‘Roma, 23 mar – Tra i vari inconvenienti della Dad – già al centro di notevoli polemiche e di manifestazioni che ne chiedono la cessazione – mancavano solo gli hacker e i disturbatori delle lezioni online.
Così gli hacker bloccavano le lezioni in Dad
E anche questa «lacuna» è stata colmata da un agguerrito gruppo di ragazzi il cui principale passatempo, ricostruito da un’indagine condotta dalla Polizia Postale di Genova, era quello di disturbare o interrompere proprio le lezioni digitali. I tre, di cui un minorenne, residenti nelle province di Milano e Messina, raccoglievano codici di accesso alle varie lezioni, su gruppi appositi di Instagram e Telegram. Gli hacker operavano come un autentico sodalizio organizzato e dopo aver ottenuto i codici intervenivano bloccando le lezioni in Dad. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Genova e originate da denunce e segnalazioni presentate da dirigenti scolastici, sono durate mesi.
Attivi dal marzo 2020
La gang di giovani hacker era attiva da moltissimo tempo, tanto che le prime segnalazioni riguardavano addirittura il lockdown del marzo 2020. La polizia ha dovuto raccogliere in maniera certosina tutti i dettagli, le singole segnalazioni, le denunce. Molto spesso gli hacker potevano contare su autentici basisti: gli studenti coinvolti nelle lezioni o nelle interrogazioni, di cui chiedevano espressamente l’interruzione condividendo i codici di accesso alle piattaforme digitali su cui si sarebbe svolta la Dad. Nei vari sistemi di messaggistica la Polizia ha rinvenuto vari commenti e varie considerazioni, alcune delle quali concernenti proprio l’eventuale intervento delle forze dell’ordine. «Intanto la Polizia Postale non ha tempo da perdere nel cercare di trovarci», si legge in uno di questi.
Denunciati 3 hacker
Una volta scoperti, gli indagati hanno ammesso le condotte addebitate. Ora saranno chiamati a rispondere dei reati di accesso abusivo a sistema informatico o telematico e interruzione di un pubblico servizio. Le forze dell’ordine hanno eseguito perquisizioni nelle abitazioni degli indagati, con l’ausilio del Compartimento Polizia Postale di Milano e della Sezione di Messina con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni nel corso delle quali sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro tablet, personal computer, smartphone, ora tutti al vaglio dei tecnici della Polizia.
Cristina Gauri