In principio il Nobel venne assegnato a gente come Carducci, Deledda, Hamsun, Pirandello, Yeats. Bellissime le parole del poeta irlandese che, ormai vecchio, dopo l’assegnazione del premio, celebrò la vita nella sua organicità: “La mia medaglia mostra un giovane intento ad ascoltare una Musa. Una volta ero bello come questo giovane, ma i miei versi inesperti erano pieni di acciacchi, come se la mia Musa fosse vecchia; ora sono un vecchio reumatico ma la mia Musa è giovane e bella, oh se lo è!”. Poi arrivarono le nomine discutibili.
Che dire dell’esclusione di Jack Kerouac, l’esplosivo spregiatore del sogno americano, autore della Beat Generation che nel 1951 diede alle stampe On the Road? O di Orwell che con 1984 denuncia le contraddizioni e le follie dei regimi liberticidi e ci insegna che ci sono tanti modi di togliere la libertà? Sono gli anni in cui, al loro posto, vincono il premio celebri sconosciuti come Par Fabian Lagerkvist. E Ray Bradbury? Certo, rivoluzionario com’era avrebbe rifiutato il Nobel. Eppure al suo posto negli anni, sono stati premiati Imre Kertesz, John Maxwell Coetzee, Toni Morrison, Derek Walcott.
E ancora,Chuck Palahniuk, altro grande escluso, dallo stile secco e minimale come quello di Cesare, il lucidissimo romanziere francese Drieu La Rochelle ed Ezra Pound. Lui sì che, come Omero e Dante, aveva scritto il poema enciclopedico di una civiltà, i Cantos. Lui sì che aveva previsto i vari crack finanziari che attanagliano la nostra epoca e ne aveva individuato il peggiore dei mali: l’usura.
Roberto Guiscardo