Agrigento, 17 gen – Un sottobosco di affari illeciti che si allarga a macchia d’olio e che non sempre viene scoperto e mandato a giudizio. Questo è quello che prolifera all’ombra del falso buonismo del governo che mai si è opposto con fermezza e come fanno tutti i Paesi (vedi Malta, Spagna, Francia etc..) allo sbarco continuo di persone che non hanno diritto né di entrare né di soggiornare in Italia. Proprio quest’ultima possibilità, posto che tanti non si preoccupano di legalizzare le proprie posizioni sfuggendo così a qualsiasi tipo di controllo, foraggia un sistema di gestione e guadagno per soggetti senza scrupoli. Stamattina ad Agrigento è stato dato avvio all‘operazione denominata “Illegal stay” a contrasto proprio dei reati di associazione a delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a seguito di indagini sviluppate dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Agrigento in collaborazione con l’Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento, con l’ausilio delle banche dati informatizzate in uso al Corpo della Guardia di Finanza e di articolati servizi tecnici d’intercettazione.
Agrigento, falsi certificati per clandestini: quattro arresti
Durante le indagini sono state esaminate e ritenute sospette trentasei istanze di permesso di soggiorno e per sette delle quali il Giudice delle Indagini Preliminari ha valutato sussistente un grave quadro indiziario. Pertanto i militari del Comando Provinciale di Agrigento hanno arrestato un ragioniere agrigentino e due cittadini senegalesi, residenti nella città dei Templi, mentre una quarta persona, un imprenditore sempre di Agrigento, è stata sottoposta agli arresti domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico. “Si ritiene che i quattro si siano associati tra loro allo scopo di favorire la permanenza illegale sul territorio nazionale di soggetti extracomunitari richiedenti il permesso di soggiorno, fornendo a questi ultimi documenti contabili e fiscali (quali bilanci d’esercizio, dichiarazioni fiscali, scontrini e fatture per acquisto merce) ideologicamente falsi e/o attestanti elementi e dati non veritieri – si legge nel comunicato della Guardia di Finanza – Mediante la predisposizione di contratti di locazione o dichiarazioni di ospitalità non rispondenti alla reale situazione alloggiativa dello straniero richiedente, si intendeva dimostrare artatamente presso gli uffici preposti delle Autorità di Pubblica Sicurezza il possesso dei requisiti richiesti dalla legge sugli stranieri per il conseguimento del permesso di soggiorno, quale lavoratore autonomo (commerciante). Nello specifico il titolare dello studio professionale di consulenza contabile e fiscale, e inoltre responsabile di alcuni noti patronati di Agrigento, sarebbe stato il capo dell’ipotizzata associazione a delinquere ed avrebbe predisposto le dichiarazioni fiscali e i bilanci d’esercizio delle ditte individuali degli stranieri richiedenti permesso di soggiorno con dati non veritieri. Impartiva loro direttive ed indicazioni sulle modalità di compilazione postuma delle ricevute e degli scontrini fiscali e delle fatture d’acquisto al fine di farli coincidere con i dati relativi ai costi d’acquisto e ai ricavi di vendita riportati nei bilanci e nelle dichiarazioni fiscali falsi. Sempre il professionista avrebbe indicato ai cittadini extracomunitari i nominativi dei soggetti compiacenti. Agli stranieri si contesta il ruolo di intermediari tra il ragioniere e gli extracomunitari della comunità senegalese di Agrigento e provincia, nei confronti dei quali i due avrebbero veicolato le direttive del professionista; uno degli stranieri arrestati si sarebbe anche offerto di sottoscrivere fittizi contratti di locazione con plurimi soggetti stranieri, anche per periodi sovrapposti, al solo scopo di consentire loro di giustificare l’idoneità della situazione alloggiativa quale presupposto per il conseguimento del permesso di soggiorno per lavoro autonomo. All’imprenditore, infine, viene contestato di essersi prestato ad emettere, dietro indicazione del ragioniere, fatture false in favore di più soggetti stranieri, al fine di supportare le voci per costi d’acquisto riportate nei bilanci e delle dichiarazioni fiscali da presentare a corredo dell’istanza di permesso di soggiorno per lavoro autonomo”.
Oltre agli arresti sono stati notificati avvisi di garanzia nei confronti di altre quattro persone, a piede libero, per le medesime ipotesi di reato, ed eseguite diverse perquisizioni in abitazioni e studi di consulenza con acquisizione di documentazione ritenuta utile al prosieguo delle indagini. Cosa fa proliferare questa illegalità? Cosa crea terreno fertile a guadagni illeciti? Di certo c’è che l’enorme flusso di denaro che da anni caratterizza il fenomeno dell’immigrazione clandestina solletica appetiti non sempre rispettosi di norme e leggi vigenti. Tutto il sistema della famigerata accoglienza, che non si riferisce solo al momento dell’approdo, navi quarantene, strutture residenziali, con le lucrose diarie quotidiane, muove quantità di euro a più cifre.
Un business infinito
Lo scorso 31 dicembre il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, ha reso noto l’emendamento inserito e approvato nella legge di bilancio 2022, con il quale è stato stanziato un milione e mezzo di euro per nove comuni siciliani (Lampedusa e Linosa, Porto Empedocle, Pozzallo, Caltanissetta, Messina, Siculiana, Augusta, Pantelleria e Trapani) impegnati nell’accoglienza di queste persone. Aspetti legali in mano agli amministratori cittadini che non di rado manifestano tutta la loro benevolenza verso questo fenomeno, come fosse una nuova forma di ricchezza per le loro comunità e dimenticando le vere priorità delle città siciliane e dei siciliani. In barba poi alle sentenze li vediamo sui moli a sventolare fazzoletti a Ong e navi che continuano a incrementare il mercato dei nuovi schiavi.
Ieri pomeriggio da Trapani, con ovviamente non solo la benedizione del primo cittadino, Giacomo Tranchida, ma anche quella di Leoluca Orlando, sindaco “che non se ne perde una” di Palermo, è salpata la Mare Jonio (oggi già nelle acque di Lampedusa ) che ha strombazzato da giorni il suo ritorno nel Canale di Sicilia (la decima missione). Alle porte della Libia si trova invece da qualche giorno la Geo Barents. L’imbarcazione, di Mediterranea Saving Humans, per chi l’avesse dimenticato, è stata protagonista del trasbordo dalla petroliera Maersk Etienne di 27 persone, alla base del quale ci sarebbe stato un accordo privatistico e un pagamento in denaro alla società armatoriale danese di 125mila euro. Clandestini poi fatti sbarcare dalla Mare Jonio nel porto di Pozzallo tra l’11 e il 12 settembre del 2020. Ma si ostinano a chiamarla accoglienza.
Emanuela Volcan
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