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Trapani: 5 arresti per mafia. In manette anche imprenditore antiracket

by Nicola Mattei
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mafia carabinieriTrapani, 30 mar – Si stringe sempre di più, forse un po’ lento ma costante, il cerchio degli investigatori attorno a Matteo Messina Denaro, il latitante più ricercato d’Italia e attualmente capo dei capi di Cosa Nostra. Alle prime luci dell’alba di oggi è scattata l’ennesima operazione, fra Alcamo e Castellammare del Golfo, che ha portato in carcere cinque persone accusate di associazione mafiosa, estorsione aggravata, danneggiamento, frode nelle pubbliche forniture e furto.

Fra gli arrestati “il capo della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo e altri quattro affiliati, tra cui alcuni imprenditori”, spiegano i Carabinieri. L’inchiesta, denominata “cemento del golfo“, ha svelato una rete di affari che ruotava attorno al reggente delle famiglie mafiose della località trapanese, Mariano Saracino, anch’egli in manette. Le accuse ruotano attorno ad operazioni immobiliari che avrebbero consentito al Saracino – che negli anni ’80 era stato vittima di mafia, per poi cambiare “schieramento” e far carriera nell’organizzazione – di edificare anche laddove vietato, come ad esempio all’interno del celebre patrimonio naturalistico della riserva dello zingaro.

Accanto alle speculazioni, tutto un giro di minacce ed intimidazioni per forzare gli imprenditori operanti in zona a rifornirsi dai propri affiliati per le materie prime. “Deve dire al suo capo che deve imparare a bussare quando arriva in un posto”, si sente in una intercettazione. E ancora: “Se tu vieni a Castellammare è giusto che fai quello che devi fare… altrimenti non ci vieni a Castellammare”. Fra i beneficiari delle indebite pressioni anche Vincenzo Artale, titolare di un’azienda che produce calcestruzzo. Un imprenditore come un altro nel giro della mafia se non fosse che nel 2006, quando ancora era proprietario di una semplice betoniera, si vide il mezzo distrutto per non aver pagato il pizzo. Seguì la denuncia e l’adesione alla rete antiusura e antiracket di Alcamo. Forse solo l’ennesimo caso di “imprenditore coraggio” e antimafia solo di facciata, un business come un altro.

Nicola Mattei

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