Home » Natale di Roma, ovvero il dovere di ricollegarsi al solco di Romolo

Natale di Roma, ovvero il dovere di ricollegarsi al solco di Romolo

by Marco Battistini
0 commento

Roma, 21 apr – Sacro confine, netta divisione tra il noi e un loro. Il 21 aprile 753 a.C. sul Palatino nasce Roma: il solco tracciato da Romolo – discendente della stirpe reale di Alba Longa, quindi di Enea – segna il primo pomerium di quello che sarebbe diventato il più grande impero che l’Europa abbia mai partorito.

Roma (non) fu fatta in un giorno

La saggezza popolare vuole che l’Urbe non sia stata costruita in un giorno. Vero, ma solo in parte. Ossia pensando alla sua magnificenza, a quel villaggio di pastori guerrieri che – nel corso dei secoli – conquistò tutto il mondo allora conosciuto. Ma Roma, nata dal solco di Romolo, fu figlia di un preciso rito di fondazione. Un punto zero che ha unito cielo e terra, forza verticale conficcata nell’orizzontalità. Mito che si fonde con la storia: recenti studi archeologici hanno d’altronde confermato la presenza sul suddetto colle capitolino di un insediamento fortificato databile – appunto – intorno alla metà dell’ottavo secolo a.C. Inoltre secondo una suggestiva teoria di qualche anno fa i primi monumenti sacri ricalcherebbero al suolo un determinato ordinamento astrale. Ovvero l’allineamento dei pianeti all’alba di quel fatidico 21 aprile.

La conosciamo come Città Eterna. Un’idea-forza come Roma, d’altronde, non può essere circoscritta nel tempo. È destinata, al contrario, a ritornare. Luogo sacro nel medioevo, qui venne incoronato il sovrano europeo da Carlo Magno in avanti. Il Rinascimento rivalorizzò forme pagane e cultura classica, lo stesso Napoleone ebbe un immaginario romano.

Roma, il solco di Romolo destinato a vincere il tempo

La sua eco, insomma, è destinata a perdurare. Anche in questo tempo liquido, quando non ologrammatico. A patto che ci sia qualcuno che sappia ricollegarsi al mito di Roma – al contempo italica e caput mundi – e al solco di Romolo. Ritrovando la propria Itaca interiore in mezzo al mare in burrasca. Nella corretta forma, con modalità ancora inedite. Recuperare il centro, prendere la giusta direzione. Perché, vale la pena sottolinearlo, le capacità non ci mancano.

Pensiamo alla Firenze rinascimentale o ai moti del Risorgimento, a Napoli e nelle regioni settentrionali. Seconda nazione più antica dopo la Grecia, l’Italia misura la sua grandezza con quella di Roma. E si compie solo come protagonista nello scacchiere internazionale, portando al servizio della causa la mercurialità del sapersi adattare e della scaltrezza – nell’accezione positiva del termine.

Un cambio spirituale e antropologico

Con una precisa origine e una determinata identità, ci siamo affermati in ogni campo possibile (architettura, arti, scienza, scoperte) grazie a Roma. Bagnata dal sangue di Remo, l’Urbe nasce nel segno della guerra. L’Italia poi si proietta per natura sul Mediterraneo – quindi Africa, Medio Oriente e India – e verso il centro del Vecchio Continente. Ponte tra mondi diversi ma, dall’altro lato della medaglia, primo bersaglio del nemico.

Figli di Marte, cosa significa duemila anni dopo riappropriarsi anche di questa marziale peculiarità? Vuol dire rompere con la fazione castrata della debolezza, rifiutare il grigiore delle scuse. Spirito di affermazione culturale, conquista del sapere, accelerazione in campo tecnologico. “Cantami, o Diva, l’ira funesta del Pelide Achille”: il poema fondativo della nostra civiltà – l’Iliade – inizia non a caso con quel furore produttivo che affretterà la caduta di Troia per poi generare Roma, ovvero il solco di Romolo. 21 aprile, storia e mito di numi immortali da risvegliare.

Marco Battistini

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati