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Dicevano “L’Italia è il paradiso per gli zingari”: presa banda di borseggiatori rom a Milano

by Cristina Gauri
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Milano, 17 dic – Cosa pensano di noi i rom che delinquono nel nostro Paese? Ad esempio che “l’Italia è il paradiso del divertimento per gli zingari, il Paese degli handicappati”. E’ questa una delle tante frasi emerse dalle intercettazioni degli investigatori della squadra mobile di Milano, le cui indagini hanno portato all’arresto di 8 nomadi di origine bosniaca con  l’accusa di associazione a delinquere finalizzata ai borseggi in diverse città d’Italia; in particolare, il raggio di azione della banda si era sviluppato nella metropolitana del capoluogo lombardo.

L’organizzazione

L’organizzazione era formata da cinque donne, deputate al compimento materiale dei furti, e di tre uomini, le cosiddette “menti”, occupati sul versante della pianificazione dei colpi, e della logistica. I tre si coordinavano con gli avvocati quando le proprie donne venivano arrestate se colte sul fatto. Uno dei metodi più quotati per “liberarle” era quello di portare i figli piccoli delle donne in questura: proprio per questo l’indagine è stata chiamata Ieri, oggi e domani, in riferimento al film del 1963 di Vittorio De Sica, dove Sophia Loren, qui nel ruolo di una contrabbandiera di sigarette, rimaneva continuamente incinta per evitare le manette. 

 

“Il capo del gruppo era il 38enne Muharem Omerovic – ha dichiarato il capo della Mobile meneghina, Marco Calì –. Mentre le donne ‘lavoravano’ per 10 ore al giorno concentrando i furti soprattutto nelle metropolitane e nella zona del centro, gli uomini si godevano la vita a bordo di auto di lusso (Maserati, Porsche, ndr), facendo shopping e partecipando a eventi come Gran Premi in giro per l’Europa”. Denunciati anche tre minorenni che partecipavano ai furti, mentre gli arrestati hanno tutti tra i 20 e i 38 anni. “L’indagine –conclude Calì – parte circa un anno fa dalla denuncia di un membro che voleva dissociarsi perché non accettava più di dover dare al capo tutti i guadagni. Tutti conoscevano perfettamente i meccanismi giudiziari e l’uso dei bambini era uno strumento molto efficace”.

Cristina Gauri

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