Roma, 25 apr – La guerra civile che sta imperversando in Sudan sta portando il paese africano in una situazione di caos assoluto, ma le conseguenze del conflitto sembrerebbero potersi aggravare ancora di più. Mentre si fronteggiano le fazioni dei miliziani ribelli del vicepresidente Mohamed Hamdan Dagalo e quelle lealiste fedeli al presidente Abdel-Fattah al-Burhan, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha reso noto dei combattenti non identificati hanno occupato un laboratorio pubblico centrale che contiene campioni di malattie, tra cui la polio e il morbillo, creando una situazione “estremamente, estremamente pericolosa”.
In Sudan si rischia un’emergenza biologica
“C’è un enorme rischio biologico associato all’occupazione del laboratorio centrale di sanità pubblica di una delle parti in guerra”, ha dichiarato Nima Saeed Abid, rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in Sudan, durante un collegamento video a Ginevra con alcuni giornalisti. Oltre all’emergenza umanitaria, la quale si sta già prospettando in queste ore, si teme, quindi, anche il rischio di un’escalation “biologica” dello scontro tra le due parti in gioco e che porterebbe ad una vera e propria catastrofe di grandi proporzioni.
Il rischio per l’Europa
La destabilizzazione del Sudan, epicentro delle principali rotte attraversate dai clandestini diretti verso l’Europa (come la rotta Khartoum-Assuan e Khartoum-Cufra), rischia di provocare un aggravamento dell’emergenza immigratoria che si sta abbattendo sul continente e soprattutto sull’Italia, magari il nuovo regime potrebbe utilizzare questa arma come continuo ricatto. Secondo l’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr), dopo che in Sudan è stato concordato un cessate il fuoco di 72 ore tra le parti in guerra sotto gli auspici degli Stati Uniti, fino a 270.000 persone potrebbero fuggire. Nel Ciad confinante sono arrivati 20.000 rifugiati e l’organizzazione si aspetta che arrivino fino a 100.000 persone “nel peggiore dei casi”. D’altra parte, in Sud Sudan, lo scenario più probabile è quello di 125.000 rifugiati sud-sudanesi di ritorno e 45.000 rifugiati.
Andrea Grieco