Roma, 14 apr – Chi è, davvero, Igor il russo, alias Igor il serbo, alias Igor Vaclavic, alias Norbert Feher? Mentre lo straniero è oggetto di una caccia all’uomo che comincia a essere un po’ surreale, notizie contraddittorie continuano ad arrivare su questo camaleontico personaggio. L’uomo è ricercato per i delitti di Budrio e Portomaggiore, ma la sua ombra si allungherebbe su almeno altri quattro omicidi. E c’è chi ipotizza che sia una sorta di serial killer.
Il primo episodio di sangue su cui si sta indagando risale al 9 settembre del 2015, quando una banda di stranieri, tutti di origine dell’Est Europa, fa irruzione in casa di un pensionato, Pier Luigi Tartari. L’anziano viene legato e massacrato di botte, fino a morire nella sua casa ad Aguscello, frazione di Ferrara. Il gruppo viene individuato, arrestato e condannato per omicidio aggravato, con due ergastoli e una pena a 30 anni. Si tratta di Patrik Ruszo, Costantin Fiti e Ivan Pajdek, sono uomini della banda di quello che all’epoca era noto come “Igor il russo”. Con loro aveva compiuto una serie di assalti a a Ferrara. Lui non partecipa alla rapina di Aguscello, ma dalla casa di Tartari spariscono due fucili da caccia che, secondo gli inquirenti, potrebbero essere stati successivamente consegnati al vecchio compagno di scorribande. Il 30 dicembre 2015, invece, una guardia giurata viene aggredita a Savio, in provincia di Ravenna. Un bandito gli tende un agguato sparando un colpo di fucile sul lunotto posteriore, a scopo intimidatorio. L’agente Salvatore Chianese prova a reagire e viene colpito a morte da una seconda rosata di pallini esplosi in faccia. I carabinieri e la procura aprono un’inchiesta contro ignoti, ma alla luce di nuovi episodi si sono convinti che a far fuoco possa essere stato proprio Feher. A marzo 2017, una seconda guardia giurata viene assalita e derubata della pistola con modalità identiche, a Consandolo, vicino Argenta. L’assalitore spara contro l’auto un colpo di avvertimento, la guardia si mette faccia a terra senza reagire, e l’uomo “con l’accento dell’Est” gli sfila una Smith e Wesson calibro 9 x 21, argentata. E poi, il primo aprile, arriva l’omicidio di Davide Fabbri a Budrio (Bologna), che accende i riflettori su “Igor” e in cui rispunta fuori una pistola argentata. Infine, l’omicidio delle due guardie ambientali in servizio nelle valli di Argenta, di cui oggi, grazie alla prova del dna, sappiamo con certezza che è da collegarsi al delitto di Budrio. A sparare è stata la stessa persona. E forse non era la prima volta.
Giuliano Lebelli