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Variante Delta, ecco cos’è e perché non deve preoccupare troppo

by Adolfo Spezzaferro
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variante delta

Roma, 15 giu – Si fa un gran parlare della variante Delta del Covid-19, che altro non è che la variante indiana, diffusa nel Regno Unito. L’arrivo – strombazzato dai media – di questa ennesima variante preoccupa gli italiani, che sono appena tornati a una qualche normalità proprio grazie al crollo dei contagi e dei ricoveri. Ma a quanto pare due dosi di vaccino proteggono adeguatamente anche dalla variante Delta.

Variante Delta: due dosi di vaccino proteggono adeguatamente

Uno studio di Lancet spiega che il rischio di ricovero in ospedale per la variante Delta è quasi doppio rispetto a quello della variante Alfa (ossia la variante inglese). Tuttavia due dosi di vaccino forniscono comunque una forte protezione, sebbene inferiore rispetto a quella contro la variante inglese. Secondo i dati analizzati dai ricercatori, la variante indiana è la forma predominante di coronavirus pandemico circolante nel Regno Unito e si ritiene che sia del 60% più contagiosa di quella inglese. In particolare, il vaccino Pfizer-BioNTech fornisce contro questa variante una protezione del 79%, rispetto al 92% di protezione con la variante inglese. Per il vaccino Oxford-AstraZeneca, invece, è stata rilevata una protezione del 60% contro le infezioni dovute alla variante indiana, rispetto al 73% della variante inglese.

Pregliasco: “Reintrodurre quarantena per chi arriva dalla Gran Bretagna”

Il virologo Fabrizio Pregliasco fa presente che in Italia la variante Delta già circola da tempo anche se “il dato finora è basso, ma probabilmente è sottovalutata”. “Adesso dovremmo farci più attenzione”. Il rischio, “come ho detto fin dall’inizio – ricorda Pregliasco – è che in autunno ci sia un rialzo dei contagi, un colpo di coda del virus”. A tal proposito suggerisce di “reintrodurre la quarantena per chi arriva dalla Gran Bretagna“.

Bassetti: “Sequenziare i nuovi contagi e verificare se c’è la variante”

“La situazione inglese ci deve preoccupare perché dobbiamo sorvegliare e far sì che non esistano dei cluster da variante indiana. Serve un’attenta sorveglianza. Con i numeri attuali italiani (1.000-1.500 positivi) possiamo sequenziare tutti i nuovi contagi e verificare se c’è la variante“, evidenzia Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova. “In Italia abbiamo scelto una strategia vaccinale leggermente diversa dal Regno Unito, dove hanno accorciato il periodo tra prima e seconda dose. Quello che sta succedendo nel Regno Unito, con l’aumento dei casi collegato alla variante indiana, è legato da una parte al fatto che la gran parte della popolazione è vaccinata con una sola dose e poi che alcuni hanno posticipato di molto la seconda dose. Questa variante è però – ricordiamolo – coperta dai vaccini che stiamo utilizzando“, precisa Bassetti.

Palestra di Milano, un caso di variante Delta

La variante Delta spunta anche nella palestra di Milano, dove nei giorni scorsi erano stati individuati dieci casi di Covid. “Ci sono due nuovi positivi collegati allo stesso focolaio”, comunica l’Ats Città Metropolitana, aggiungendo che il totale sale, quindi, a “12 casi, tutti in isolamento”. L’Agenzia di tutela della salute ha fatto “richiesta di sequenziamento per tutti i positivi”. “Per un caso, già comunicato, si tratta di variante Delta – precisa l’Ats – mentre per gli altri 11 si è in attesa dei risultati di laboratorio”. “Solo un caso su 12 è stato ricoverato – conclude la nota – mentre gli altri sono seguiti al domicilio”.

Broccolo: “Servono screening sui tamponi positivi ad alta carica”

In generale, per avere il quadro aggiornato – come spiega il virologo Francesco Broccolo dell’Università di Milano Bicocca – servono “screening sui tamponi positivi ad alta carica prelevati in aeroporti, palestre, scuole e per gli eventi aperti a un grande numero di persone”. In ogni caso, chiarisce Broccolo, i numeri dei contagi nel Regno Unito vanno analizzati per quello che sono. E devono preoccupare fino a un certo punto. “La variante Delta si sta diffondendo molto tra i giovani, sia attraverso la presenza di due mutazioni, chiamate 452 e 478, sia attraverso le abitudini sociali dei giovani. Il contagio è altissimo, ma i numeri sono sotto controllo in termini di ospedalizzazioni e terapie intensive“, precisa Broccolo. Infatti sono gli anziani i soggetti più a rischio in caso di Covid-19. E per fortuna, “nello stesso tempo – aggiunge il virologo – gli adulti stanno mantenendo attenzioni maggiori, in genere la popolazione anziana è più attenta e già vaccinata con la seconda dose“.

Boris Johnson rinvia l’abolizione delle ultime restrizioni al 19 luglio

Intanto il premier britannico Boris Johnson ha confermato che le restrizioni anti-Covid dovranno rimanere in vigore “qualche settimana in più per dare tempo all’Nhs di procedere con le vaccinazioni alle persone che ne hanno bisogno“. Per cui l’abolizione delle ultime restrizioni in vigore nel Regno Unito slitta al 19 luglio. La ragione del rinvio è proprio la diffusione della variante Delta, diagnosticata per la prima volta in India, e ora ampiamente presente in Gran Bretagna. I contagi sono in aumento: 35 delle 315 contee in Inghilterra hanno registrato oltre 100 casi su 100mila persone, come emerge dai dati diffusi dalle autorità sanitarie locali e nazionali. Il maggior numero di contagi si è registrato nella zona del Lancashire e di Great Manchester.

Variante indiana scoperta ad ottobre

Scoperta per la prima volta ad ottobre nel Maharashtra, stato dell’India Centro-occidentale (capitale Mumbai, ex Bombay), la variante Delta è identificata come B.1.617. La sua caratteristica principale è che presenta due mutazioni già note (E484Q e L452R), unione che sarebbe responsabile dell’impennata di contagi in India. A livello di sintomi la variante indiana non presenta sostanziali differenze con le altre mutazioni del virus. Tosse, raffreddore, mal di testa e mal di gola, febbre, dolori muscolari, diarrea, stanchezza e spossatezza. Sintomi che nella variante Delta possono essere più forti.

Adolfo Spezzaferro

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