Roma, 19 giu – Non bastava Mafia Capitale, ora ci si mette anche il ministero dell’Economia. La doccia fredda era nell’aria da tempo, ma arrivando a ridosso delle inchieste che hanno scoperchiato un vastissimo e bipartisan sistema di malaffare, fa decisamente più male. Nell’occhio del ciclone è sempre il Campidoglio, coinvolgendo a questo giro le casse di Roma Capitale.
Nel mirino degli ispettori del Mef sono i salari accessori versati dalla giunta Alemanno ai quasi 25mila dipendenti comunali. Secondo i tecnici di via XX Settembre e della Ragioneria generale dello Stato queste voci extra dello stipendio sarebbero “indebitamente erogate“, ritenendo peraltro non valide le giustificazioni addotte dai funzionari alle dipendenze del Campidoglio. L’intera pratica è stata così girata alla Corte dei Conti, che dovrà esprimersi in materia.
I magistrati contabili potranno, nella peggiore delle ipotesi, richiedere a Marino di rientrare su quelle prestazioni erogate, che in totale assommano a circa 350 milioni di euro. E senza potersi rivalere sui dipendenti che hanno percepito i compensi aggiuntivi, visto che sono tutelati da una recente sentenza. Il tutto rischia dunque di ripercuotersi esclusivamente sulle casse del comune, escludendo l’erogazione della componente accessoria per gli anni successivi. Un’eventualità che trova la frapposizione netta da parte dei sindacati, pronti anche a bloccare la città in occasione del Giubileo.
E’ l’ennesima tegola per il sindaco, che dal lato della gestione finanziaria ha già dovuto affrontare il piano di rientro e la pulizia contabile da quasi un miliardo dei crediti inesigibili. Peraltro, se per la questione di Mafia Capitale a Marino si può al massimo imputare -almeno per il momento, non risulta fra gli indagati- di essersi circondato di personaggi più che discutibili, in questo caso il buco è emerso grazie ad una sua iniziativa: all’inizio del mandato fu infatti proprio Marino a sottoporre i conti del comune all’attenzione del ministero guidato all’epoca da Saccomanni e ora da Pier Carlo Padoan.
“Devono riconoscere che a Roma c’è un chiaro percorso di inversione di tendenza in atto. Basta con i ragionamenti astratti e i calcoli ragionieristici”, tuona il vicesindaco Nieri. Ma a questo punto, delle due, l’una: o si accettano i calcoli dei revisori, o non si affidano i conti ai controlli dei tecnici ministeriali. La proverbiale zappa sui piedi, che rischia di tramutarsi in un fatale boomerang.
Roberto Derta
1 commento
poteva profittare del gay pride per raccimolare qualche soldo.
sono sicuro che a quella gente la fantasia per raccogliere danaro non gli manca.