C’è chi dice che la gara non sia “onesta”, che il toro venga fiaccato, rimbambito, accecato. Dicono che tutto sia commerciale, una messinscena per turisti senza più nulla degli antichi riti di tauromachia. Non so quale sia il livello di veridicità di queste obiezioni, ma poco conta: tutto concorre a far pensare che se la corrida fosse più “onesta”, più vera, più cruda, piacerebbe ancora meno ai suoi detrattori. Sì perché quello che in ultima istanza contestano non è un mero vizio procedurale – a volte c’è da stupirsi che i grillini non raccolgano il 70%, tanto sono in fase con lo spirito del tempo – ma l’essenza stessa dell’evento. Non il fatto che non sia autentica, ma proprio quel poco o tanto di autenticità che essa ancora, nonostante tutto, conserva.
Ciò che veramente risulta intollerabile non è neanche la sofferenza del toro, ma il senso del tragico. La mancanza di sensibilità per la tragedia ha a che fare con quello che Sottofasciasemplice chiamava “il comunismo pratico”. Ovvero lo spirito del comunismo applicato alle cose pratiche, l’uomo da formicaio nella sua quotidianità. Vero eroe, si legge in ossequio a questa mentalità, non è il torero, ma chi riesce ad arrivare alla fine del mese. Il che significa che siamo nell’era più eroica della storia perché, nonostante i dati allarmanti sulla crisi economica, di persone che riescono ad arrivare alla fine del mese ce ne sono ancora diversi milioni. Un esercito di eroi. Ma allora perché questo mondo è così ripugnante? Che stupide le stelle: sfolgorano in cielo e, come diceva Bataille, non hanno altro scopo che il loro stesso sfolgorare.
Adriano Scianca
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fandino non era scemo, era una merda. come tutti i toreri e come chi va a vedere la corrida. metteteci i vostri figli nell’arena, sadici vigliacchi