Roma, 9 apr – Già da qualche tempo cominciavano a trapelare le prime voci. E finalmente è giunta conferma dallo stesso attore: Robert De Niro interpreterà Enzo Ferrari in un film biografico che racconterà il patron della casa automobilistica dal dopoguerra alla fine degli anni ottanta. Così racconta il premio Oscar: “Per me è un onore e una gioia raccontare la vita di un uomo fuori del comune che rivoluzionò il mondo dell’automobile e attraversò periodi storici e sociali diversi, dal fascismo alla democrazia, dalla guerra al benessere economico”.
La pellicola – che si chiamerà semplicemente “Ferrari” – sarà co-prodotta dalla Tribeca Film, di proprietà dello stesso Toro Scatenato, e dalla Triworld di Gianni Bozzacchi. Ed è proprio quest’ultimo a regalare agli amanti del cinema un’altra gustosa chicca: dopo un iniziale interesse verso il regista Michael Mann, poi sfumato, le riprese potrebbero essere affidate a “sua maestà” Clint Eastwood, per quella che si rivelerebbe essere la prima collaborazione cinematografica tra i due.
Il mito Ferrari rivivrà quindi sul grande schermo, e come afferma Bozzacchi “si baserà su un impianto epico” attraversando tutti i periodi salienti della storia del celebre imprenditore/pilota a partire dal dopoguerra. E chissà se e come sarà trattata la vicenda umana dell’ingegnere, negli anni a cavallo del secondo conflitto mondiale. Vicenda che tanto imbarazzo avevano suscitato nel fronte partigiano modenese: qualche anno fa veniva infatti pubblicato postumo il diario del partigiano “Altavilla”, così soprannominato Giuseppe Zanarini, che si vide affidato nell’ottobre del ’44 dai Gap modenesi il compito di studiare, giudicare ed emettere sentenza sul padrone e collaborazionista Ferrari.
Il diario racconta di un Ferrari stanco, pallido in quei giorni – aveva da poco ricevuto la notizia che un’altro imprenditore, il suo buon amico Edoardo Weber, era stato giustiziato dai Gap per le sue simpatie verso la Repubblica Sociale – capace di presagire, accogliendo Zanarini, il suo futuro più prossimo. Ma che di fronte al suo interlocutore così si opponeva: “Ho faticato per inseguire un sogno nato nell’officina di mio padre, quand’ero ragazzo. Da lui ho imparato la tenacia…”.
A seguito di quell’incontro Altavilla restò turbato. E nello scritto riporterà i pensieri dell’uomo dietro al partigiano: Ferrari – racconta Zanarini – “ama terribilmente la sua idea di costruttore. Il suo fascismo è solo questo amore”. E così cercherà e troverà come unica via d’uscita la richiesta di 500 mila lire in cambio della sopravvivenza. Una somma spropositata per l’epoca, che però il modenese riuscirà in dodici giorni a mettere insieme, avendo salva la vita.
Fascicolo chiuso per i Gap. Ancora aperto invece per le associazioni partigiane modenesi ed una certa agiografia pseudo-democratica nostrana e non, rea di “dimenticare” con la stessa facilità con cui cambia bandiera, ed incapace di far pace non con la storia italiana, ma con la propria.
E chissà che una scintillante pellicola hollywoodiana non riesca per una volta in ciò che da soli, questi personaggi anacronistici, proprio non riescono a fare.
Le riprese cominceranno sul suolo italiano a breve. Non ci resta che attendere fiduciosi.
Davide Trovato