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“Stringe la mano troppo forte”: due ispettrici del lavoro mandano imprenditore a processo

by Alberto Celletti
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Roma, 3 apr – Occhio a dare una stretta di mano ritenuta “forte”, potreste essere denunciati. Per lo meno se di fronte doveste trovarvi persone come le due ispettrici del lavoro le quali, per un presunto “fatto” avvenuto nel 2016 in Lombardia, hanno denunciato un imprenditore reo, successivamente a un’ispezione, di aver stretto loro la mano in modo ritenuto eccessivo, come riporta Varese News.

“Stretta di mano troppo forte”: così le ispettrici mandano l’imprenditore a processo

Una stretta di mano ritenuta “forte” diventa magicamente “resistenza a pubblico ufficiale”. Una storia che ha del grottesco, per non dire del tragicomico. Per di più, l’imprenditore “resistente” avrebbe polemizzato con le due ispettrici per una multa di 400 euro a fronte di un fatturato annuo di circa 3 milioni. Non ci vuole esattamente un genio per intuire quanto troppe cose non tornino nelle accuse delle due ispettrici. Tanto è che le conclusioni di entrambe le parti – accusa e difesa – sono state le stesse…

La richiesta di assoluzione è generale

Potrebbe esseci anche stata tra le parti una certa polemica e scontro duro a livello verbale, almeno da quanto emerge sulle circostanze della vicenda (già incredibile definire come tale) in oggetto.  Ma non è nemmeno detto, considerata l’accusa a dir poco incredibile formulata.  In ogni caso, il pm Antonia Rombolà ha chiesto l’assoluzione per l’uomo. Così come ha fatto, ovviamente, l’avvocato difensore Stefano Ghilotti. Verrebbe da commentare sarcasticamente: strano, per un reato così grave…ma ci pensa lo stesso Ghilotti che dice: “Ho fatto il poliziotto per 18 anni, e le posso assicurare che conosco molto bene che cos’è la resistenza al pubblico ufficiale. L’imprenditore non poteva essere arrabbiato per 400 euro dal momento che il fatturato dell’azienda è piuttosto elevato. E si è presentato al cospetto delle due ispettrici del lavoro con i tappi nelle orecchie», tappi che peraltro il legale ha portato in aula per mostrarli alle parti: l’imprenditore aveva alzato sì la voce, ma per la presenza dei tappi (da qui il tono stentoreo), e la stretta di mano non era assolutamente da considerarsi intimidatoria dal momento che la persona imputata, oggi poco più che quarantenne, è piuttosto corpulenta. Mercoledì 8 maggio la sentenza.

Alberto Celletti

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