2010 e il Giro 2011, per squalifica, il madrileno è il più grande corridore di corse a tappe della sua generazione.

trionfoIl 32enne ha gestito in maniera oculata lo sforzo e i 3486 chilometri distribuiti su tre settimane e 21 tappe. La sua squadra, capitanata dal magnate russo Tinkoff, lo ha abbandonato al suo destino e seppur in salita poteva contare su nomi del calibro di Ivan Basso, Michael Rogers e Roman Kruzinger, non sono stati in grado di sorreggerlo sulle grandi pendenze tricolori e sopratutto nella tappa di sabato, quella del Colle delle Finestre e Sestriere, Contador ha rischiato di naufragare, chiudendo la frazione al 6° a 2’25” da Fabio Aru.

Eppure “Il Pistolero”, tappa dopo tappa, ha tolto ossigeno e speranze ai suoi rivali. I problemi alla spalla dovuti ad un capitombolo nella prima settimana, sono stati gestiti e messi alle spalle con tenacia e fortuna, mentre Rigoberto Uran e Richie Porte, complici la loro forma non ottimale, e sanzioni disciplinari, i 2′ inflitti nella decima tappa al tasmaniano per il cambio di gomma con il connazionale della Orica GreenEdge, Simon Clarke – vietata dal regolamento la sostituzione di ruote tra componenti di formazioni diverse – hanno fatto il resto. Sulla strada verso il trionfo di Milano si sono messi di mezzo Fabio Aru e il basco Mikel Landa.

Il duo dell’Astana, rispettivamente secondo e terzo, sorretto da gregari di primo ordine, con il luogotenente Paolo Tiralongo su tutti e guidati dall’ammiraglia da Giuseppe Martinelli, hanno provato a spodestare il Re dal trono. Ma complice i problemi fisici di Aru, che ha saltato alla vigilia della corsa rosa il Giro del Trentino, per via di un virus intestinale, che si è ripresentato durante la gara e lo ha messo in crisi nella crono di Valdobbiadene e sul Mortirolo, e il basco tenuto a freno per ordini di scuderia, la squadra di Vinokurov, si è dovuta “accontentare” della medaglia d’argento e di bronzo. Eppure Aru e Landa, autentico nome nuovo del panorama delle corse a tappe del ciclismo mondiale, con il contratto in scadenza a fine anno, hanno dominato in salita e vinto tutti gli arrivi in quota. Il sardo, sopratutto, ha fatto rivivere i fasti del ciclismo nostrano, cancellando, in un lampo, i problemi della seconda settimana e inizio terza, con la rabbia e il sudore degni del miglior campione. Il mito delle salite all’italiana, insieme a Vincenzo Nibali, è al sicuro. Perché in quella bocca segnata verso il basso, in quegli occhiali neri, in quella maglia bianca di miglior giovane, c’è una carrellata di emozioni e di sentimenti che tiene incollati gli spettatori al piccolo schermo e il pubblico a gridare a bordo strada. Nella vittoria, della mente e del corpo di Alberto Contador, perfetto scacchista e stratega del pedale, c’è la freschezza di un giovane, mai domo, che dopo il terzo posto di 12 mesi fa, scala un altro gradino e prenota la storia.setriere

La maglia a punti e la maglia del miglior scalatore sono affare tricolore. Giacomo Nizzolo, della Trek, nella sua Milano, seppur senza vittorie, è maglia rossa e il siciliano Giovanni Visconti, in blu, simbolo della corona di miglior scalatore del Giro d’Italia. Ma il bottino tricolore non si ferma qui, detto delle vittorie di Aru, vanno aggiunte le due volate di Sacha Modolo, a Montecchio Maggiore e  Jesolo, la sparata di Diego Ulissi, compagno di squadra di Modolo alla Lampre-Merida, a Fiuggi, il sontuoso sprint a Genova di Elia Viviani, Team Sky, e la fuga di Nicola Boem, della Bardiani CSF, trionfale a Forlì, con relativa vittoria del Premio Fuga Pinarello su Marco Bandiera.

GILBERT-Philippe064pp-630x420Una nota di merito va all’ex campione del mondo Philippe Gilbert regale come pochi sui pedali. Vallone di Verviers torna ai fasti di due anni fa e centra due tappe in questo Giro d’Italia. Nella seconda frazione vinta, sulla salita di Ologno fa sfogare gli scalatori, della fuga, e scollina a 50″ poi con traiettorie che sembrano disegnate da Michelangelo, in discesa, raggiunge la testa della corsa e parte, lasciando tutti in mezzo alla strada. Il Giro d’Italia è questo, campioni che ritornano e che si confermano, giovani con fame in cerca di un trampolino e perfetti sconosciuti che si illuminano per un giorno. La corsa rosa è l’antidoto contro la monotonia del freddo e del satinato dello sport oggi, dove il motodrome di Porte nulla può contro cervelli fini, alla Contador, e muscoli di seta, alla Aru.

CLASSIFICA FINALE: 1. Alberto CONTADOR (Spa, Tinkoff-Saxo); 2. Fabio ARU (Astana) a 1’53”; 3. Mikel LANDA (Spa, Astana) a 3’05”; 4. Amador (C.Rica) a 8’10”; 5. Ryder Hesjedal (Can) a 9’52”; 6. Konig (R.Cec) 10’53”; 7. Kruijswijk (Ola) a 11’21”; 8. Caruso a 12’08”; 9. Geniez (Fra) a 15’41”; 10. Trofimov (Rus) a 16’41”.

Lorenzo Cafarchio

 

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