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Ong, 24 membri a giudizio per connivenze con gli scafisti: “Lo facevano per visibilità mediatica”

by Ilaria Paoletti
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Ong, immigrati

Roma, 3 mar – Saltano gli altarini delle anime belle delle Ong che secondo l’inchiesta Iuventa avrebbero sovente concordato i soccorsi in mare degli immigrati clandestini. Ma non solo.

Ong, Save the Children e Medici senza frontiere

I pm di Trapani, dopo tre anni, hanno chiuso l’inchiesta Iuventa formulando accuse pesanti come macigni nei confronti di comandanti, capimissione e legali rappresentanti delle Ong Save the children e Medici senza frontiere. Le accuse contestate ai 21 indagati dell’inchiesta sui salvataggi in mare preludono ad una richiesta di rinvio a giudizio per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e falso. Quesre accuse sono rivolte a comandanti,  capimissione ed equipaggi di diverse navi della flotta umanitaria che tra il 2016 e il 2017 “salvarono” migliaia di immigrati clandestini.

La “visibilità” il premio delle Ong

I pm di Trapani Brunella Sardoni e Giulia Mucaria, coordinate dal procuratore reggente Maurizio Agnello, chiedono per i membri delle Ong il rinvio a giudizio per le loro condotte, compiute per con lo scopo di ottenere “maggiore visibilità pubblica e mediatica con conseguente incremento della partecipazione – anche economica – dei propri sostenitori dato il costante impiego della nave nei numerosi eventi di soccorso”. Non ci sarebbe stato uno scambio di danaro ma un rapporto che favoriva comunque maggiori introiti alle organizzazioni.

Contatti con gli scafisti

Secondo l’inchiesta, dalle risultanze delle perizie tecniche sugli apparati di comunicazione e sui diari di bordo delle navi delle Ong emergerebbero una serie di contatti tra trafficanti e soccorritori. I membri delle Ong sono anche accusati di avere falsificato in in diverse occasioni le comunicazioni con le autorità marittime italiane facendo figurare come eventi Sar (dunque di ricerca e soccorso) ovvero come salvataggi “scambi” di immigrati concordati con gli scafisti.  Le indagini dei magistrati si concentrano in particolare su una decina di soccorsi avvenuti tra l’estate 2016 e giugno 2017.  Alcuni filmati rivelano che i volontari a bordo della nave “salva migranti” Iuventa, dopo i recuperi in mare aperto, avrebbero addirittura riconsegnato agli scafisti le barche con cui avevano trasportato gli immigrati.

Quei recuperi “sospetti”

Secondo quanto riporta Repubblica, la Vos Hestia (nave della Ong Save the children) il 5 maggio 2017 si sarebbe diretta senza esitazioni in un tratto di mare di zona Sar libica. La ragione? Sin dalla sera prima i volontari della Ong sapevano che sarebbe arrivata un’imbarcazione di scafisti. Per raggiungerla, non avrebbe avvertito le sala operativa italiana, anzi: avrebbe  anche falsificato i documenti del soccorso. La medesima nave, 15 giorni dopo, avrebbe compiuto lo stesso reato, concordato con un i trafficanti di immigrati la propria posizione attraverso le luci di posizione delle imbarcazioni, pratica vietata dal codice di autoregolamentazione. Anche la Vos Prudence, nave di di Medici senza frontiere, avrebbe compiuto molti salvataggi “ambigui” prodotti, in realtà, da una sorta di cooperazione con gli scafisti.

Ilaria Paoletti

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