Roma, 12 apr – Il dubbio è quanto meno legittimo. Certamente, per ora sono solo speculazioni: non è la prima volta che le inchieste dei pm vanno in direzioni contrarie a quelle “di regime”, basti pensare a quella che si scatenò contro Mimmo Lucano e il suo presunto “modello di accoglienza” a Riace. Poi però contano gli esiti finali: l’esempio citato è finito con una frenata decisa al procedimento che ha salvato il suddetto sindaco. Quindi, è chiaro che nel campo della magistratura la questione sia composita, certamente a dominazione “sinistra” e nella fattispecie della “solita” Magistratura democratica”, ma comunque formata da tanti professionisti che non sempre sono succubi dell’orientamento dominante…
Da Perugia a Bari, la magistratura di sinistra è in crisi?
L’inchiesta di Perugia guidata da Raffaele Cantone, il caos di Bari e della Puglia del “sistema Emiliano”, andando un po’ più indietro anche il caso Palamara – peraltro provocato dagli stessi vertici della magistratura – sono fatti che, inanellati, un minimo di riflessione devono scaturirla. E se il dominio della sinistra nella magistratura fosse in crisi? Per carità, non sono certamente casi isolati e non è la prima volta che si verificano,come dicevamo prima. Ma in questo caso la continuità in senso opposto da quello “tradizionale” lascia quanto meno ragionare su un accenno di “ostilità” alla corrente dominante, ovvero quella “Magistratura democratica” che è come la mafia, in questo senso: sembra non esistere neanche nella stampa mainstream nonostante sia un’associazione ufficiale (come quella delle altre correnti, del resto). Sarà vero cambio? Probaiblmente, no. Il radicamento della sinistra nel mondo giudiziario è troppo forte per poter essere scalfito da due o tre azioni giudiziarie di seguito, sebbene di portata molto pesante, come nei casi citati. Però, mai dire mai, come si suol dire: la storia è imprevedibile. Imperi sovietici del XX secolo, del resto, sono crollati molto prima di quanto ci si aspettasse…
Manca un grosso appiglio culturale
Va detta una cosa: senza Silvio Berlusconi non si va da nessuna parte. Per la sinistra, ovviamente. Giudiziaria o direttamente politica che sia. Da qui la difficoltà di trovare personaggi altrettanto “facili” da attaccare che non possono certo inquadrarsi in Giorgia Meloni o Matteo Salvini, nonostante il secondo pure sia stato nelle mire delle toghe rosse. Questo indebolimento culturale oggettivo rappresenta un piccolo problema nella perpetuazione del dominio della sinistra sulle questioni etiche e giudiziarie. Manca il grande cattivone, per intenderci, il ricco facile da identificare con il malaffare, l’egoismo e perché no, anche la mafia.
Stelio Fergola