Roma, 11 ott – Nelle scorse settimane, durante le travagliate giornate in cui pareva che il governo sarebbe caduto da un momento all’altro sotto la spinta di un Berlusconi politicamente agonizzante, il premier Enrico Letta aveva più volte affermato che se il suo esecutivo non avesse avuto più i numeri, la Legge di stabilità l’avrebbe scritta Bruxelles, salvo poi affermare in sedi diverse, l’ultima in ordine temporale alla Fiera del Levante di Bari lo scorso mese, che : ”La Legge di stabilità la scriviamo noi, non viene più scritta in Europa perché siamo usciti dalla procedura per deficit eccessivo”.
La realtà, ovviamente, rispetto a come la racconta il Premier, è ben distorta, poiché, comunque vadano le cose, la legge di stabilità verrà scritta proprio a Bruxelles. E non solo quest’anno, ma per tutti gli anni a seguire. Ciò, per il semplice motivo che dal 2013 è entrato in vigore il Two Pack. Il Two Pack, approvato dal Parlamento Europeo nei mesi scorsi, in sostanza, è un pacchetto normativo composto da due regolamenti volti a rafforzare il coordinamento delle politiche fiscali dei paesi dell’Eurozona. Invero, il primo recepisce misure speciali per il monitoraggio e la valutazione delle politiche economiche degli Stati alle prese con deficit eccessivi. Mentre il secondo tende a fissare i criteri d’intervento verso quegli Stati in difficoltà finanziaria.
In particolare, queste nuove misure, obbligheranno i singoli governi nazionali a presentare alla Commissione Europea, entro il 15 ottobre di ciascun anno e prima dell’approvazione da parte dei singoli parlamenti nazionali, le rispettive manovre di finanza pubblica al fine di consentire di verificare il rispetto degli impegni presi con le autorità europee nei primi sei mesi dell’anno (il così detto semestre europeo). In caso di mancato o carente rispetto degli accordi sottoscritti, la commissione europea potrà chiederne la modifica, seppur in assenza di diritto di veto. Nel caso in cui il paese dovesse disattendere le raccomandazioni, oltre a subire azioni legali, potrà incorrere in procedure per deficit eccessivo e nel caso anche in sanzioni economiche. Inoltre, sempre la Commissione Europea (organo autoreferenziale privo di qualsiasi investitura democratica) potrà mettere sotto stretta sorveglianza i Paesi “minacciati da difficoltà finanziarie”, obbligando governi a colmare e redimere le cause strutturali, sottoponendo il proprio operato a controlli trimestrali stringenti da parte di una taskforce dedicata.
Riassumendo, il Two Pack costituisce un’ulteriore cessione di sovranità verso strutture e organismi sovranazionali autoreferenziali “democraticamente” eletti da nessuno.
La scadenza del 15 ottobre – data limite per la finanziaria – non è certamente vincolante e non sarà dal giorno successivo che l’Italia verrà commissariata. La seconda scadenza è stata fissata a fine ottobre (limite per presentare le coperture dell’Imu e di quei altri provvedimenti necessari a riportare il deficit sotto il 3%). Se non si rispetta la prima, Bruxelles potrebbe probabilmente concederci qualche giorno di flessibilità, poi procedere con qualche richiamo esplicito. Essendo un obbligo legale, i governi sono tenuti a rispettarlo ma non ci sono sanzioni previste in caso di violazione. Se non si rispetta la seconda, la Commissione prenderà atto dell’aumento del deficit nelle sue previsioni economiche del 5 novembre, mettendo nero su bianco quel 3,1% previsto dal governo (o superiore in caso di analisi differente dei tecnici) che potrebbe farci rientrare in procedura d’infrazione a maggio prossimo.
Quello che ci apprestiamo a vivere non è un anticipo di commissariamento, come si paventa da più parti, quanto piuttosto l’invito a impostare la prossima legge di stabilità secondo alcune direttrici di marcia cui difficilmente ci si potrà sottrarre. Anche perché si tratta di condizioni che l’Italia è chiamata a rispettare avendo sottoscritto trattati e impegni che in ottica europea appaiono inderogabili.
Giuseppe Maneggio