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Vicenza, “rifugiati” dettano le condizioni: “Casa in centro o non ci facciamo identificare”

by Roberto Derta
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rifugiatiVicenza, 29 nov – Cercasi alloggio in pieno centro, possibilmente al caldo e in zona ricca di attività interessanti. Non è l’annuncio lasciato su Airbnb, il portale per chi cerca una casa o una stanza in affitto per qualche tempo; sono, invece, le richieste fatte da alcuni “profughi” che sì, certo, fuggiranno pure dalla guerra, dalla miseria o dalle persecuzioni, ma quando arrivano qui pretendono condizioni ben precise (a spese dello Stato). Due notizie che vengono da Vicenza raccontano bene questa follia.

Il primo riguarda nove stranieri provenienti dalla Guinea, di età compresa tra i 18 e i 36 anni, che si sono rifiutati di farsi identificare e fotografare, come prevede la procedura per ottenere lo status di rifugiati. Prima delle procedure burocratiche di rito, infatti, pretendevano di visitare l’appartamento dove sarebbero stati alloggiati, che ovviamente, secondo loro, doveva essere in centro città. Solo se l’alloggio fosse stato di loro gradimento avrebbero acconsentito a farsi identificare. Chiedevano inoltre (rigorosamente in francese, tanto che è servita un’interprete) una settimana di tempo per capire se la casa facesse al caso loro. I poliziotti, increduli, hanno cercato di farli ragionare, poi è dovuto intervenire il personale dell’ufficio immigrazione della questura per spiegare loro che, se non si facevano identificare, sarebbero stati rimandati al Cie e poi espulsi. Questo, infatti, prevede la legge. Le parole, tuttavia, sono state inutili. Solo quando le forze dell’ordine hanno accennato a dar seguito materialmente all’invio al Cie gli immigrati hanno deciso di rispettare le regole e si sono lasciati identificare. Ma non è tutto.

Qualche giorno fa, infatti, in prefettura si sono trovati di fronte un “profugo” di 21 anni originario del Gambia, attualmente ospitato in una struttura del comune di Crespadoro, centro di 1330 abitanti nella provincia di Vicenza. L’uomo, alle 7.30 del mattino, ha lasciato il paesino e si è presentato con le sue due borse piene di vestiti. A chi lo ha ricevuto ha fatto una richiesta molto precisa che ha lasciato sbigottiti i suoi interlocutori: “In quel paese fa troppo freddo e poi mi annoio, fatemi venire a Vicenza”. Il tempo di accertarsi che non fosse uno scherzo, poi dalla prefettura è partita la richiesta di intervento delle volanti: il giovane è stato controllato dagli agenti e, alla fine, rimandato in quel paesino di provincia così gelido e monotono.
Certo, la movida di Crespadoro non sarà quella di Londra o New York. Ma, qualora la noia divenisse davvero insopportabile, il 21enne potrebbe sempre trovare una soluzione radicale: tornarsene nel movimentato Gambia.

Roberto Derta

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nemesi 29 Novembre 2016 - 1:26

l’avevamo già sentito a suo tempo -anni 90- il “tuti bambini piange scapati da la gueera”…salvo trasformarsi repentinamente in “spaco botilia e amazo familia”,sorta di manifesto programmatico della testa e del cuore di chi entrava in quegli anni da est.

è strano che questo Paese non abbia imparato nulla e non ricordi un cazzo di 2 guerre mondiali con un pesante tributo di Morti (circa due milioni) città distrutte dai bombardamenti americani,fame vera e profughi autentici,Istriani,Dalmati e Fiumani.

adesso invece basta avere un pò la pelle scura per trasformarsi in una specie di “prima donna” dell’accoglienza per avanzare richieste che solo al tempo della mitica NAJA ti avrebbero aperto le porte degli Ospedali Militari per visita psichiatrica.

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