Roma, 6 mar – Negli ultimi anni sono usciti diversi i libri che hanno riaperto il caso della strage di Bologna, indicando piste internazionali ora credibili, ora meno, ma comunque nella certezza che su quella mattanza ci sono ancora troppe cose che non sappiamo. Non solo per quel che riguarda eventuali mandanti, ma anche sul fronte degli esecutori stessi, essendo l’attribuzione dell’attentato ai Nar quanto mai claudicante, se non del tutto fantasiosa. Una verità, questa, del tutto trasparente per un fronte crescente di giornalisti e membri della società civile, provenienti tanto da destra che da sinistra, ma evidentemente non per i giudici.
È infatti di queste ore l’incredibile notizia che l’ex Nar Gilberto Cavallini, 64 anni, ergastolano a Terni, è indagato per concorso nella strage del 2 agosto 1980, per la quale sono stati condannati gli altri ex Nar Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini. La Procura di Bologna ha riaperto l’indagine su di lui, dopo un’archiviazione del 2013, sulla base del dossier presentato nel luglio 2015 dall’Associazione familiari vittime e ora ha notificato in carcere a Cavallini la chiusura indagini. L’ipotesi è che abbia fornito fantomatici covi in Veneto alla latitanza dei condannati per la strage.
L’impulso a questa nuova indagine viene quindi da Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione familiari vittime della strage di Bologna, da sempre un pasdaran della “pista nera”, diventato nel frattempo anche deputato nelle file del Pd. A 37 anni dal peggior attentato terroristico della storia repubblicana, le ragioni della politica continuano a prevalere su quelle della verità storica.
Roberto Derta
1 commento
Ormai da una magistratura sputtanata e bolscevica ci si può aspettare di tutto e di peggio.Come volevasi dimostrare. Anche i topi di fogna SANNO che il fascismo NON c’entra un’energia cavolo col la strage di Bologna dell’agosto del 1980.Ma non vale per i “magistrati”stalinisti e trinariciuti.Tipico.