Torino, 5 giu – Tre mesi di lavoro e l’app di tracciamento contatti Immuni ancora non decolla e non mette d’accordo nessuno – e chissà se lo farà mai. Arriva infatti dai consulenti della regione Piemonte un inequivocabile «anche no» riguardo l’utilizzo dell’applicazione, resa da poco scaricabile sugli smartphone e in periodo di prova nelle Marche, in Liguria, in Puglia e in Abruzzo. Lo riporta oggi La Stampa, rivelando che il gruppo di lavoro regionale guidato dal professor Ferruccio Fazio ne sconsiglia l’impiego, esprimendo le proprie riserve al governatore Cirio e all’assessore Icardi.

I motivi? Per l’equipe di Fazio la app non è semplice da scaricare, non tutti i telefoni possono farlo – occorrono sistemi operativi aggiornati, molti possessori di telefoni Huawei e Honor hanno lamentato l’impossibilità di installare l’app, e sugli smartphone di generazione più vecchia non «gira» – e perché gli anziani, la fascia più a rischio ed esposta a una maggiore virulenza del coronavirus sono tagliati fuori dal tracciamento. Inoltre, «Se il numero di quanti la scaricano non è rilevante l’utilità è già compromessa», ricorda Fazio che illustra i propri dubbi anche sulla funzionalità della rilevazione dati da telefono a telefono, basata sul bluetooth.

Ma il vero pomo della discordia che ha fatto propendere il gruppo di lavoro per il «no» è principalmente la decisione, tutta italiana, di adottare il «sistema decentralizzato» rispetto a quello centralizzato. «Nel secondo caso i dati vengono conservati e gestiti su di un server centrale mentre nel primo sono raccolti e conservati solo sugli smartphone», spiega Fazio.  Ma se con la decentralizzazione viene tutelata maggiormente la privacy, la «responsabilità della segnalazione della positività al sistema sanitario è sostanzialmente demandata al singolo». Sta quindi al senso civico dell’utente avvertire il Ssn nel caso venga contratta l’infezione – ed evidentemente la task force piemontese non se la sente di scommetterci sopra.

Queste considerazioni, unite al fatto che il Piemonte ora si sente forte di un sistema di tracciamento affidabile, fa propendere l’entourage di Cirio per il no. Nessun divieto, ovviamente: «Chi vuole scaricare l’app lo faccia pure, i dati saranno caricati sulla piattaforma Covid ma solo per valutare l’andamento epidemiologico», ma contestualmente si consiglia alla Regione di non incentivare l’uso di quello che viene considerato uno «strumento ridondante», che potrebbe complicare le cose invece di semplificarle: «Altrove potrà essere utile, in Piemonte non ci serve», conclude lapidario Fazio.

Cristina Gauri

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