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Ecco perché il Brasile potrebbe espellere il terrorista Battisti

by Alberto Palladino
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Cesare BattistiBrasilia, 4 mar – Cesare Battisti, classe 1954, originario di Sermoneta, vicino Latina: una vita dedicata al crimine direbbero in molti. Molti altri, almeno in passato, la dissero invece dedicata alla rivoluzione proletaria.

Sin dai primi anni ’70, dopo aver lasciato la scuola, Battisti si cimenta in rapine, e sequestri di persona, viene arrestato e appena può si trasferisce al nord dove inizia a gravitare nella galassia della Autonomia Milanese e si “arruola” nei Pac, i Proletari Armati per il Comunismo.

La prima condanna pesante arriva dopo l’omicidio del gioielliere Torreggiani nel ’79, tredici anni e cinque mesi da cui pero si salva grazie ad una rocambolesca evasione nel ’81 dal carcere di Frosinone assaltato dai terroristi. Fa perdere le sue tracce e in contumacia è condannato all’ergastolo per vari reati di cui quattro omicidi.

Battisti non c’è. È riparato in Francia, dove la dottrina Mitterrand assicura tolleranza verso i militanti politici che rinunciano alla lotta armata, poi in Messico dove a Puerto Escondido vive con la sua compagna Laurence. Ritorna in Francia e porta con sé la testata da lui stesso fondata in Messico, “Vie Libre”. Arrestato dalle autorità parigine viene però rilasciato dopo cinque mesi dopo che la Francia ha negato l’estradizione verso l’Italia. In Francia Battisti gode di relativa tranquillità, diventa un romanziere e scrive numerosi gialli che vengono pubblicati da una delle più grandi case editrici francesi, Gallimard.

La tregua con la legge si rompe nel 2004 quando poco prima che il Consiglio di Stato francese si pronunci in via definitiva sulla sua estradizione, fugge in Brasile. Qui addirittura il 31 dicembre del 2010, ultimo giorno del suo secondo mandato, il presidente Luiz Inacio Lula da Silva gli concede lo status di rifugiato politico. Atto che porta vicini allo zero i rapporti tra Italia e Brasile e che sembra mettere la parola fine all’ “affaire” Battisti.

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Ma come si è arrivati alla notizia di ieri per cui il terrorista proletario che ama le latitanze al sole, potrebbe di colpo perdere lo status di rifugiato politico? In realtà il motivo c’è, e sembra che questa volta nessun intervento politico possa metterci lo zampino: Battisti ha usato documenti falsi per entrare in Brasile e per molto tempo il suo visto lo ha descritto come turista francese in visita a Rio, visto che veniva rinnovato con timbri falsi fatto ad hoc.

Ad oggi Battisti ha un regolare permesso di lavoro ma la legge che regola l’immigrazione nel paese verdeoro prevede che chi commette reati per accedere o per rimanere nel paese vada incontro all’ espulsione.

Il destino si sa ama l’ironia e di tutti i reati commessi per cui Battisti non ha mai pagato proprio quello che appare il meno grave rischia ora di costargli caro. I suoi legali annunciano che faranno ricorso come previsto dalle norme legali brasiliane ma già in Italia si riaccende il dibattito sul trattamento da riservare a questo individuo che negli anni non si è mai pentito.

Tuttavia il ritorno di Battisti nel Belpaese e nelle patrie galere come molti auspicano non è cosi scontato: le destinazioni della sua estradizione infatti non sono state ancora fissate e c’è sempre l’ipotesi che il proletario armato possa essere rimandato in Francia o addirittura in Messico cosa che costringerebbe l’Italia a riaprire le trattative per l’estradizione e allungherebbe ulteriormente i tempi di attesa per chi vuole giustizia.

Alberto Palladino

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