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Ecco com’è cambiato il Napoli con Mazzarri

by La Redazione
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Lo scudetto a tinte azzurre è ancora nella memoria di tutti i tifosi e non del Napoli, eppure allo stesso tempo sembra essere così lontano. Riposta già nel cassetto dei ricordi la breve gestione Garcia, si è arrivati al secondo cambio in panchina a seguito della cavalcata “spallettiana”: una serie di prestazioni altalenanti, tant’è che per i partenopei questo è un periodo in cui le scommesse live sembrano essere difficilmente prevedibili. Infatti, anche con l’arrivo di Mazzarri non c’è stato un vero e proprio cambio di marcia nei risultati.

Da quando il tecnico siede sulla panchina azzurra, il Napoli ha raccolto solo 3 vittorie su 8 gare di Serie A, una vittoria e una sconfitta in Champions e la debacle per 0-4 in Coppa Italia ad opera del Frosinone: un totale di sole 4 vittorie, un pareggio e ben 6 sconfitte in 11 gare. Gli uomini di Mazzarri, inoltre, raccolgono mediamente 1,25 punti a partita in Serie A, con appena 0,75 gol realizzati e 1,5 gol subiti di media: non proprio un andamento entusiasmante.

Inoltre, tra dicembre e febbraio, il Napoli ha infilato una serie non proprio invidiabile di 4 partite senza riuscire a segnare: nello specifico, lo 0-4 con annessa uscita dalla Coppa Italia, il 2-0 subito all’Olimpico contro la Roma, il pareggio a reti inviolate contro il Monza al Maradona e la netta sconfitta per 3-0 a Torino contro i granata.

Gli aspetti tattici e psicologici del Napoli di Mazzarri

A dire il vero, da un punto di vista tattico, Mazzarri sta cercando di adattarsi molto al credo tattico a cui la squadra era già abituata (da Spalletti, passando per la parentesi Garcia), perché molto diverso da quello “mazzarriano”: il tecnico di San Vincenzo adora difesa e contropiede in verticale, mentre il Napoli negli anni si è abituato a fare molto possesso palla. Quindi, anche in virtù del fatto che Mazzarri è stato chiamato ad interim, in soccorso a questa situazione di emergenza, l’obiettivo sembra quello di non piegare la squadra alle esigenze tattiche del tecnico.

Ne deriva che, ad oggi, il Napoli non ha cambiato tantissimo ma, più che altro, ha perso molta brillantezza rispetto allo scorso anno sia nel possesso che nella condizione atletica; tant’è che la sconfitta arrivata a Torino è stata giustificata dall’allenatore sia con l’ennesimo calo psicologico, ma anche con un calo atletico dovuto ai forti carichi fatti a inizio anno per cercare di sollevare fisicamente una squadra molto “scarica”.

I primi risultati raccolti da Mazzarri vanno analizzati non solo tenendo conto dell’aspetto tattico e degli avversari di caratura incontrati (nel filotto iniziale composto da Atalanta, Real Madrid, Inter e Juventus, il Napoli ha vinto solo contro la Dea, perdendo le restanti 3 sfide), ma anche dal punto di vista psicologico, perché, dopo il ritiro successivo alla sconfitta di Torino, Mazzarri ha fatto delle dichiarazioni in cui è sembrato mettere la squadra al centro delle responsabilità dicendo essenzialmente: “Mi assumo le mie responsabilità, ho commesso un errore nella preparazione atletica, ma sono i giocatori in questo momento che devono dimostrare di essere quelli che hanno vinto lo scudetto. Ai tifosi chiedo di aiutarli”.

Non sembra un caso che la vittoria per 2-1 nella partita successiva, il derby contro la Salernitana, sia arrivata in mischia allo scadere in modo soffertissimo, ma allo stesso tempo molto agognata.Il Napoli, quindi, ad oggi va a corrente alternata proprio perché i cali con cui ha a che fare, più che di stampo tattico, sono di stampo psicologico e atletico: limiti a cui vanno ad addizionarsi le assenze momentanee degli africani Osimhen e Anguissa, due dei principali leader (assieme a Di Lorenzo) della corsa scudetto 2022/2023. Qualunque tipo di giudizio sul Napoli, quindi, va rimandato al momento in cui torneranno a disposizione i big e quando il calendario vedrà meno concentrazione di big match nello stesso periodo.

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