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La “scoperta” di Priore: l’affare maltese tra Italia e Libia dietro le stragi di Ustica e Bologna

by La Redazione
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rosario priore segreti bolognaRoma, 12 lug – Un libro scritto dall’ex magistrato Rosario Priore (quello che più di ogni altro ha indagato sui “Misteri d’Italia” e in particolare sulla Strage di Ustica) ha causato reazioni sopra le righe. L’On. Paolo Bolognesi (PD), a quanto sembra custode ufficiale dell’ortodossia mediatica sulla strage di Bologna (avvenuta circa un mese dopo Ustica): lo ha addirittura minacciato di denuncia in base alla nuova legge sul “depistaggio. Priore, esaminando nuove conoscenze sui fatti dell’estate 1980, rielaborando dati e incrociando i fatti fornisce un quadro di contiguità alle due stragi assommandole a un unico fattore scatenante: la contesa fra l’Italia e la Libia per il possesso dell’isola di Malta, con l’Italia che lavorava per estromettere la Libia e la Libia che tentava di mantenere la posizione. La rielaborazione di Priore probabilmente (non ho ancora letto il suo libro, ndr) prende spunto da una serie di carteggi segretissimi che erano nell’archivio del Sismi e che sono stati fatti visionare (senza cellulari e col vincolo “segretissimo”) ad alcuni parlamentari, e che riguardano i carteggi fra la sezione del Sismi (Servizio Informazioni Sicurezza Militare) di Beirut (parliamo di fine anni ’70) e il comando Sismi di Roma. Ora tutti conoscono le “verità processuali”: per Bologna sono stati condannati in via definitiva i due ex terroristi neri Mambro e Fioravanti (di qui la reazione dell’On. Bolognesi) che però si sono sempre dichiarati innocenti. Per Ustica non si è arrivati a nessuna verità processuale se non a generici “depistaggi” che poi si sono risolti in nulla. La “Commissione Stragi” che pur ha lavorato 13 anni per “scoprire chi ci aveva impedito di arrivare alla verità sulle stragi” (almeno quello!) ha chiuso i battenti con un nulla di fatto.

Ma in effetti cosa è la contrapposizione fra Italia e Libia dell’estate 1980? Parliamo dell’Affare Maltese

Il dossier su l’Affare Maltese lo scrissi io in qualità di Consulente Tecnico dell’Avvocato Aldo Davanzali (azionista di maggioranza della Compagnia aerea Itavia e “parte civile” nell’inchiesta). Questo dossier causò alcune reazioni esagitate ma fu infine inserito per intero nella “Ordinanza di rinvio a giudizio” (1999, da pag. 4.717 in poi). Da principio la sua “plausibilità” fu rigettata dallo stesso magistrato, anche con considerazioni piuttosto dure, ma in effetti poi fu inserito negli atti processuali e vediamo ora che era degno di miglior attenzione, anche se all’epoca le indagini ci furono, intense e puntuali, senza poter arrivare a una “verità giudiziaria” che è l’unica percorribile in un processo. Le “strapazzate” che mi presi all’epoca sono poco male: esse vennero soprattuto dagli altri consulenti tecnici delle varie parti con considerazioni in alcuni casi fatte proprie dall’Autorità Giudiziaria, ma infine da soggetti che riguardo alla vicenda di Ustica avevano i propri convincimenti più o meno giustificati dal proprio personale giudizio. Ma poiché a quanto sembra sono venute nuove conoscenze che hanno giustificato all’ex magistrato lo scrivere un libro per riesaminare i fatti, ritengo utile tornare sull’argomento. Sperando di riuscire a dare un quadro della mia partecipazione all’inchiesta e dei “miei” giudizi.

