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Condannati per il saluto romano

by La Redazione
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RamelliMilano, 20 nov – Ogni anno ad aprile nella città meneghina viene ricordata la memoria di Sergio Ramelli, Enrico Pedenovi e Carlo Borsani. Ogni anno viene chiamato il “presente” per onorare tre vittime dell’odio politico rosso.

Ieri i giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Milano hanno disposto la condanna per 16 militanti di estrema destra a 30 giorni di carcere e al risarcimento di un totale di 16 mila euro a favore dell’Anpi per violazione della legge Scelba in merito alla commemorazione tenutasi nel 2013.
L’Anpi, parte civile nel processo, rappresentata dall’avvocato Federico Sinicato, ha proposto di condannare gli imputati al pagamento di un risarcimento complessivo di 50 mila euro, sottolineando “l’umiliazione subita dai milanesi democratici e antifascisti” a causa della loro condotta.

La motivazione della condanna è “l’aver compiuto manifestazioni usuali del disciolto partito fascista” come il saluto romano, stessa accusa che era stata rivolta ad altri 10 militanti per la medesima manifestazione, questa volta tenutasi nel 2014, andati tutti assolti in sede processuale il 19 giugno scorso dal Gup di Milano.

Secondo il Pm Basilone la cerimonia non è stata una commemorazione per i caduti ma una manifestazione “evocativa dell’ideologia fascista, durante la quale non è stato commemorato il defunto ma il camerata” pertanto “tali condotte sono chiaramente riconducibili alla simbologia fascista” e “la legge ci impone di incriminarle”.
Come riportato da “il Secolo d’Italia”, prima che prendesse la parola il Pm, sono stati interrogati in aula alcuni degli imputati, che hanno respinto le accuse. “La commemorazione si è sempre svolta in un clima tranquillo e sereno”, ha spiegato il cantante Federico Goglio, in arte Skoll, che nel 2013 fu incaricato di fare la chiamata del presente. “Il saluto romano esisteva da prima del fascismo, che lo ha fatto proprio – ha proseguito – mentre il “presente” è un tema militare. Non sono iscritto a nessun partito ma partecipo da anni alla manifestazione, in quanto mi identifico in valori di un certo tipo”.

Non si capisce come si possa essere giunti a due sentenze così diverse in poco tempo per lo stesso reato: l’esito del processo di giugno avrebbe dovuto servire da precendente per il procedimento conclusosi ieri, invece, a Milano, c’è chi amministra la giustizia come se fosse un’arma anche condannando chi vuole solo ricordare la memoria delle vittime dell’odio politico, ma questo lo sapevamo già.

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