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La nuova città situazionista

by La Redazione
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città situazionista

Roma, 7 apr –  Prima che i situazionisti se ne occupassero la città, plasmata dall’urbanistica moderna, era già oggetto di una critica radicale e vigorosa da parte dell’Internazionale Lettrista espressa nella rivista Potlatch(1954-1957) che sottolineava il suo carattere funzionalista, causa della distruzione dei vecchi quartieri e dell’imposizione di nuovi stili di vita.  Non limitandosi a una vera e propria opposizione, l’Internazionale Lettrista proponeva un rinnovamento: ”stiamo lavorando per l’instaurazione cosciente e collettiva di una nuova civiltà”.Il suo obiettivo era quello di “stabilire una struttura di vita eccitante (…) e provocare situazioni attraenti”.Emergevano nuovi concetti: una sua rivista proponeva ”il gioco psicogeografico della settimana”e spiegava la nozione di ”deriva”.

La città situazionista

L’obiettivo di sostituire la civiltà del lavoro con una nuova civiltà articolata intorno al tempo libero e al gioco si ispirava alle idee di Johan Huizinga riportate inHomo ludens, saggio sulla funzione sociale del gioco.

Questo orientamento urbano del movimento si affermò principalmente con Shcheglov, che scrisse nel 1953 il saggio Forma per una nuova urbanistica in cui criticava la città banalizzata, noiosa e ripetitiva perché di bassa qualità, e auspicava una nuova città con quartieri a forte identità: un quartiere normale, un quartiere felice, un quartiere nobile.

Nuovi metodi di analisi urbana

Superate queste fantasiose prefigurazioni, nel 1954 Debord usò la parola “dérive”per definire un metodo di analisi urbana consistente in una rapida passeggiata senza meta per le vie della città lasciandosi influenzare dal contesto urbano.

Debord chiarisce la nozione di deriva come “indissolubilmente legata al riconoscimento di effetti di natura psicogeografica e all’affermazione ludico-costruttiva, che la oppone in tutto e per tutto alle nozioni classiche di viaggio e di camminata”. 

Prima di lanciare l’Internazionale Situazionista, tra il febbraio e il maggio del 1957, Guy Debord realizza ”La città nuda”,una rappresentazione soggettiva di pezzi di città visti come ”unità di atmosfere”, quartieri e alcune strade, collegate fra di loro da percorsi contrassegnati da frecce rosse che sono le ”Tendenze spontanee di orientamento di un soggetto che passa attraverso questo ambiente senza tener conto delle sequenze pratiche – ai fini del lavoro o della distrazione – che solitamente condizionano la sua condotta ”

È un invito a prendere coscienza dell’ambiente urbano che va controcorrente rispetto alla razionalità e al produttivismo dell’urbanistica del dopoguerra. Una posizione che può essere vista come una critica a un certo modo di intendere la modernità e all’oppressiva razionalizzazione della pianificazione territoriale.

L’atto di nascita dell’Internazionale Situazionista fu redatto a Cosio d’Arroscia (Italia) il 28 luglio 1957 dall’Internazionale Lettrista, dal Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginario guidato da Asger Jorn e dal Comitato Psicogeografico di Londra (Ralph Rumney). 

Cosa si intende per “situazione”

La “situazione” abbraccia tutte le circostanze materiali e morali intorno a un momento della vita di una persona, che è allo stesso tempo unico ed effimero. Si realizza durante una “deriva” che è una passeggiata urbana non soggetta all’imperativo del risparmio di tempo, tempo che diventa personale secondo l’eco del paesaggio urbano che risuona in se stesso. 

Verso una nuova città

Guy Debord critica dunque l’urbanistica funzionale, tecnocratica e utilitaristica della ricostruzione. Questa genera isolamento e separazione attraverso una crescente frammentazione del territorio portata avanti di concerto dalla logica economica e dalla proprietà privata. Viceversa, l’abbandono alla deriva permette l’appropriazione dello spazio da parte di pochi e, di conseguenza, l’esclusione e la separazione dagli altri attraverso non-luoghi impermeabili, e quindi morti. Definendo la forma, l’urbanistica incoraggia o impedisce l’incontro degli individui individuando nello spazio le quattro funzioni definite da Le Corbusier: vita, lavoro, tempo libero e infrastrutture. Laddove l’urbanistica moderna parla di habitat, l’internazionale situazionista sostiene l’importanza dell'”abitare”. Il contro-modello dei Situazionisti è quello di un’”urbanistica unitaria” che deriva dallaDichiarazione di Amsterdam redatta nel 1958 da Debord e Constant Niewenhuys. Per unitario si intende la compresenza di tutte le arti e di tutte le tecniche per costruire una città che sarà unitaria abolendo la separazione tra artisti e il resto della popolazione e mettendo così fine alla figura dell’urbanista specializzato.

Roberto Ugo Nucci

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