Partiamo quindi quindi proprio dall’Affare Maltese che ora sembra avere elementi per racchiudere in un unicum i fatti tragici dell’estate del 1980. Non c’è bisogno di ricordare l’importanza strategica di Malta fin dall’antichità (I Cavalieri di Malta) o del suo ruolo fondamentale durante la II Guerra Mondiale, ma il dossier che preparai prendeva le mosse da fatti più recenti: la Guerra arabo-israeliana del 1973 detta dello Yom Kippur. Il 6 ottobre 1973 le armate egiziane passarono il Canale di Suez mentre l’esercito siriano attaccava da nord. Israele venne colta completamente impreparata e si rischiò il disastro. La salvezza venne da una mossa arditissima fatta dal Generale Ariel Sharon che aggirando l’armata egiziana ormai dilagante nel Sinai, passò a sua volta il Canale di Suez alla testa di una divisione corazzata, interrompendo le linee di rifornimento egiziane e attestandosi alle spalle dell’esercito egiziano, e a soli 80 km da Il Cairo, che avrebbe potuto raggiugere in poche ore. A questo punto la SOVMEDRON (la flotta sovietica del Mediterraneo di stanza nel porto di Alessandria d’Egitto) uscì in mare per posizionarsi davanti alle coste israeliane, proprio sotto agli aerei americani che transitando sull’europa rifornivano Israele. Poteva diventare un confronto diretto fra le due superpotenze, e a quel punto tutto si concluse con un compromesso. La guerra del Yom Kippur del 1973 aveva causato un altro effetto, devastante per le economie europee: l’embargo petrolifero decretato dall’Opec, motivato proprio dal fatto che i paesi europei, lasciando transitare nei loro spazi aerei i rifornimenti militari americani a Israele, si erano di fatto schierati a favore di questa. Tutte le economie europee allora basate sul petrolio a basso prezzo come principale fonte energetica entrarono in crisi: inflazione alle stelle e domeniche a piedi.

Nel 1980 il quadro era cambiato: la SOVMEDRON aveva dovuto lasciare Alessandria perché l’Egitto si era schierato sul fronte occidentale, e disponeva nel Mediterraneo solo dell’approdo di Tartus, in Siria, e da parte occidentale non si voleva che trovasse una nuova base di posizione strategica e stabile: Malta, piazzata proprio al centro del Mediterraneo E il tutto va inquadrato in una fase riacutizzata della “Guerra Fredda”. Finito il periodo della “distensione” nel 1976, l’Urss aveva iniziato a schierare i missili nucleari a medio raggio SS20, armi incapaci di raggiungere gli Stati Uniti ma progettate per minacciare l’Europa contro i quali la Nato decise, a dicembre 1979, di schierare in europa i corrispondenti missili nucleari a medio raggio americani Pershing II e BGM-109 Tomahawk (i famosi “Cruise”). Come se non bastasse a febbraio 1979 in Iran si era imposto il regime islamico integralista di Khomeini, e il 4 novembre 1979 un gruppo di “studenti” assaltava l’ambasciata americana a Teheran prendendo in ostaggio tutto il personale americano. Il 24 aprile 1980 un tentativo di liberare gli ostaggi con un blitz militare americano fallì miseramente. L’estate del 1980 si preannunciava molto calda, ed in questo quadro si inserisce il confronto Italia-Libia sull’isola di Malta. Se Malta fosse restata in mano a Gheddafi questi avrebbe potuto farne gran vanto verso i popoli arabi di cui tentava di diventare il leader antioccidentale, ma soprattutto avrebbe potuto consentire l’uso del porto di La Valletta alla SOVMEDRON, e in caso di un nuovo conflitto arabo-israeliano chiudere lo spazio aereo maltese impedendo ai rifornimenti aerei americani di raggiungere Israele “senza” coinvolgere nuovamente i paesi europei (cosa che gli europei visto l’embargo petrolifero del 1973 non avrebbero mai accettato, infatti durante l’operazione “Pace in Galilea” del 1982, di fatto una guerra fra Israele e Siria, vietarono il sorvolo agli aerei americani che rifornivano Israele). E nel 1980 la Libia controllava la torre di controllo di Malta e schierava i suoi aerei militari sugli aereoporti dell’isola.

L’obiettivo dell’Italia era quindi l’estromissione della Libia dal controllo di Malta, cosa che prevedibilmente Gheddafi non avrebbe accettato senza reagire, ma durante tutta la crisi iniziata il 1 giugno e terminata ai primi di settembre del 1980, l’opinione pubblica italiana non ne ebbe consapevolezza. I due paesi mantennero infatti i “buoni rapporti” formali, gli aerei C130 libici continuarono ad essere revisionati alle Officine Aereonavali di Venezia, in Sardegna, sull’aereoporto di San Lorenzo di Muravera, una unità dell’aviazione libica continuava ad addestrarsi all’uso di “aereobersagli” forniti dalla Meteor tramite la “Avioelettronica Sarda”, continuavano i sorvoli del territorio italiano dei Mig Libici che andavano e tornavano dalla revisione sull’aereoporto di Banja Luka in Yugoslavia, continuavano le forniture militari alla Libia, decine di piloti italiani ex militari erano in Libia ad addestrare piloti libici, continuavano i rapporti petroliferi e le importanti commesse nel settore civile.
La crisi fu edulcorata per l’opinione pubblica italiana come “crisi dei Banchi di Medina”, una sorta di crisi del pesce per il possesso di spigole e orate. In realtà i “Banchi di Medina” furono il “casus belli” per una vicenda di più ampia porata. Si tratta di una zona a basso fondale molto pescosa, ma in cui si riteneva esistessero consistenti giacimenti petroliferi finora inesplorati. I banchi si trovano circa a metà strada fra Malta e la Libia ed entrabi i due paesi ne rivendicavano la “sovranità” (senza ragione perché i Banchi sono ben lontani dalle acque territoriali di entrambi). L’Italia propose al governo maltese assistenza politica, militare e tecnica per la ricerca petrolifera sui Banchi di Medina, in cambio di una posizione di “neutralità”. La Libia non aveva nessuna intenzione di stare a guardare. E a questo punto gli aventi si susseguirono incalzanti.

