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“Chiamatelo Daesh”: ecco cosa nasconde l’invito della Nato sull’Isis

by Giorgio Nigra
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Daesh-lessive-déliriusRoma, 28 nov – Quando le peggiori canaglie in circolazione intervengono chiedendo l’adozione di certe parole al posto di altre bisogna star certi che di sicuro c’è qualcosa sotto.

Ora, quando sentiamo i delegati Nato, che per due giorni si sono incontrati a Firenze, spiegarci che dovremmo chiamare l’Isis “Daesh”, possiamo certamente avere un’idea chiara di questo meccanismo orwelliano.

“Bisogna usare questa definizione perché è importante incoraggiare il mondo islamico che vuole combattere con noi questa minaccia”, ha dichiarato il rappresentante per l’Italia, Andrea Manciulli, nel suo intervento. Cioè, ma vi rendete conto? La Nato che ci insegna a rispettare i musulmani. Bisogna vederle tutte…

Ora, che significa “Daesh”? È solo l’acronimo dell’Isis in arabo, ovvero sta per “Al dawla al islamiya fi al Iraq wal Sham”. Con la differenza che in arabo ha un suono dispregiativo, perché richiama anche un altro verbo che significa “calpestare”.

Ma perché la Nato, ma anche Hollande, Obama, la Mogherini, ci tengono tanto affinché noi usiamo questa definizione? Per una sorta di cautela politicamente corretta secondo cui l’Isis non sarebbe musulmana. Il che, da un punto di vista storico e non religioso, è una bella panzana (abbiamo sempre detto che nell’Islam è in corso una guerra civile, quindi sì, anche l’Isis è islamico, anche se esistono fior di musulmani che lo combattono armi in pugno, il che mina le fondamenta di ogni tentazione fallaciana).

Ma perché tanta premura di non disturbare le coscienze islamiche da parte di fior di bombardatori come la Nato? Semplice, per concentrare tutta l’attenzione sull’Isis e riabilitare i “musulmani buoni”, che però non sono mica i soldati siriani o iraniani in lotta contro i tagliagole, no, per carità, sono semmai gli altri tagliagole, l’ex “opposizione moderata”, al Nusra e compagnia brutta.

Sono, insomma, i protagonisti del futuro Sunnistan che dovrebbe edificarsi sulle macerie della Siria. Sono il frutto della scellerata politica “né-né”: né con l’Isis, né con Assad. Con al Qaeda forse sì, un po’.

Giorgio Nigra

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1 commento

nota1488 28 Novembre 2015 - 6:21

E inoltre è un tentativo di rimuovere un grave ostacolo all’obbligatoria e programmata assimilazione dei musulmani, al 99% di razze semitiche, nei futuri territori a-razziali degli stati uniti d’europa, distruggendo per sempre la patria della razza Bianca.

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