Londra, 28 feb – “I’m forever blowing bubbles, pretty bubbles in the air”, basta una nota agli amanti del calcio d’oltremanica per riconoscere l’inno del West Ham ed aprire un capitolo intriso di film, libri e gradinate. Poi arriva il campo fatto di undici uomini pronti a difendere l’onore dei martelli incrociati, pronti ad esaltare gli Irons – il nomignolo dei fan della compagine vinaccia ed azzurro – volando in cielo, sempre più in alto, come belle bolle nell’aria proprio come fece Paolo Di Canio dal 1998 al 2003.
Nella scorse settimane in un sondaggio online la dirigenza del West Ham United ha chiesto ai propri tifosi di eleggere il loro dream team di sempre. Nella top 11 leggiamo nomi che hanno scritto la leggenda tra le mura dell’Upton Park e dell’Inghilterra stessa come Bobby Moore, Geoff Hurst e Martin Peters fino ad arrivare all’attuale capitano degli hammers Mark Noble. Unico tra i non britannici: Paolo Di Canio. Il simbolo venuto da Quarticciola in quattro anni con la numero 10 ha siglato 52 goal guidando “L’accademia del calcio” – arrivando anche ad esserne capitano – per 140 gare tra campionato, FA Cup, Football League Cup e Coppa Uefa riuscendo a vincere l’Intertoto nel 1999.
Rivalsa e riscatto con un destro al bacio capace di prodezze come quella contro il Wimbledon, chirurgica volée in terzo tempo, o il palleggio e staffilata mancina contro il Chelsea dalla trequarti. Leader capace di imporsi su un giovane Frank Lampard per tirare un penalty contro il Bradford City, trasformandolo per poi redarguire a muso duro quello che divenne uno dei migliori interpreti del football all’inglese dei nostri tempi. Le risse sfiorate e le parole grosse con il tecnico Harry Redknapp, il pallone stoppato con le mani in una gara con l’Everton quando il portiere dei toffees si trovava a terra infortunato – atto che gli valse il Premio Fair Play dell’anno – al ’90 e la partita inchiodata sull’1-1. Gestualità ed esempio che gli varranno una targa con il suo nome all’interno della nuova casa del West Ham, l’Olympic Stadium, pronto ad essere inaugurato dalla prossima stagione.
Durante le partite casalinghe sentiremo ancora a squarcia gola la terrace degli Irons cantare “Paulo Di Canio, Paulo Di Canio, Paulo Di Canio”, sulle note di “La donna è mobile”, con quell’accento tipicamente cockney tatuato sulla pelle del laziale sfumato di british.
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Lorenzo Cafarchio