– Il primo Giugno il governo libico interrompe le forniture petrolifere a Malta.

– L’11 Giugno inizia la mattanza degli esuli libici presenti in Italia, con il primo omicidio.


- Il 27 Giugno viene abbattuto il DC9 Itavia, partito da Bologna e viaggiante con due ore di ritardo, mentre è seguito ad una distanza pari a meno di dieci minuti di volo da un Boeing 707 della Air Malta (volo KM153).

– Il 10 Luglio vengono sequestrati dalla Libia due pescherecci italiani con a bordo 19 marinai (verranno rilasciati due anni dopo).


- Il 18 Luglio viene ritrovato un Mig 23 libico sui monti della Sila.


- Il 2 Agosto prende posizione, sui Banchi di Medina, la nave da ricerche petrolifere dell’ENI Saipem2, a dimostrazione, soprattutto ad uso interno maltese ( le elezioni si sarebbero tenute entro breve tempo) della giustezza della politica filo-italiana di Mintoff contro l’area politica filo libica molto forte nell’isola. E’ la dimostrazione “politica” che l’Italia agisce seriamente e che il trattato produce i suoi effetti.


- Il 2 Agosto l’On. Zamberletti , per conto del governo Italiano , firma il protocollo d’intesa con il governo maltese relativo al trattato fra le due parti che esclude la Libia dal controllo dell’isola. E’ il coronamento di un lavoro diplomatico iniziato l’anno prima che disinnesca, rendendola neutrale, una possibile futura crisi politico militare incentrata sull’isola di Malta.

– Il 2 Agosto salta in aria la stazione ferroviaria di Bologna. (85 morti e 200 feriti: è il più grave attentato terroristico della storia e che sarà superato solo l’11 settembre a New York e dalle successive stragi di Al Quaeda e dell’Isis)


- Il 4 Agosto una parte dell’esercito libico si ribella e tenta un colpo di stato contro Gheddafi. I congiurati, a quanto si disse, saranno sconfitti dall’intervento di unità militari della Germania Orientale che riescono ad impedire la cattura del Colonnello Gheddafi. Di questo colpo di stato Gheddafi accuserà l’Italia, arrestando tre imprenditori italiani ritenuti fiancheggiatori degli insorti (verranno rilasciati dopo sei anni. Per almeno uno di essi si sa per certo che fosse un funzionario o un confidente dei servizi segreti italiani: il suo nome venne fuori durante il rapimento Casella ad opera della ‘Ndrangheta, come quello di un agente dei servizi segreti che trattò con i rapitori del giovane).


- Il 24 Agosto un sottomarino ed una nave da guerra libici intimarono, con la minaccia di prenderla a cannonate, alla nave italiana Saipem-2 di interrompere le ricerche petrolifere sui banchi di Medina iniziate per rispettare le clausole dell’accordo Italo-Maltese del 2 Agosto, ed andarsene. Si sfiora la battaglia fra le navi italiane intervenute a difesa della Saipem e le navi libiche. Gli F104 italiani partiti dall’aereoporto militare di di Trapani-Birgi, in Sicilia, pattugliano il cielo di Malta

– Il 26 Agosto il governo maltese mette in stato di allerta la sua forza aerea ( quattro elicotteri)


- Il 27 Agosto il personale militare libico è espulso dall’isola di Malta.

– Il 2 Settembre l’Italia si impegna a garantire l’integrità territoriale di Malta (dopo i fuochi, direbbero a Roma)

– Il 3 Settembre il premier maltese Dom Mintoff vola a Roma per approfondire le intese Italia-Malta.

– Il 4 Settembre, su richiesta Maltese , si riunisce il consiglio di sicurezza dell’Onu per esaminare “l’azione illegale ” della Libia.

