Roma, 28 apr – De Rossi e Gasperini in Europa League, Italiano in Conference. Nel giro di dieci giorni sapremo di più del futuro continentale di Roma, Atalanta e Fiorentina. Ovvero se il calcio nostrano riuscirà a dare continuità all’affermazione giallorossa del 2022 e alla triplice finale della scorsa stagione. Tre allenatori totalmente diversi, due coppe possibili da conquistare.
DDR, una Roma a sua immagine e somiglianza
Partiamo dal più giovane. Ribadendo quanto di buono scritto su queste pagine un paio di mesi fa. Sì, perché l’eredità di Mourinho era di quelle pesanti e la precedente esperienza sulla panchina della Spal non proprio positiva. Ma Daniele De Rossi in questo scorcio di stagione ha stupito tutti. Portando la Roma in zona Champions (la quinta italiana nella massima competizione continentale è già notizia ufficiale) e facendo conquistare alla sua squadra del cuore la quarta semifinale consecutiva in campo europeo.
Nella gara dell’Olimpico vinta contro il Milan è sembrato – a lunghi tratti – di rivedere Capitan Futuro in mezzo al campo. No, non in un singolo giocatore. Ma nella coralità dell’undici schierato: organizzato, con la testa sempre collegata, un cuore grande così. Nessuno che, come si suol dire, abbia tirato indietro la gamba. Anzi, come nell’espulsione di Celik, è accaduto il contrario. E se anche El Shaarawy – non esattamente il prototipo del calciatore guerriero – pare quasi felice di sacrificarsi per la causa, vuol dire che DDR, oltre a dimostrarsi tecnicamente preparato, sa toccare le giuste corde.
Il moltiplicatore orobico
Sessantasei anni e secondo allenatore più anziano della Serie A – secondo in tal senso solo a Claudio Ranieri – Gian Piero Gasperini nel corso degli anni ha trasformato l’Atalanta nella sua creatura perfetta. Dopo l’impresa di Liverpool la rosea l’ha ribattezzato – non a torto – il Ferguson di Bergamo. “Senza coppe ma con tante medaglie” dice lo stesso tecnico di Grugliasco: se l’unico titolo, oltretutto giovanile, risale al 2003 (un Torneo di Viareggio con la Juventus), in nerazzurro l’ex centrocampista di Palermo e Pescara si è tolto diverse soddisfazioni.
Oltre ad aver trasformato la “regina delle provinciali” in una frequentatrice abituale della medio-alta classifica, l’elenco dei giocatori esplosi sotto la sua gestione è ormai vastissimo. Un effetto moltiplicatore che ha fatto guadagnare alla Dea centinaia di milioni di euro. Stare agli ordini di Gasp richiede notevoli sforzi fisici (naturale che le sue squadre non si siano mai distinte per partenze a razzo) e un certo impegno mentale. Ma il lavoro, si sa, paga sempre: con un pizzico d’orgoglio proprio al termine del ritorno contro i Reds ha fatto sapere che durante l’intervallo sono stati i suoi uomini a voler difendere il vantaggio andando ad aggredire gli inglesi. Quando sarebbe stato molto più semplice arroccarsi sulla trequarti intasando ogni spazio.
De Rossi, Gasperini, Italiano e…Carlo Ancelotti
Dopo De Rossi e Gasperini, eccoci al più divisivo dei tre, ovvero Vincenzo Italiano. Il calcio proposto dall’allenatore nato a Karlsruhe infatti non conosce mezze misure in termini di gradimento. Un modo di atteggiarsi ai novanta di gioco che piace o – al contrario – proprio non può essere digerito. Partito dalla D il tecnico della Fiorentina ha bruciato le tappe alla guida di Trapani e Spezia. Sulla panchina gigliata dall’estate 2021, ha dalla sua il merito di aver risollevato una Viola che ormai da un triennio ballava tra decimo e sedicesimo posto. Portandola oltretutto ad un soffio dalla conquista di un titolo che in riva all’Arno manca dal 2001.
Prendere o lasciare: sanguinosa linea di difesa sulla riga di mezzeria da una parte, il saperci fare nelle competizioni da dentro o fuori (semifinali assicurate in Coppa Italia, ottimi percorsi europei) dall’altra. Dietro, nella rifinitura, in fase realizzativa: manca sempre un dettaglio. Eppure, opinione di chi scrive, nell’ultimo biennio un centravanti da doppia cifra – Vlahovic ha salutato a metà della prima stagione – avrebbe risolto parecchi problemi.
De Rossi, Gasperini e Italiano. Ovvero portare – per la prima volta – nel Belpaese l’Europa League e riconquistare la Conference. In Champions abbiamo salutato il resto della comitiva nella prima metà di marzo. Napoli e Inter cadute in terra spagnola. Ma è proprio dalla penisola iberica che un nostro connazionale può farci sorridere anche nella coppa dalle grandi orecchie. Il Real Madrid è a caccia della quindicesima affermazione, Carlo Ancelotti conquisterebbe così il quinto titolo personale. Ma questa è un’altra storia di un bel primato calcistico tutto italiano…
Marco Battistini