Treviso, 27 mar – Grazie alle lungimiranti politiche sociali degli ultimi governi di destra e di sinistra, il mondo del lavoro comincia a sintonizzarsi stabilmente sulle frequenze del ricatto. Diventano quindi normali casi come quello denunciato dalla Cgil di Treviso. Si tratta della la richiesta di un’azienda a una lavoratrice di 25 anni che, rimasta incinta, si sarebbe sentita chiedere di pagare ella stessa lo stipendio del suo sostituto, pena il licenziamento. L’azienda lavora nell’ambito cartografico, è a conduzione familiare e con solo due impiegati. La giovane ha un contratto da apprendista da 8-900 euro al mese.
La lavoratrice, ha informato di aspettare un figlio al titolare il quale le avrebbe proposto “che, durante la maternità, dia a lui i soldi per pagare il mio sostituto. Mi è parso strano – ha detto la giovane alla Cgil -, ma se non lo faccio vogliono che mi dimetta. Altrimenti temo che mi licenzino”. In poche parole, la lavoratrice avrebbe dovuto girare all’azienda i soldi dell’assegno Inps. La 25enne si è così rivolta al sindacato che si è attivato, tranquillizzando la lavoratrice dicendole di aver interpellato l’azienda e che questa “assumerà un sostituto che pagherà – ha detto Nicola Atalmi, segretario Cgil Treviso -, mentre la maternità sarà, come da prassi, sostenuta dall’Inps”.
Non sarebbe, peraltro, il primo caso del genere con cui il sindacato si è recentemente confrontato: “In soli tre mesi – spiega ancora Atalmi – questa è la seconda giovane mamma che si trova a fare i conti con richieste del genere. Oggi purtroppo molti lavoratori accettano i ‘ricatti’ di alcune imprese pur di ottenere un impiego o continuare a lavorare”.
Roberto Derta