Roma, 17 mar — Un Andrea Crisanti che tifa il ritorno alla normalità senza mezze misure, con accorgimenti speciali per i fragili, perché «in questo momento», dell’epidemia di Covid «le misure di protezione sono inutili, se non addirittura dannose. Perché, se ci pensiamo, noi abbiamo ora circa 10mila vaccinati al giorno contro 60mila infezioni: paradossalmente sta facendo meglio il virus che l’andamento della vaccinazione» nel proteggere, — o tentare di farlo nel caso dei sieri — la popolazione. Tradotto: sessantamila infezioni al giorno significano 60mila immunizzati naturalmente e a lungo termine, con una percentuale ridottissima di ospedalizzazioni e ancora più infinitesimale di decessi, contro 10mila dosi di un vaccino che, — si è visto — poco fa contro l’infezione.

Crisanti: la maggior parte dei decessi sono vaccinati fragili

L’obiettivo principale, sostiene Crisanti ai microfoni di AdnKronos Salute, è «proteggere i vulnerabili, perché la maggior parte dei decessi sono rappresentati da persone vulnerabili seppur vaccinate. Non sono no vax. Questa è la verità che noi ci dobbiamo dire». Una verità assai scomoda e spesso censurata dalle voci narranti del mainstream e della politica, per far spazio all’assoluta demonizzazione di chi ha scelto di non sottoporsi al vaccino.  «Purtroppo — osserva il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova — tutta questa polemica feroce con i no vax ha impedito di arrivare al punto e affrontare questo problema, ha spostato il focus della discussione. C’è stata un’autocensura sul fatto che la maggior parte dei decessi sono vaccinati fragili, non si voleva dare uno spunto ai no vax per dire che il vaccino non funziona». Un atteggiamento che probabilmente è costato migliaia di vite perché «non si è guardato al vero problema, che è come proteggere questi fragili vaccinati».

Come proteggere i più vulnerabili

Come proteggere, quindi, le categorie più soggette a rischio? Innanzitutto occorrerebbe servirsi maggiormente e in modo più mirato dei tamponi molecolari, garantendo un «bonus tamponi» ai fragili «o ai parenti che usufruiscono della legge 104». E in questo caso «i test antigenici vanno buttati. Se parliamo di filtro, infatti, più efficace è e meglio è. Quindi bisogna buttare i tamponi antigenici, rottamarli, perché in questa fase sarebbero solo dannosi». Inoltre, le categorie più vulnerabili «si possono proteggere creando un filtro tra loro e il virus. E il filtro tra loro e il virus si crea da una parte permettendogli di continuare a fare il lavoro agile», cioè il telelavoro, «se sono ancora in età da lavoro. E ce ne sono tanti di fragili nella classe lavorativa: basti pensare a tutti i trapiantati, i malati oncologici o con patologie autoimmuni».

Cristina Gauri

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3 Commenti

  1. ma c’e’ da essere ciechi!!!! guardate quanta gente sta’ moprendo dopo aver ricevuto la terza dose!!! il vaccino ha ammazzato tantissime persone!

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