Catania, 11 gen – Nel valzer di traghetti andati a fuoco, navi alla deriva, naufraghi e profughi, stragi parigine e je suis qualcosa, alcuni avvenimenti sono passati sotto traccia. Inevitabile, forse, ma è doveroso riavvolgere il nastro e recuperare notizie che non possono e non devono essere ignorate; soprattutto quelle notizie fastidiose tanto per i cattivi quanto per i buoni, nello specifico identificabili con i mafiosi e gli anti-mafiosi in carriera. Parliamo allora di Ottavio Cappellani, scrittore catanese, autore di romanzi quali Chi è Lou Sciortino (inserito nel Reading the World 2007) e Sicilian Tragedi, recensito con un’intera pagina dal New York Times e messo in scena, come riduzione teatrale, dallo Stabile di Catania.
Ottavio Cappellani è stato colpito e violato, nel fisico e ancor di più nell’animo, per la grave colpa di aver voluto dare seguito ai sogni del padre: recuperare il podere di famiglia, coltivare i carrubi, assistere gli ulivi secolari, occuparsi del suo amato cavallo. Qualcuno, in quel di Noto, aveva però deciso che quei terreni sarebbero dovuti essere destinati ad altro; gli espropri dell’anti Stato, della mafia per chiamarla col suo nome, hanno effetto immediato e non accettano ricorsi. Così un trattore ha divelto la recinzione e sradicato due ulivi secolari, il carrubo è stato dato alle fiamme e il cavallo ucciso, come accade a Jack Woltz ne Il Padrino.
Non una parola si è levata in difesa dello scrittore, ad esclusione degli amici di sempre e di Live-Sicilia che ha avuto il coraggio di pubblicare una lettera dello stesso Cappellani. Qualcuno potrebbe aver considerato che l’oltraggio alle cose, in fondo, è meno grave della violenza contro le persone; accade, però, che la notte di capodanno Ottavio venga avvistato con un gruppo di amici e amiche in un locale di Noto, insultato, minacciato, aggredito a bottigliate. Ai carabinieri intervenuti lo scrittore chiede cosa si possa fare per arginare questo clima intimidatorio: “Ha tre mesi per sporgere denuncia”, gli rispondono, e amen. Neanche le botte e le bottigliate smuovono i Crocetta e i cultori dell’antimafia da salotto: Cappellani i salotti buoni non li frequenta, non partecipa alle marce arcobaleno, non appende 500 bandiere per Librino e non si sbraccia con le agendine rosse. Non vale la pena prendersi disturbo per chi è fuori dal cerchio, per chi non porta visibilità e carriera, per chi procura più danni che benefici: ma quale scorta? Per i professionisti dell’antimafia Ottavio Cappellani non merita neanche un hashtag.
Francesco Pezzuto