Roma, 14 ago – Ormai gli avvertimenti non si contano più: che sui barconi ci siano (anche) dei terroristi non è più una eventualità, è una certezza. L’ultima indicazione in questo senso arriva da Giacomo Stucchi, presidente del Copasir: con la liberazione di Sirte dall’Isis, dice, “lo scenario è completamente cambiato e cresce oggettivamente il rischio che dei militanti possano fuggire in Europa anche via mare”.
Per il funzionario, se “a lungo è stato altamente improbabile, se non impossibile che Daesh facesse viaggiare suoi affiliati sui barconi, esponendo ai rischi oggettivamente alti della traversata uomini su cui aveva investito in tempo e soldi”, oggi si è “in pieno caos, e nella fuga dalla Libia quelli che non sono diretti verso sud potrebbero anche decidere di tentare la carta del viaggio in mare verso l’Europa. Sono cani sciolti, gente allo sbando, che scappa – sottolinea Stucchi – poi si tratta di capire quali intenzioni ha chi dovesse davvero arrivare in questo modo: semplicemente far perdere le proprie tracce oppure voler continuare a ‘combattere’ in nome della propria causa?”.
In realtà sappiamo che anche nel commando che agì a Parigi c’erano elementi arrivati con i barconi, così come “richiedente asilo, minore non accompagnato” era l’affiliato Isis che ha seminato terrore sul treno in Germania, o anche il siriano che si è fatto esplodere al concerto. Quindi tanta cautela, anche rivolta al passato, appare fuori luogo. È ora di riconoscerlo apertamente: non tutta l’immigrazione è terroristica, ovviamente, ma nel clima di caos e opacità generato dall’immigrazione, nella sistematica perforazione delle frontiere, il terrorismo trova un brodo di coltura, un vettore indispensabile, uno strumento imprescindibile per il suo attacco all’Europa. Prenderemo provvedimenti o no?