Tre mesi prima, la ragazza che ha sporto denuncia, aveva prestato il suo telefono cellulare ad un marocchino residente in una struttura concessa ai richiedenti asilo provenienti dall’Africa che a sua detta avrebbe avuto la necessità di contattare i suoi conoscenti del paese d’origine. Fatta salva l’eventuale buona fede di una ragazza che frequenta per “scopi umanitari” un centro d’accoglienza, ci sarebbe da riflettere sul perché, chi e come abbia concesso una struttura a “profughi” provenienti dall’Africa dove cioè non ci risultano essere zone di guerra legate al terrorismo jihadista (eccezion fatta per una zona della Nigeria dove imperversa Boko Haram). In tutti i casi la Polizia ha arrestato in provincia di Savona due stranieri, denunciandone un terzo, nell’ambito di una più vasta indagine antiterrorismo condotta dalla Procura Distrettuale Antiterrorismo di Genova. I tre marocchini, tra i 27 e i 44 anni, sono in Italia da anni e, a loro carico, pendono precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti, lesioni personali e falso.
Dalle indagini è emerso che i tre indagati hanno legami nel campo del proselitismo all’autoproclamato Stato Islamico. Di fatto, la Procura Distrettuale Antiterrorismo di Genova, ha disposto le perquisizioni presso i domicili dei tre marocchini. Qui sono stati trovati e sequestrati telefoni cellulari che saranno ora sottoposti ad analisi tecniche più approfondite ma che avrebbero già evidenziato la presenza di ulteriori profili e siti in lingua araba utilizzati dagli indagati, adesso al vaglio degli investigatori. C’è di più: sono stati rinvenuti diversi grammi di cocaina, circa cinquemila euro in contanti, bilancini per la droga e una decina di documenti con identità italiane. Gli inquirenti stanno valutando l’ipotesi della contraffazione degli stessi che, per ora, non risultano rubati a terzi.
In sintesi, e amaramente, i punti sono sempre gli stessi: chi e come ha fatto entrare questi “profughi” in Italia? (la domanda è chiaramente retorica); a chi è stato dato in gestione il centro nel quale era ospitato uno degli arrestati? (e qui potremmo andarcene per un’idea); perché se abbiamo delle avvisaglie di pericolo terrorista anche in Italia non rispediamo indietro quantomeno gli immigrati irregolari e smettiamo di andare a prenderli fin su le coste libiche? Purtroppo, anche in quest’ultimo caso potremmo abbozzare una risposta. E non è di certo rassicurante.
Aurelio Pagani