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Rivoluzione nel mondo dei rider, da marzo Just Eat assume con contratto da lavoratori dipendenti

by Cristina Gauri
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Roma, 5 feb – Una piccola, grande rivoluzione nel mondo dei rider arriva da Just Eat che a partire da marzo 2021, in Lombardia, inizierà una opera di assunzione di personale contrattualizzato secondo lo standard Scoober. Si tratta di un modello già diffuso in altri Paesi e che prevede – e proprio in questo consiste la svolta copernicana – l’inquadramento del ciclo-fattorino come dipendente.

La rivoluzione di Just Eat

Fino ad oggi infatti, la querelle giudiziaria tra rider e le piattaforme aveva visto i vari giudici, di primo grado, d’appello e di Cassazione, offrire ricostruzioni del tutto diverse e comunque esulanti dalla subordinazione del rapporto dipendente. Just Eat spiega con un proprio comunicato come questo modello consentirà ai dipendenti «di avere tutti i vantaggi e le tutele tipiche dei lavoratori dipendenti, e condizioni di assunzione eque tra cui: un compenso orario, ferie, malattia, maternità/paternità, indennità per lavoro notturno, e festivi, coperture assicurative, dispositivi di sicurezza gratuiti in dotazione, formazione obbligatoria e tutele previdenziali».

Un tavolo di confronto

Scoober, testato a livello internazionale, oltre alle tutele assistenziali, sanitarie e di sicurezza, prevede la applicazione di tutti i rimedi e tutte le garanzie dell’ordinamento italiano. In questo senso, è attivo un tavolo di confronto con le sigle sindacali per individuare una categoria di disciplina collettiva che possa rappresentare un elemento di integrazione e di incontro delle necessità di tutte le parti coinvolte, e nel mentre Just Eat introdurrà il sistema Scoober.

Retribuzione oraria

Ciò comporta, ovviamente, anche una riorganizzazione dei cicli produttivi e del sistema aziendale con alcuni distinti orari lavorativi, full time da 40 ore a settimana, part-time, variabile a seconda della singola città e della mole degli ordini oppure a chiamata. Sul fronte retributivo, spiega sempre il comunicato della piattaforma che «un trattamento non inferiore alle tabelle previste da contratti collettivi esistenti per profili ed attività analoghe, garantendo un compenso orario del valore medio di circa 9 euro». A ciò si aggiunge poi un bonus connesso al volume di consegne effettivamente realizzate.

Just Eat e la sicurezza

Il comunicato prosegue poi affrontando il delicato tema della sicurezza dei ciclo-fattorini, i quali come noto sono costretti a sfrecciare nel traffico, spesso in condizioni meteo proibitive. Spiegano da Just Eat che verranno previste «indennità per l’utilizzo del proprio mezzo per le consegne, auto, ciclomotore o bicicletta, assicurazione di responsabilità civile verso terzi e assicurazione sulla vita; indennità integrative per lavoro notturno, festività e lavoro straordinario; ferie, malattia, maternità/paternità». E ancora: «dotazioni di sicurezza gratuite fornite da Just Eat, come casco, indumenti ad alta visibilità e indumenti antipioggia e zaino per il trasporto del cibo, oltre agli strumenti per la pulizia dell’attrezzatura come spray e igienizzanti e mascherine; formazione relativa all’azienda, all’utilizzo dell’app Scoober; formazione specifica sui temi della salute e della sicurezza per il trasporto degli alimenti e sicurezza stradale».

Viene poi prevista nelle città più grandi come Milano, Torino, Napoli e Bologna degli autentici hub, dei centri ove i rider potranno ritirare e prendere la dotazione tra cui anche le bici per effettuare le consegne o scooter elettrici, tutto nel nome della sostenibilità ambientale. Proprio per questo diventerà essenziale assumere cento figure nuove da incardinare nella struttura e che avranno la funzione di supportare i rider.

«L’introduzione di un modello di lavoro dipendente per i rider – afferma Daniele Contini, Country Manager di Just Eat in Italia – rappresenta per noi una scelta etica e di responsabilità, in linea con la strategia che il Gruppo porta avanti con successo già in altri paesi europei. Si tratta di un grande investimento, economico e sulle persone, che ci permetterà di operare con rider tutelati dal punto di vista contrattuale e anche di supportare ulteriormente lo sviluppo del servizio in Italia, offrendo un’esperienza di food delivery sempre più completa ed efficiente per i consumatori e i nostri ristoranti».

Cristina Gauri

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