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“Tutti in Dad fino al 24 gennaio”. Presidi contro la riapertura delle scuole

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 7 gen – “Tutti in Dad fino al 24 gennaio“: è la richiesta di duemila presidi, che non vogliono che lunedì 10 riaprano le scuole come da calendario. “Non ci sono le condizioni di sicurezza per riaprire, manteniamo gli studenti in Dad almeno fino al 24 gennaio e, se necessario, fino al contenimento del contagio”. Così recita una lettera inviata al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e al premier Mario Draghi.

“Tutti in Dad fino al 24 gennaio”: la richiesta di duemila presidi al governo

Su 8mila presidi in Italia, sono circa 2mila quelli che hanno sottoscritto la lettera al governo per rimandare la riapertura delle scuole (che molte Regioni hanno già posticipato dal 7 al 10 gennaio). Draghi e Bianchi, dal canto loro, sono giorni che ribadiscono che la scuola riaprirà lunedì 10, rispettando il calendario. Il governo peraltro ha appena varato un nuovo protocollo in accordo con le Regioni per alleggerire le quarantene e quindi garantire il più possibile la presenza a scuola degli studenti dal 10 gennaio. Ma tra i presidi c’è chi non vuole riaprire.

Il sindacato dei presidi rilancia: “Tutti in Dad fino a febbraio”

Nelle scuole italiane – obiettano i dirigenti scolastici – ci sono 700mila studenti delle superiori e delle medie non vaccinati che finirebbero in Dad in caso di due positivi nelle loro classi. Mentre tra docenti e personale Ata alla riapertura delle scuole si rischierebbero 80mila assenze. Conti alla mano, in ogni istituto – secondo le stime dei presidi – mancherebbero almeno 10 insegnanti o bidelli. Tanto basta per chiedere di rinviare la riapertura.  Il sindacato dei presidi rilancia: “Mettiamo tutti in Dad fino a febbraio – dice Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi – e intanto garantiamo Ffp2 a tutti ed effettuiamo una massiccia campagna di testing”.

Perplessità anche per Cgil e Cisl: “Lunedì si rischia situazione di difficoltà”

Giannelli fa presente che la tempistica dei test e del tracciamento potrebbe non essere migliorata rispetto al passato e “c’è il rischio che la scuola abbia notizia dei risultati dei tamponi effettuati solo diversi giorni dopo”. Anche secondo Maddalena Gissi, Cisl scuola, il “rientro in presenza è solo una narrazione virtuale, spiacevole e incoerente. In migliaia di istituzioni scolastiche ci sono elevati rischi di ripresa a singhiozzo, di attività didattiche per poche ore o solo per qualche classe”. Sulla stessa linea il vice segretario Cgil Gianna Fracassi: “C’è tanto personale scolastico tra i contagiati. C’è il rischio per lunedì prossimo di avere una situazione di difficoltà”.

Le nuove regole per la quarantena a scuola

Queste le nuove regole per la quarantena. Scuola dell’infanzia: già in presenza di un caso di positività, è prevista la sospensione delle attività per una durata di dieci giorni.

Scuola elementare: con un caso di positività, si attiva la sorveglianza con testing. L’attività in classe prosegue effettuando un test antigenico rapido o molecolare appena si viene a conoscenza del caso di positività (T0), test che sarà ripetuto dopo cinque giorni (T5). In presenza di due o più positivi è prevista, per la classe in cui si verificano i casi di positività, la didattica a distanza (DAD) per la durata di dieci giorni.

Scuola secondaria di I e II grado (Scuola media, liceo, istituti tecnici): fino a un caso di positività nella stessa classe è prevista l’auto-sorveglianza e con l’uso, in aula, delle mascherine FFP2. Con due casi nella stessa classe è prevista la Dad per coloro che hanno concluso il ciclo vaccinale primario da più di 120 giorni, che sono guariti da più di 120 giorni, che non hanno avuto la dose di richiamo. Per tutti gli altri, è prevista la prosecuzione delle attività in presenza con l’auto-sorveglianza e l’utilizzo di mascherine FFP2 in classe.

Bianchi anche ieri al Tg1 ha ribadito che si torna in classe in presenza, in condizioni di sicurezza. Ma a sentire alcuni presidi, “se va a finire come diciamo noi, che la scuola la viviamo ogni giorno, al governo lo diremo senza mezzi termini che li avevamo avvertiti”.

Adolfo Spezzaferro

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