Non è la prima volta che i sardi si ribellano con la violenza alle politiche di accoglienza non condivise: ad essere stato incendiato lo scorso 5 giugno fu un hotel di Aglientu (provincia di Sassari) che avrebbe dovuto ospitare 80 immigrati. All’estremo gesto si arrivò dopo un’incessante attività di mediazione tra il sindaco, che si vide occupare il comune da 200 abitanti in protesta, ed altre istituzioni che volevano convertire l’hotel 3 stelle (con piscina) in centro di accoglienza. Ma nonostante l’incendio di 3 mesi fa, nel cuore della notte del 31 agosto, 40 immigrati sono stati trasferiti nella struttura. A decine, però, l’hanno abbandonata il giorno dopo facendo perdere le proprie tracce (si stima siano ben 3000 gli immigrati latitanti in Sardegna).
La scarsa considerazione in cui sono tenuti i sardi stufi di queste imposizioni dall’alto non potrà portare che ad altri episodi simili. Chissà se i prefetti dell’isola riusciranno a comprenderlo prima che sia troppo tardi: nel solo 2016 sono arrivati 6360 gli immigrati (record assoluto), ben 2493 in più rispetto alle quote di ripartizione regionale stabilite dal governo. E la stagione degli sbarchi non è ancora finita.
Vittorio Susinno
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