Brescello, 13 mar – «Da stamattina, il Crocifisso di Don Camillo è esposto all’esterno della chiesa di Brescello. Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza, faccia cessare l’epidemia su Brescello, l’Italia e il mondo intero! Noi facciamo la nostra parte: restiamo a casa e preghiamo!».

Così il parroco di Brescello, Evandro Gherardi, ha annunciato ai suoi fedeli di aver posizionato il crocifisso sul sagrato della chiesa parrocchiale di Santa Maria Nascente, proprio nella piazza del Comune emiliano in cui sono ambientate le vicende della saga di Don Camillo e Peppone, descritte dalla magistrale penna di Giovanni Guareschi. «Non è la prima volta che una sciagura invade le nostre case – ha spiegato il parroco in un video all’atto dell’esposizione in piazza – Un giorno il virus si ritirerà e il sole tornerà a splendere. Allora, la fratellanza che ci ha unito in queste ore terribili con la tenacia che Dio ci ha dato, ricominceremo a lottare perché il Sole sia più splendente, perché i fiori siano più belli e perché la miseria sparisca dai nostri paesi e dai nostri villaggi. Dimenticheremo le discordie, e quando avremo voglia di morte cercheremo di sorridere così tutto sarà più facile e il nostro paese diventerà un piccolo paradiso in terra», ha concluso sollevando la croce e mostrandola ai fedeli riuniti nella piazza del piccolo comune.

Così, quel crocifisso con il quale Don Camillo era solito interloquire intimamente, rivolgendosi come ad un amico, e che gli rispondeva bacchettandolo benevolmente sulle sue debolezze, ora diventa il simbolo della speranza dei credenti nella battaglia contro il morbo che sta piegando l’Italia. Ed ora, in questa esposizione pubblica, è come se parlasse a tutti noi.

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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