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“Il Giorno del Ricordo è una falsificazione storica”: anche Barbero giustifica le Foibe

by Valerio Benedetti
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Barbero foibe

Roma, 2 set – In teoria sarebbe uno storico, ma in pratica è un ideologo e un agit-prop. Stiamo parlando di Alessandro Barbero, medievista che ha ottenuto notorietà grazie al piccolo schermo. Già qualche mese fa aveva calato la maschera, dichiarando che Giampaolo Pansa – facendo conoscere al grande pubblico gli odiosi crimini dei partigiani – si sarebbe macchiato di lesa maestà antifascista. Non che questi crimini non siano esistiti, beninteso, ma secondo il sedicente storico sarebbe inopportuno parlarne. Altrimenti, è chiaro, a qualche vegliardo dell’Anpi potrebbero partire le coronarie, e la brava gioventù italiana verrebbe traviata. Ora, però, Barbero ha messo nel mirino un’altra verità assai scomoda per la sua fazione politica: le Foibe.

In difesa di Montanari

Tutto parte dall’improvvida uscita di Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena, che aveva definito il Giorno del Ricordo un’operazione di «falsificazione storica». Le parole del magnifico rettore hanno ovviamente suscitato un vespaio di polemiche, dalla presa di posizione durissima del Comitato 10 Febbraio fino alla dissociazione del sindaco di Siena, senza contare le sacrosante bordate di Vittorio Sgarbi. Incurante di tutto ciò, Barbero ha comunque voluto dire la sua sulle Foibe, difendendo a spada tratta Montanari.

Barbero sulle Foibe

Certo, Barbero – com’è ormai prassi nella sinistra radicale – non nega le Foibe, cosa che lo avrebbe subito coperto di ridicolo: «La fuga e le stragi degli italiani hanno accompagnato l’avanzata dei partigiani jugoslavi sul confine orientale, e questo è un fatto», ha dichiarato in un’intervista al Fatto Quotidiano. Il problema è un altro: «La falsificazione della storia da parte neofascista, di cui l’istituzione della Giornata del ricordo costituisce senza dubbio una tappa, consiste nell’alimentare l’idea che nella Seconda guerra mondiale non si combattesse uno scontro fra la civiltà e la barbarie». In pratica, Barbero ci ripropone la stessa supercazzola usata per screditare il compianto Pansa: esistono verità scomode che, proprio in quanto scomode, non vanno raccontate.

Se questo è uno storico

La questione delle Foibe, insomma, per Barbero non coinvolge il fatto storico in sé (innegabile), ma il ricordo di quei morti. In sostanza, secondo l’occhialuto ideologo, il Giorno del Ricordo impedirebbe al popolo bue di distinguere i buoni dai cattivi. E quali sarebbero i buoni e i cattivi? «Le Nazioni Unite e tutti quelli che stavano con loro (ad esempio i partigiani titini, per quanto poco ci possano piacere!) stavano dalla parte giusta e i loro avversari, per quanto in buona fede, stavano dalla parte sbagliata». Capito? Stando allo «storico» Barbero, al tempo sarebbero esistite le Nazioni Unite. Ecco, forse sarebbe il caso di fargli presente che, durante la Seconda guerra mondiale, l’Onu non esisteva. C’era semmai la Società delle nazioni, ma non ne facevano parte né Usa né Urss, cioè i veri vincitori di quel conflitto. E meno male che Barbero viene spacciato per esperto…

Leggi anche: Cari compagni, giustificare le Foibe non è solo stupido. È anche infame

Sulle Foibe Barbero riascolti Mattarella

Ad ogni modo, se Barbero è così preoccupato per la tenuta ideologica di quella che lui definisce «Repubblica antifascista», potrà chiedere lumi direttamente a Sergio Mattarella, che sulle Foibe è stato più che chiaro: si trattò di «una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole». E sul Giorno del Ricordo, tanto aborrito da Montanari e Barbero, il presidente della Repubblica ha ricordato che è stato «istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004» e «contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi». Per una volta, anche Mattarella ha detto la cosa giusta al momento giusto. Con buona pace di Barbero e degli altri (ridicoli) giustificazionisti delle Foibe.

Valerio Benedetti

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