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«Ius soli, cioè succo della terra»: «Repubblica» spiega la cittadinanza come Ajeje Brazorf

by Adriano Scianca
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ius soli, repubblica

Roma, 31 mar – A volte internet funziona come le mareggiate: ogni tanto sulla spiaggia dei social si deposita qualche tesoro portato dalle onde e andato disperso chissà quando. È il caso di una vera e propria perla – il paragone marittimo, quindi, regge – di Francesco Merlo di Repubblica, risalente al 19 marzo scorso ma riemersa in queste ore tramite il passaparola in rete, dopo essere sfuggita ai più, compreso a chi scrive.

Nella sua rubrica di risposte ai lettori, Merlo replica a un signore che si chiede (anzi, in realtà vorrebbe chiederlo a Salvini e Meloni, ma chissà perché decide di farlo tramite Repubblica) perché suo figlio, adottato, sia riconosciuto immediatamente come italiano e la stessa cosa, invece, non accada per gli stranieri nati e cresciuti in Italia. La risposta di Merlo è un piccolo quanto emblematico capolavoro di retorica di regime, una mirabile esercizio di propaganda.

Ius soli, la questione etimologica

Riportiamo la risposta integralmente: «Sono più di ottocentomila i piccoli italiani senza Italia che studiano la Costituzione che non li accoglie e parlano la lingua che li chiama “diversi”. Benedizione del cielo, sono lo “ius” che in latino vuol dire succo: il succo della terra, lo ius soli, il fertilizzante del futuro. Ma Salvini e Meloni non le risponderanno: fingono che questa ingiustizia abbia a che fare con il controllo dei flussi migratori, con l’orientamento politico, con la criminalità e con gli stupri».

Ora, quasi ogni sillaba di questo breve testo trasuda un messaggio ideologico su cui sarebbe interessante fermarsi, ma è soprattutto la traduzione di ius soli con «il succo della terra» che cattura l’attenzione. Non solo nostra, se è vero che il 23 marzo Merlo è stato costretto a rispondere ad altre lettere sullo stesso tema da parte di chi ironizzava su un ipotetico «succo della prima notte» (ius primae noctis). «Il significato di succo, brodo, è nei dizionari», replicava secco il giornalista.

E in effetti è così: nei vocabolari di latino, alla voce ius, si trova sia «diritto» che «succo». Il che non significa, ovviamente, che i due sensi siano equivalenti e che si possa giocare con le parole come fa Merlo. Sarebbe come dire che la pesca è lo sport più dolce del mondo, come testimonia il nome del frutto omonimo. Insomma, è una supercazzola. Secondo Varrone, peraltro, i due termini sarebbero sì omofoni e omografi, ma avrebbero origine diversa: «Ex iure (al sugo) è detta la carne perché è più saporita (iucundum) per il condimento».

Altre speculazioni su una presunta radice comune fanno invece derivare il senso culinario da quello giuridico (i cuochi chiamati ad applicare la «legge» dei giusti condimenti) o viceversa il senso giuridico da quello culinario (il ripartire i pezzi dell’animale sacrificato come prima operazione di «giustizia»). Sia come sia, già gli antichi trovavano divertente l’equivoco, tanto che Cicerone riporta di come i siciliani, per criticare le ruberie di Verre, parlassero di ius Verrinum, cioè la «giurisdizione di Verre», che però suonava come un poco simpatico «brodo di porco». Tutto molto bello, ma, al di là delle curiosità da filologi, fino a oggi nessuno aveva mai proposto con tanta impudenza l’intercambiabilità dei due significati.

Succo o fertilizzante?

A dirla tutta, nel suo volo pindarico sul latinorum Merlo sta plagiando l’architetto Renzo Piano, che nel 2017, intervistato proprio da lui, aveva detto esattamente la stessa cosa: «…ius che in latino vuol dire anche il succo, lo ius soli dunque, il succo della terra, l’essenza della nostra terra, il fertilizzante del futuro». Ma anche al netto della radice inventata, il pasticcio linguistico sta in piedi con lo sputo. «Succo» e «fertilizzante», infatti, non sono la stessa cosa. Sono, anzi, il contrario: il succo è l’essenza interna di un elemento o, in questo caso, di un terreno (succus da sugere «succhiare», cioè estrarre dall’interno). Voler trasportare l’immagine del «succo» nel dibattito sulla cittadinanza richiamerebbe semmai l’autoctonia ateniese, l’idea, cioè, di un radicamento ancestrale in una terra, ovvero l’esatto opposto dell’idea dello ius soli.

Il fertilizzante, invece, è un elemento aggiunto dall’esterno per rendere fertile un terreno che, evidentemente, di suo non lo è. È l’esatto opposto del «succo» e, trasposto nel gergo politico, richiama esattamente la retorica autorazzista degli immigrazionisti: l’Italia e l’Europa come terre irrimediabilmente sterili, povere, manchevoli di un elemento vitale da importare dall’Africa. Resta poi da capire, una volta data per assodata la traduzione ius = succo, come tradurre ius sanguinis. Un inquietante «succo di sangue»? Ed ecco che da Varrone passiamo a Massimo Boldi e alla sua mitica «spremuta di sangue».

La sinistra più “imbecille” di sempre

Tolta la stramberia etimologica, con relativa spiegazione raffazzonata, resta tuttavia il senso generale della risposta, che è eloquente di per sé. Laddove Salvini e Meloni – dice Merlo – buttano in caciara il dibattito sulla cittadinanza facendo retorica qualunquista e razzista, i bennati del mondo democratico sanno dare risposte serie. E quali sono queste risposte serie? Un gioco di parole inventato, ma che sarebbe grottesco anche se avesse qualche aggancio etimologico reale. Il che, sia detto per inciso, chiude la questione sulla presunta superiorità intellettuale della sinistra e sui suoi stringenti argomenti.

Come si fa, infatti, a liquidare la questione dello ius soli facendo poesiole da terza elementare sul «succo della terra»? Cosa vuol dire? Si tratta di un gergo tautologico, che gira a vuoto, che si parla addosso, ma alla fine completamente annichilito, in cui il significato scompare e restano solo significanti che suonano bene alle orecchie progressiste. Siamo veramente di fronte alla sinistra più imbecille di sempre. Ma nessuno si offenda: «imbecille nel senso che imbelle», come dicevano Aldo, Giovanni e Giacomo. Altro che Merlo: date la pagina delle lettere ad Ajeje Brazorf.

Adriano Scianca

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4 comments

Fabio Crociato 1 Aprile 2021 - 7:58

Sono però coerenti, la “qualità” di ciò che desiderano farci succcare è in linea con l’ andazzo del mercato…
Tutto torna.

Reply
SergioM 2 Aprile 2021 - 2:34

Se vogliamo giocare con le parole ……. non serve neppure il latino .

Sei un Merlo vuol dire , da dizionario , sei :

uno sprovveduto e sempliciotto,

e ben sprovveduto è chi vuol spremere , frullare o centrifugare una zolla !!

….. ma COME mangia questo ! 🤣 🤣

l’ incolto trinaricciuto potrebbe leggere la “Poesia del Pane” ,anzichè fare il MANGIATERRA

ma NON rivelategli il nome dell’ autore …….

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