Roma, 27 apr – L’intelligenza artificiale ha ormai da tempo conquistato il ricercato posto di principale argomento sul quale dibattere nelle più disparate direzioni. Tutti ne parlano ma, forse, davvero in pochi ne capiscono qualcosa. L’incredibile potenzialità di questo strumento è un fatto ormai acclarato anche per i più bigotti oscurantisti antitecnologici (addirittura papa Francesco parteciperà alla discussione sull’IA al prossimo G7 in Puglia). È normale quindi che le principali istituzioni politiche che reggono lo status quo, come l’Unione europea ad esempio, si muovano nella direzione di sviluppare questa tecnologia il più possibile verso esiti controllabili e a loro funzionali. In questo senso va il progetto europeo Hatedemics, l’IA per combattere disinformazione e polarizzazione.
Una IA contro l’odio e le fake news
Questo progetto in via di sviluppo, il quale ha trovato un lauto finanziamento da 1 milione di euro da parte di Bruxelles, consiste in una piattaforma di cui potranno avvalersi Ong, giornalisti, fact checker, autorità pubbliche e studenti per affrontare “l’odio online e le fake news in maniera tempestiva ed efficace”, oltre che “contrastare quei crimini d’odio radicati nella disinformazione che vanno a colpire i gruppi più vulnerabili”. Marco Guerini, responsabile dell’Unità LanD alla Fbk e coordinatore del progetto, ha spiegato come “la lotta contro l’odio e la disinformazione online diventa una missione concreta e condivisa, un’opportunità per costruire un futuro digitale più inclusivo e rispettoso”.
Si continua a cercare di imbrigliare l’intelligenza artificiale
Come concerne ad ogni strumento tecnico d’avanguardia, le infinite applicazioni dell’IA spaventano, e non poco, il potere. Tralasciando la questione de “chi controlla i controllori?”, ovvero sulla natura odierna dell’informazione lasciata in mano a grossi gruppi d’interesse privati, è lampante come un utilizzo serrato di un software come Hatedemics (in mano alla polizia del pensiero che troviamo in ogni angolo della nostra società) sarebbe catastrofico. Così come, d’altronde, le varie regolamentazioni e tentativi di normare l’intelligenza artificiale (seppur dalla molto debole applicazione reale) che i vari Stati stanno delineando non fanno altro che iscriversi in quei processi di controllo capillare e censura di ogni barlume di sovversione o non allineamento a dettami sempre più stringenti.
Andrea Grieco