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“Prima o poi l’Italia ci assegnerà un porto”. La Sea Watch detta legge a casa nostra

by Cristina Gauri
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sea watch

Roma, 14 ago – Conte e Lamorgese sono già avvisati. Senza troppi giri di parole la Ong Sea Watch fa sapere al governo che si aspetta l’assegnazione permanente di un porto per continuare indisturbata a scaricarci clandestini recuperati nel Mediterraneo. «Partiamo dal presupposto che prima o poi ci verrà assegnato un porto italiano». Secondo quando riportato dl Giornale, la Sea Watch 4 starebbe per mollare gli ormeggi del porto di Buriana, in Spagna, per dirigersi verso il Mare Nostro a fare incetta di immigrati. L’acquisto dell’imbarcazione è stato possibile grazie a un’operazione di crowdfunding promosso dalla Chiesa evangelica tedesca. La partenza è prevista con tutta probabilità per questo fine settimana.

«La traversata verso la Libia richiederà cinque giorni. Da lì, molti rifugiati cercano di attraversare il mare. Opereremo a circa 30 miglia al largo delle coste libiche», dichiara Jacob Frümann al sito svizzero-tedesco Katch.ch. Früman, austriaco, fa parte dell’equipaggio nautico della nave e si occupa della gestione degli immigrati che verranno fatti salire a bordo. Che l’Italia assegnerà un porto alla Ong, per Früman è scontato. Un automatismo. Lo si capisce dalla sicurezza con cui ne parla: «Partiamo dal presupposto che prima o poi ci verrà assegnato un porto italiano. In teoria, potrebbe anche essere Malta, ma negli ultimi mesi il Paese ha resistito massicciamente».

Non pago di sfidare in questo modo l’Italia – e la pazienza degli italiani – il cooperante ritorna sulla vicenda di Sea Watch 3 e di Carola Rackete, che forzò il blocco navale e speronò la motovedetta della Guardia di Finanza per lasciarci il consueto carico di clandestini. «Il Sea-Watch 3 è stato arrestato dalle autorità sulla base di perfide accuse dopo essere stato in grado di entrare nel porto con relativa facilità. Le autorità continuano a proporre nuove strategie per bloccarci», accusa. E c’è anche spazio per stigmatizzare l’atteggiamento della guardia costiera libica, che Früman definisce «un’associazione di diverse milizie dalla composizione poco chiara, che è comunque cofinanziata dall’Unione europea», che secondo lui dovrebbe «creare vie di fuga sicure», perché «È impossibile che coloro che non sono della classe superiore vengano legalmente in Europa. Questo dovrebbe cambiare».

Cristina Gauri

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3 comments

jenablindata 14 Agosto 2020 - 2:35

io invece parto dal presupposto che al prossimo governo vi daran la paga:
vent’anni di galera per uno,multe milionarie
e confisca della nave….
a voi e tutti quelli come voi,compresi la vostra quinta colonna interna,
gli eterni traditori venduti.

non vedo l’ora….

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Filippo 14 Agosto 2020 - 3:43

Uno Stato degno del proprio nome che purtroppo l’Italia non è avrebbe per supremo interesse nazionale promosso e gestito una missione sotto copertura per affondare la nuova nave sea wacth 4 nel porto spagnolo prima che prenda il largo.

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Pino 14 Agosto 2020 - 9:35

Prima o poi qualcuno vi metterà un po di esplosivo a bordo

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