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Siamo di nuovo un paese di emigranti. Anche per l’Australia

by Cristiano Coccanari
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Australia

Se ne è parlato molto negli ultimi anni, anche nel dibattito politico. All’inizio come dato di curiosità, nei confronti delle prima ondate di immigrazione ad esempio verso l’Inghilterra. Poi come dato che pare ormai stabile e che non è – va detto – una cartina di tornasole del tutto rassicurante per lo stato dell’economia del nostro Paese. Insomma, dopo decenni dalle ultime ondate, dopo l’entusiasmo del boom economico degli anni ‘60, dopo i primi accenni di crisi, siamo tornati ufficialmente ad essere un paese (anche) di emigranti. La popolazione degli italiani iscritti all’AIRE (anagrafe italiani residenti all’estero) è del resto aumentata di 337.000 unità solo negli ultimi tre anni.

Gli Italiani non emigrano solo in Europa

Certamente, il grosso dei flussi degli italiani è rivolto verso l’Europa, e in particolare la tanto agognata Inghilterra, che fa registrare come prevedibile la variazione annua più consistente (+27.602 iscrizioni). Ma, a quanto ci dicono i dati più recenti, è ormai ricominciata anche l’emigrazione verso paesi non europei. Tra questi, figura anche la lontana Australia. Meta di grande fascino, e vista come destinazione dove potersi rifare una nuova vita alla ricerca di significative esperienze lavorative, essa è meta ogni anno, di oltre 50.000 italiane, che partono non solo per turismo ma anche per capire se possa diventare la loro nuovo residenza, dopo aver cercato di capire come potersi procurarsi l’agognato visto Australia.

Sydney e Melbourne le città più gettonate

Considerato anche l’obiettivo per molti di trasferirsi per lavoro, non stupisce il fatto che siano le due metropoli più grandi ad essere oggetto di destinazione per la gran parte dei nostri connazionali.  Ma anche Brisbane, Adelaide e Perth sembrano essere molto gettonate. In ogni caso, smentendo in parte quanto precedentemente ipotizzato, non è scontato che la grandezza della città corrisponda necessariamente a una maggiore possibilità di trovare un’occupazione, anche in considerazione del fatto che aree meno popolare potrebbero anche comportare una minore concorrenza lavorativa.

Alla ricerca di un visto, ma quale?

Certamente, trasferirsi in un paese extraeuropeo è sicuramente più complesso rispetto a spostarsi in un paese europeo dell’area Schengen. Ma il caso australiano diverge anche da quello di altre mete oltreoceano come gli Stati Uniti, e sostanzialmente possiamo contare su tre tipi di visti: quello turistico, il working holiday visa, e il visto studente. Il visto turistico, come la parola fa intuire, è un permesso di un anno che è dedicato a fini esclusivamente turistici. Si ha la facoltà di studiare, ma assolutamente non la possibilità di lavorare. Diverso è il caso del working holiday, che ha invece proprio la finalità di una vacanza lavoro e dura anch’esso un anno, durante il quale si può avere un’occupazione e anche studiare. E ristretto solo alcuni paesi, ma fortunatamente per i nostri connazionali, tra essi c’è anche l’Italia. Un limite importante di questo visto è tuttavia il limite di età, visto che si può accedere ad esso solo dai 18 ai 31 anni non compiuti. E per tutti gli altri? Per loro fortuna corre in soccorso il visto studente che, e qui il nome non è del tutto rilevatore, consente anche di lavorare e di accedere a qualsiasi età. La durata in questo caso non è di un anno ma, essendo legato a corsi di studio, è strettamente dipendente dalla durata dei corsi stessi. In ogni caso, come visto la possibilità di lavorare in Australia c’è, con la speranza però che possiate poi tornare, con nuovo bagaglio di esperienza, nella nostra Italia.

Cristiano Coccanari

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