L’elenco delle telefonate controllate nel periodo preso in esame in tutto il mondo (124,8 miliardi in totale) mostra la ramificazione dell’attività spionistica della Nsa. Pakistan: 12.76 miliardi; Afghanistan: 21,98 miliardi: India: 6,28 miliardi; Iraq: 7,8 miliardi; Arabia Saudita: 7,8 miliardi; Stati Uniti: 3 miliardi; Egitto: 1,9 miliardi; Iran: 1,73 miliardi; Giordania: 1,6 miliardi; Germania: 361 milioni: Francia: 70,2 milioni; Spagna: 61 milioni; Italia: 46 milioni; Olanda: 1,8 milioni.
I dati intercettati, peraltro, avrebbero poco a che fare con il solo terrorismo ma riguarderebbero anche le intenzioni dei leader, il commercio e l’innovazione tecnologica. Oltre che la sicurezza, quindi, l’Nsa sarebbe stata interessata anche ai dati sensibili utili a mantenere l’egemonia Usa in campo economico. E tutto questo, in una Europa ossessionata dagli “aiuti di Stato” e dalla conseguente “concorrenza sleale”, non sembra essere interpretata come una turbativa delle normali leggi di mercato. Almeno non da noi.
Lo scandalo Datagate ha in effetti avuto il pregio di risvegliare qualche sussulto di sovranità nel vecchio continente, ricreando un barlume di asse carolingio fra Parigi e Berlino. L’Italia, chiaramente, ne resta fuori e, se si esclude qualche protesta di circostanza, sembra accettare il suo stato d minorità con impassibile mansuetudine. Il progetto Monti, poi portato avanti da Letta, prosegue nel migliore dei modi.
Adriano Scianca
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