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Ammalato e depresso, capo della’ndrangheta sconterà la pena ai domiciliari

by Saverio Andreani
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Man Behind Bars

Roma, 29 ott – Niente carcere duro per i boss gravemente malati. Lo ha stabilito una sentenza della Cassazione che ha accolto il ricorso di Filiberto Maisano, 81 anni, ritenuto un capo della ‘ndrangheta.

Il boss detenuto a Novara ha chiesto di poter scontare la pena agli arresti domiciliari per ragioni di salute. La Suprema Corte ha accolto il ricorso sottolineando che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità”. Insomma, anche quando si è in presenza di esponenti di spicco della criminalità organizzata, è necessario equilibrare le esigenze di giustizia, quelle di tutela sociale con i diritti individuali riconosciuti dalla Costituzione. Maisano, come sottolinea la sentenza 43890, presenta “un quadro patologico serio caratterizzato da patologie cardiache, artrosiche, discali e neurologiche che nel tempo lo hanno portato anche alla depressione”.

Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria lo scorso 20 marzo aveva negato gli arresti domiciliari ritenendo che le patologie di cui era affetto Filiberto Maisano, sia pure gravi, potessero essere curate in carcere. Immediato e vincente il ricorso dei legali in Cassazione sostenendo che “il diritto alla salute del detenuto è prevalente anche sulle esigenze di sicurezza”.

La Cassazione ha disposto, infatti, un nuovo esame davanti al Tribunale della Libertà di Reggio Calabria perché “Appare sottovalutato il dato essenziale dell’età del detenuto, ultra ottantenne, e del pari sottovalutata appare la diagnosticata depressione, l’una e l’altra, nel quadro patologico accertato, complesso e grave, direttamente incidenti sulla normale tollerabilità dello stato detentivo e verosimilmente cagione di una sofferenza aggiuntiva intollerabile per il nostro sistema costituzionale”.

Ora ci si chiede se la decisione della Corte Suprema possa riaprire la discussione sulla revoca del 41 bis anche per Bernardo Provenzano. Il boss di Cosa Nostra che a metà ottobre si è visto respingere il ricorso per ottenere i domiciliari dal Tribunale di sorveglianza di Roma

Saverio Andreani

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