Domenica 29 settembre alle 20.30 a Fiumicino è scattato l’allarme generale, quando l’airbus A320 AZ063 dell’Alitalia, proveniente da Madrid, ha comunicato alla torre di controllo che avrebbe tentato, come estrema ratio, un atterraggio di fortuna a causa di un guasto meccanico al carrello principale destro.
Vigili del fuoco sulla pista a spargere schiuma antincendio, ambulanze e mezzi di soccorso pronti ad entrare in azione per arginare quella che a tutti sembra una tragedia dal epilogo già scritto.
Se non fosse che in cabina sta manovrando Bruno D’ Agata. Romano, 57 anni, D’Agata plana verso la pista numero tre, fa rollare e beccheggiare l’aereo, lo inclina sul lato sinistro con una manovra che sembra folle ma che invece permette al veivolo , 77 tonnellate di peso, 37 metri di lunghezza e 34 d’ apertura alare, di atterrare sui carrelli funzionanti, ridurre la velocità, e sfruttare l’ala destra come punto d’appoggio.
Fra i 151 passeggeri più cinque membri dell’ equipaggio non c’è nessun ferito. Nella sala d’attesa dell’ aeroporto i passeggeri evacuati, illesi, dagli scivoli d’emergenza salutano il pilota con un’ applauso scrosciante.
D’Agata, dal 1998 pilota civile per l’AirOne e dal 2009 nel Gruppo Alitalia, ha all’attivo oltre 15.000 ore di volo, 3000 delle quali come pilota istruttore di caccia Tornado nell’ Aviazione Militare Italiana dove ha preso servizio dopo aver frequentato l’Accademia aeronautica. Forse è proprio grazie al suo curriculum d’ aviatore che domenica non ci sono state conseguenze tragiche, forse l’esperienza acquisita volando su caccia da guerra del valore di qualche milione d’euro (30 miliardi negli anni ’80), l’aver frequentato un’ accademia, quella italiana d’aviazione, tra le più rinomate al mondo che forma ogni anno classi di piloti invidiati dai nostri partner N.A.T.O., ha permesso, a quello che già oggi tutti i giornali chiamano il comandante-eroe, di mantenere la situazione sotto controllo e di portare a terra, sani e salvi, colleghi e passeggeri.
Rimane la nota dolente di un ennesimo guasto meccanico che ha nuovamente messo in cattiva luce il Gruppo Alitalia, non nuovo a questo tipo d’ incidenti. L’ airbus a320, costruito solo nel 2010 è stato posto sotto sequestro dal p.m. Alessandra D’Amore della procura di Civitavecchia che ha aperto un fascicolo per disastro colposo. In questi anni gli episodi di emergenze aere dovute a guasti sono purtroppo aumentati dovuti spesso a gestioni, quasi totalmente private, più attente al profitto derivato dalle tratte turistiche e meno disposti ad investire su mezzi nuovi o sulla normale revisione degli aerei di linea.
Che siano compagnie low-cost o grandi gruppi multinazionali i tagli di bilancio evidenziano una difficoltà del settore dei trasporti aerei che spesso costringe il personale a lunghi turni di lavoro e sottopone gli aerei ad un grande stress strutturale e al rischio di guasti. Per Alitalia si aggiunga che l’ ingresso dei privati in quella che era un tempo la compagnia di bandiera Italiana e che nei proclami della Società avrebbe salvato il gruppo dall’ endemico bilancio in negativo, ha di fatto portato il Alitalia in mani francesi e non ha migliorato né servizi né offerte facendo invece ricorso, spesso a tagli del personale e revisioni dei contratti.
Lontana dai problemi di gestione di Alitalia e dalla svendita delle aziende nazionali, rimane la vicenda del pilota italiano Bruno D’Agata e del volo Madrid Roma di domenica sera, atterrato senza conseguenze grazie a quello che sembra essere, ancora oggi, un prodotto italiano che non conosce crisi: il coraggio.
Alberto Palladino