Cona, 3 gen – La rivolta è scoppiata ieri pomeriggio intorno alle 17, quando di fatto gli immigrati hanno preso il controllo del centro di accoglienza di Cona in provincia di Venezia, situato in un ex base missilistica. Gli ospiti del centro hanno staccato la corrente e dato alle fiamme diversi bancali e altri ogetti, creando grandi falò. Un’azione in stile “militare”, in cui sono presenti anche degli ostaggi. Ben 25 operatori che lavorano nel centro, allo scoppio della rivolta si sono barricati nei container dove sono situati gli uffici amministrativi. Al buio e al freddo per ore, solo dopo l’intervento delle forze dell’ordine a notte inoltrata (secondo le testimonianze quasi alle due di notte), sono stati liberati. A scatenare la rivolta degli immigrati la morte di una ragazza ivoriana di 25 anni, Sandrine Bakayoko, deceduta misteriosamente dopo aver perso i sensi. A trovarla, distesa in terra nel bagno, intorno alle 12 di ieri (ma la ragazza si sarebbe sentita male intorno alle 8), è stato il suo compagno che ha subito chiamato i soccorsi.
L’ivoriana è stata trasferita all’ospedale di Piove di Sacco, ma inutili sono stati i tentativi di rianimarla. Proprio il ritardo nei soccorsi sarebbe alla base delle motivazioni della rivolta degli immigrati, versione smentita dal 118 e dall’ospedale, dove affermano che l’automedica sarebbe partita non appena giunta la chiamata. Le proteste nel centro di accoglienza di Cona in ogni caso non sono una novità, spesso i richiedenti asilo avevano dato vita ad iniziative di denuncia del “degrado” della struttura. “Ho sfondato la porta e l’ho trovata lì, distesa a terra. Stava male da giorni, tossiva, aveva la febbre. Questo non è un posto dove ospitare delle donne”, ha spiegato il compagno della ragazza deceduta. Insieme erano sbarcati con il barcone in Sicilia quattro mesi fa, dopo essere partiti con il barcone dalla Libia.
Di fatto quella operata dagli immigrati è stata una vera e propria occupazione dell’ex base missilistica, inutile il tentativo di mediare da parte degli operatori, che come detto si sono dovuti barricare nei container. “Per un po’ ha funzionato il sistema elettrico di emergenza, ma da qualche ora siamo rimasti al freddo e al buio“, raccontava ieri sera uno degli operatori del centro. “Se tentassimo di riavviare l’impianto di illuminazione esterno rischieremmo di essere aggrediti. Ogni tanto qualcuno prende a pugni la porta, siamo terrorizzati. Urlano e alcuni di loro hanno in mano delle spranghe. Ci hanno detto: “Stanotte dormirete qui”. Non abbiamo scelta”.
All’arrivo dei Carabinieri, gli operatori non sono stati liberati immediatamente. Anzi, c’è stata una “mediazione” tra gli uomini dell’arma e gli immigrati in rivolta, con la decisione dei militari di temporeggiare. “Per ora è più sicuro che restino lì dentro. La protesta sta scemando, appena ci saranno le condizioni per farli uscire senza pericoli, li accompagneremo fuori”, avevano detto i Carabinieri. Come detto gli operatori sono stati liberati solo a notte fonda, tenuti in ostaggio dalle stesse persone a cui offrono pasti caldi e assistenza. “Martedì non ci presenteremo a lavoro”, hanno detto alcuni di loro. Chissà cosa ne pensa Ecofficina, la cooperativa per cui lavorano e che grazie agli appalti dell’accoglienza in Veneto è arrivata a fatturare oltre 10 milioni di euro.
Davide Romano
4 comments
Ma… non si chiama sequestro di persona? (come minimo) Se poi aggiungiamo gli scopi dell’operazione, direi che c’è una bella fila di aggravanti. La magistratura sta operando come suo compito o, in questo caso, latita? Se latita, come mai? Se non latita, quali sono le operazioni in corso e quali gli esiti concreti nell’immediato e quelli ipotizzabili (e certificabili) nel futuro più o meno prossimo? Sicuramente sono io che son distratto, ma non ho sentito parola in merito da parte dei mezzi di (in)formazione.
Fanno perche’ sanno che non saranno puniti . Dirlo nei tg , ancora speri nell informazione pubblica e non ?
“Questo non è un posto dove ospitare una donna”. Invece il barcone dalla Libia si, hai fatto un gesto nobile. Evidentemente gli mancava casa, buio e falò. E giustamente si indigna, in costa d’avorio senza pagara l’ambulanza arriva in un battibaleno!
Sembra un film ma invece è realtà: Il pianeta delle scimmie.