Roma, 25 ott – Chi di “diritto di cronaca” ferisce, di “diritto di cronaca” perisce. E Giulia Marchina, autrice del discusso articolo di Open su Luca Sacchi in cui il giovane ucciso veniva definito “sovranista”, si è ritrovata al centro delle polemiche. E nel rispondere alle critiche dei suoi detrattori, lascia definitivamente cadere la maschera della sua “neutralità”, chiamando Sacchi uno “sbruffone“.
L’articolo incriminato
L’articolo su Luca Sacchi riprendeva uno screenshot dal profilo del ragazzo assassinato a Roma, relativo a tre anni fa: “Terrorista islamico uccide due poliziotti a Parigi. La sinistra che spalanca le porte all’Islam, in Italia e in Europa, è complice di tutto il sangue innocente che sta scorrendo”. Sulla base di questo intervento, l’articolo definiva Sacchi “di idee sovraniste”. Il pezzo è firmato “la redazione”, ma presto in rete si diffonde il nome dell’autrice – la Marchina, appunto.
La Marchina e l’etica professionale
Usando ai profili social della Marchina lo stesso trattamento riservato a quelli di Sacchi da parte sua, scopriamo che la giornalista esprime le sue simpatie politiche in maniera decisa, schierandosi apertamente contro tutto ciò che è sovranista e a favore delle Ong. Questi interventi sui suoi profili la collocano sine dubio in una ben precisa area politica che mal si contrappone alle presunte “idee sovraniste” del Sacchi.
Essere imparziali nel mondo del giornalismo è un’impresa titanica e dubitiamo che la Marchina abbia sia l’esperienza che la perizia per riuscire nell’intento: se così fosse, avrebbe evitato il termine “sbruffone” nei confronti di una persona che sin ora, nel pieno della ricostruzione delle dinamiche dell’evento, è solo una vittima di omicidio. Se in questo contesto tutti lo concepiscono come un insulto, non è che il mondo non sa più leggere: semmai la Marchina non sa scrivere. Dietro il chiamare “sovranista” un ragazzo ucciso per aver reagito a una prevaricazione, c’è un intento ideologico (reso nella più goffa delle maniere) nella peggiore delle ipotesi. Nella migliore, la volontà di portare “visualizzazioni” al proprio mulino. E questo con l’etica lavorativa e col diritto di cronaca ha ben poco a che vedere, con buona pace della Marchina e dei suoi ampollosi commenti di Instagram.
Ilaria Paoletti
2 comments
“Trasformare le PECORE in CRICETI” . Questo e il disegno della sinistra. Ergo, se la gente non si piega a diventare CRICETO, e, ADDIRITTURA! Osa REAGIRE!!! Alle “democratiche istanze” di due “poveri emarginati recuperabili” , per la sinistra, da sempre ripugnante e sanguinaria, ma risultata tra i caudatari dei vincitori dell’ ultima guerra, il reo, appunto, REAZIONARIO, (perché reagisce! n.d.r.), è giusto che muoia! (meglio se AMMAZZATO! n.d.r.). Per la loro porca “forma mentis” è un SOVRANISTA di meno! Un VOTO in MENO che non va a sinistra!
Beh, auguro a questa ‘giornalista’ di andarsi a fare le ossa in Africa. Magari a spulciare come si sopravvive nella periferia di Lagos. Augurandole di tornare sana e salva per raccontarlo, ovviamente..