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“Con super green pass impossibile rimpatriare immigrati”: la denuncia dei poliziotti

by Emanuela Volcan
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Trapani, 18 gen – Il super green pass? Sta bloccando il rimpatrio degli immigrati. La segreteria provinciale di Trapani del sindacato di polizia Italia Celere evidenzia il solito cortocircuito nelle menti delle anime belle.  “Né il Governo né il Ministro dell’Interno hanno valutato l’esigenza di inserire delle deroghe per quanto riguarda gli spostamenti degli stranieri sbarcati in Sicilia o trattenuti nei due C.P.R. presenti sull’Isola (Trapani e Caltanissetta) che si trovano attualmente nell’impossibilità di eseguire i rimpatri, ad esclusione dei voli charter organizzati dal Ministero dell’Interno in virtù di accordi bilaterali con alcuni Stati (Tunisia, Egitto, Nigeria e Georgia)”, si legge nel comunicato di Italia Celere.

Italia Celere: “Rimpatriare immigrati impossibile con il super green pass”

“Gli stranieri, essendo sprovvisti di Green-Pass rafforzato, di fatto, non possono essere imbarcati su voli e navi di linea per l’esecuzione del rimpatrio e non è nemmeno possibile farli transitare sullo stretto di Messina a bordo dei traghetti di linea per essere ridistribuiti sul territorio nazionale nei centri per richiedenti Protezione Internazionale, proprio a causa della suddetta normativa (oggi bypassata dall‘ordinanza di Musumeci, ndr)”.

“Così si alimenta un collaudato business”

“Materialmente – scrive ancora Italia Celere – chi sbarca in Sicilia resta bloccato sull’isola e, nel frattempo, il numero dei soggetti che, durante la permanenza compiuta a bordo di comode navi quarantena, presenta la richiesta di Protezione Internazionale, sta stranamente aumentando vertiginosamente a causa di un’informativa in materia fornita in maniera pilotata, raggiungendo la quasi totalità. Nessuno, nel frattempo, si è preso la briga di indagare su come, e da chi, vengano trasmessi i nominativi degli ospiti presenti sulle Navi quarantena ai vari avvocati ed alle varie associazioni proimmigrazione (LasciateCIEntrare in primis), alimentando un colladauto business. La congiunzione di queste condizioni sta portando velocemente al collasso le strutture di accoglienza dell’Isola nel totale disinteresse delle Istituzioni Governative nazionali e regionali. Come sempre, la nostra O.S. si adopererà affinché questa situazione di assoluta gravità trovi la più ampia diffusione sui media locali e nazionali, nell’interesse del diritto di informazione dell’opinione pubblica”.

I traghettamenti dei nuovi schiavi

Due giorni fa da Palermo è salpata la Mare Jonio per la decima missione in mare, l’ennesimo traghettamento di nuovi schiavi che ingrossano anche le fila della malavita (vedi mafia nigeriana del gruppo Black Axe nel capoluogo siciliano e l’operazione “Illegal Stay” ad Agrigento, solo per citare casi recenti). Con la nave italiana della Mediterranea Saving Humans, che si trova da ieri a largo di Lampedusa, attende con fremiti e gioia le partenze di clandestini dalla Libia anche la Geo Barents di Medici senza frontiere. I mezzi spesso vengono omaggiati dagli amministratori siciliani. Addirittura, a Trapani, due giorni fa non hanno voluto mancare alla partenza della Mare Jonio due vescovi (di Trapani e di Palermo) e il sindaco. Mentre il primo cittadino di Palermo, non potendo presenziare, ha ugualmente timbrato il cartellino cinguettando sui social. Il tutto perché la narrazione del politicamente corretto ti vuole così: senza confini, senza patria, senza identità. A nessuno viene in mente la serie infinita di problemi legati proprio all’illegalità di tali trasbordi? A nessuno viene in mente come questi arrivi indiscriminati sui nostri territori sono un vero dramma e non una risorsa?

Ma sono due adesso le cose da evidenziare, posto che con l’ordinanza di Musumeci – giunta poco fa – lo Stretto è nuovamente aperto a tutti. La prima: le richieste di protezione internazionale che aumentano a dismisura, considerato che oltre un terzo degli arrivi sono tunisini ed egiziani. La seconda: l’impossibilità di eseguire i necessari rimpatri e il collasso delle strutture d’accoglienza siciliana. Forse i sindaci dovrebbero farsi sentire con il governo nazionale per questi motivi e non andare in giro a sventolare fazzoletti, che più che di saluto sembrano proprio di resa. Incondizionata.

Emanuela Volcan

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