– Il 9 Settembre si ratifica l’accordo fra Italia e Malta , che prevede fra l’altro l’esclusione delle navi americane e sovietiche dai porti dell’isola.

– Il 20 Settembre Dom Mintoff rivela le clausole finanziarie dell’accordo con l’Italia.

Alcune precisazioni e integrazioni.

– Fino al primo giugno la Libia aveva fornito a Malta petrolio a prezzo politico, che poi veniva rivenduto vantaggiosamente sui mercati internazionali. Era un modo per finanziare economicamente Malta.
-L’11 giugno: l’elenco dei dissidenti libici da “accoppare” in Italia viene fornito ai Servizi Segreti di Gheddafi, con tanto di indirizzi, dal Sismi. Normale collaborazione fra servizi segreti, si giustificheranno poi. In reatà mentre il Ministero degli Esteri (On. Emilio Colombo, DC, On. Zamberletti, DC), operavano “contro la Libia”, un’altra parte facente capo al Sismi operava “a favore della Libia”, probabilmente con referenti politici ed economici facenti capo alla stessa DC e al sistema di potere P2. Da registrare una richiesta dell’On. Andreotti e del capo del Sismi Gen. Santovito di posporre la firma del protocollo di intesa Italia-Malta.
– Il 27 giugno: il DC9 dell’Itavia che viaggiava con 3 ore di ritardo si trovava dove avrebbe dovuto essere l’Air Malta KM153 se fosse stato in orario.

Il sottosegretario agli Esteri On. Zamberletti, che fu raggiunto dalla notizia dell’attentato a Bologna il 2 Agosto mentre firmava il protocollo di intesa fra Italia e Malta poi descriverà i suoi sospetti in un libro (“La minaccia e la vendetta”, 1995) dove descrive la vicenda e le minacce dirette portate dalla Libia durante la fase negoziale con Malta. L’ipotesi di Zamberletti è che la prima azione di ritorsione libica fatta contro il DC9 Itavia non fu percepita come tale da parte italiana, e quindi fu reiterata il 2 agosto contro la stazione di Bologna al momento della firma del protocollo d’intesa, per rendere stavolta percepibile l’atto. Ma esaminando poi gli elementi relativi alla vicenda di Ustica le cose appaiono più complicate di così, molto più complicate. Lo vedremo nel prossimo articolo.

Luigi Di Stefano

La vicenda italo maltese nella requisitoria dei PM nel caso Ustica.

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5 comments

Marco 13 Luglio 2016 - 2:34

articolo molto interessante, solo magari si eviti di scrivere aereoporto, in quanto la forma corretta è aeroporto così come tutte le altre parole composte con questo elemento, tranne proprio aereo, solitamente l’abbreviazione di aeroplano ma può avere anche altri significati: http://www.treccani.it/vocabolario/aero/

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Guglielmo 13 Luglio 2016 - 3:28

Con tante cose interessanti descritte nell’articolo non credo che la cosa più importante sia un banale errore di scrittura del termine aeroporto. Forse nellarticolo manca qualche riferimento ad altro atto vile. Mi auguro venga fuori successivamente.

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Luigi Di Stefano 13 Luglio 2016 - 3:58

Grazie a Marco, per Guglielmo si, oggi dovrebbe andare on line il secondo articolo e poi a seguire, vediamo se riesco a chiarire una volta per tutte la questione della “pista libica” che nell’inchiesta su Ustica è presente almeno dal 1987, e almeno dal 1989 nella consapevolezza di tutti gli addetti ai lavori.
Ho dovuto dividere in almeno 4 articoli, e per questo credo ia chiaro che l’Affare Maltese non sia stato una banale “guerra del pesce” come all’epoca apparve all’opinione pubblica.

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Paolo 14 Luglio 2016 - 5:48

Non solo interessante, oserei dire avvincente…

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SP 13 Ottobre 2016 - 1:22

Sì la cronologia è dell’ “affaire maltese” è interessante,
ci son anche altri elementi nel triangolo libia/malta/italia:
-7 luglio 1980, una bomba distrusse gli uffici della Libyan Arab Airlines e un incendio il Libyan Cultural Institute, a Malta
– 29 ottobre 1980 la fregata libica Dat Assawari subì un’esplosione ad opera di incursori subacquei nello stabilimento CNR di Genova, ove era prevista l’installazione di nuovi sistemi d’arma.
I tre attentati furono rivendicati da un sedicente Fronte nazionalista maltese, ma secondo un libro di Henri Weill, furono invece opera dei servizi segreti francesi (SDECE)

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