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L’ideologia gender non esiste

by Adriano Scianca
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genderRoma, 2 ott – Alla fine dobbiamo ammetterlo. Facciamo un grande respiro, guardiamo in faccia la realtà e diciamolo:

l’ideologia gender non esiste.

Basta ossessioni, basta paure. Basta campagne d’odio. Quello che credevamo d’aver visto era solo un miraggio dettato dalle nostre insicurezze. Diciamo quindi chiaro e tondo che ci eravamo confusi.

Tutte quelle cose non sono mai successe.

Per esempio la senatrice Valeria Fedeli, interrogata sulla presenza del gender nel decreto sulla “Buona Scuola” durante la trasmissione “Un Giorno da Pecora”, su Radio2, alla domanda “Valeria ma è vero che vorresti introdurre l’Educazione di Genere nelle Scuole e nelle Università?”, NON ha affatto risposto: “C’è già nella Buona scuola, per fortuna”.

NON è mai successo che un bambino decidesse la sua identità di genere, diversa dal suo sesso, a soli 5 anni. NON è mai successo che la mamma gli abbia donato i suoi ormoni femminili, filmando l’atto del “regalo” e dichiarando: “Sapevo di renderla felice, regalandole la dose“. Poiché questo episodio NON è mai successo, l’Huffington Post NON ha mai commentato: “Un punto di svolta nella vita di Corey. Un inizio per avere la vita che ha sempre voluto. Senza vergogna. Vai Corey!”.

In Inghilterra NON si registra un vertiginoso aumento di bambini transgender. E infatti il Mirror e il Guardian NON ne hanno mai parlato.

NON c’è mai stata una sentenza della Corte di Cassazione che abbia stabilito che non serve aver fatto l’intervento chirurgico agli organi sessuali per chiedere il cambio di sesso all’anagrafe. NESSUNA sentenza ha mai parlato di “desiderio di realizzare la coincidenza tra soma e psiche”.

L’Unar, “Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale”, un ufficio del Dipartimento delle Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, NON ha mai redatto delle “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT” in cui a pagina 7 si possa leggere che l’identità di genere è “il senso intimo, profondo e soggettivo di appartenenza alle categorie sociali e culturali di uomo e donna, ovvero ciò che permette a un individuo di dire: ‘Io sono un uomo, io sono una donna’, indipendentemente dal sesso anatomico di nascita”.

NON è mai esistito nessun dottor John Money, né sono esistiti i gemelli Bruce e Brian Reimer. Uno dei due bambini NON è mai stato educato come una bambina, su consiglio del suddetto luminare, e di conseguenza NON ha mai finito per suicidarsi.

La Federazione italiana sessuologia scientifica e l’Oms NON hanno mai redatto gli “Standard per l’Educazione Sessuale in Europa”, in cui, a pagina 38, si possa leggere che a scuola, nella fascia di età che va da 0 a 4 anni, occorre “trasmettere informazioni su gioia e piacere nel toccare il proprio corpo, masturbazione infantile precoce”, né che nella stessa fascia d’età occorre mettere i bambini in grado di “esprimere i propri bisogni, desideri e limiti, ad esempio nel ‘gioco del dottore’”.

L’autorevole Dizionario Inglese di Oxford NON ha mai lanciato la nuova categoria sessuologica dei “cisgender”, ovvero coloro che si sentono a proprio agio con il sesso e il genere che gli sono stati attribuiti alla nascita. NON c’è mai stata, quindi, l’esigenza di definire le persone normali con una apposita categoria sociologica, come se fosse una scelta equivalente a infinite altre.

In Svezia l’Enciclopedia Nazionale NON ha introdotto il pronome neutro “hen” né, nello stesso Paese, sono stati approvati per legge 170 nomi unisex.

Il Tg1 NON ha mai detto che Elton John è “papà di due bambini, avuti dal marito”. Per la televisione di Stato italiana, quindi, NON è possibile che due uomini abbiano biologicamente dei bambini.

Sul sito di MicroMega NON è mai stata lanciata una campagna contro un blogger del medesimo sito colpevole di aver pubblicato sul suo profilo una tutina rosa della sua figlia femmina e di aver quindi peccato contro la “gender neutrality”.

E così via.

Tutto questo, fortunatamente, non esiste. In caso contrario, in effetti, vivremmo in un mondo davvero folle.

Adriano Scianca

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1 commento

Il polemizzatore rampante 7 Febbraio 2017 - 1:38

Bella la psicologia inversa vero? Quasi come i link che portano ad errori 404 e i blogger usati come prova.

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