Roma, 8 mar – Che il femminismo militante, oggi, sia parte integrante dell’ideologia dominante – sia pur con qualche significativo motivo di disallineamento, pensiamo solo ai conflitti con le rivendicazioni dei trans – è un fatto che sarebbe difficile contestare. Lo testimoniano la sua volontà di parcellizzare la società in tante nicchie sociologiche in conflitto tra loro, lo spirito di rivendicazione rancorosa e vittimista, l’odio per il maschio e per il padre, la logica dei «diritti», lo spirito questurino e delatorio, la tendenza alla spoliticizzazione – tutte cose che incardinano il femminismo militante nel cuore del peggiore spirito del tempo.
L’anti-femminismo della destra reazionaria
E tuttavia, più passa il tempo e più questa constatazione sembra non bastare per inquadrare le problematiche di genere della contemporaneità. Più passa il tempo e più la critica al femminismo, da sola, sembra priva di sbocchi. Sembra, anzi, mostrare sempre più i suoi limiti, soprattutto in quel mondo della politica e della cultura alternativo alla sinistra, che nell’antifemminismo di maniera trova la sua prima e ultima parola sull’argomento, con toni che peraltro si fanno più truci e con visuali sempre più limitate con il passare del tempo. Questo ripiego è del resto tipico della fase neo-reazionaria che sta attraversando oggi la destra, che sembra aver deciso di ergersi a difesa di un recente passato idealizzato a cui bisognerebbe riportare le lancette: quello in cui c’era il posto fisso, eravamo «sovrani», non avevamo così tanti stranieri e, per l’appunto, le donne stavano «al loro posto». Un po’ anni Ottanta del Novecento, un po’ anni Ottanta dell’Ottocento, ma saltando a piè pari le fasi di accelerazione e modernizzazione che stanno in mezzo. Alle pretese sempre più strampalate e fanatizzate del femminismo militante, si vorrebbe quindi rispondere facendo finta che il femminismo non sia mai esistito, che non abbia raccolto mai, in nessuna sua fase, delle istanze legittime, che la storia possa rotolare all’indietro a piacimento.
Anti-femminismo? Piantiamola col bigottismo confessionale
A tale deriva contribuisce certamente il ritorno di fiamma di un certo bigottismo fondamentalista cattolico che, comunque, a destra «fa opinione» e crea senso comune anche fra chi non abbia marcate tendenze confessionali, saldandosi talvolta persino con certe simpatie filo-islamiche che, dal sacrosanto ambito storico, geopolitico o esoterico, sono col tempo scivolate verso un’accettazione aproblematica dei valori della sharia come luminoso e auspicabile modello di società. Ma c’è di più: a questo miscuglio si uniscono sempre più spesso tendenze e paranoie tipicamente americane, la cui importazione è favorita dai social. Pensiamo per esempio a certa post-ironia apertamente misogina mutuata dall’alt-right americana, che non di rado flirta con sottoculture deliranti, come quella degli incel, i «celibi involontari», giovani maschi soli che sviluppano rancore nei confronti del mondo femminile.
E poi, trovandosi in rete, coagulano questa frustrazione in una visione del mondo reazionaria volta a riportare il mondo a una immaginaria «tradizione» il cui principale merito sarebbe quello di inibire alle donne la facoltà di scelta sessuale e quindi di assicurare autoritariamente una partner per tutti. Che questo tipo di idee fioriscano negli Usa è cosa che non stupisce, essendo l’America la terra dei matti per definizione. Ma sempre più spesso, molto più di quanto si immagini, esse trovano terreno fertile anche da noi.
La donna fissa e l’uomo immobile
Da tutto ciò emerge come una riflessione sull’argomento non sia più rinviabile. Fare sarcasmo sulle deliranti proposte di qualche collettivo femminista dell’università del Michigan non può più bastare. In un libro di qualche anno fa, Contro l’eroticamente corretto (Bietti), ho cercato di inquadrare tutto il nodo di problemi relativo a sessualità, famiglia, omosessualità, femminismo, identità maschile e identità femminile in una chiave che non fosse solo critica, ma anche propositiva. Uomo e donna, intesi come concetti sociali – spiegavo – non sono «dati», ma vanno costruiti. Alle follie ideologiche non si risponde rispolverando categorie ovvie, naturali, aproblematiche, ma accettando la sfida e ripensando ruoli, funzioni, rapporti.
Non esiste una «donna» fissa, eterna, che il femminismo vorrebbe pervertire e a cui bisogna tornare, non esiste un «uomo» altrettanto immobile messo a repentaglio dalla «nuova mascolinità». Per quanto (talvolta legittimamente) i modelli familiari e sessuali dei nostri nonni possano apparirci preferibili a quelli oggi di moda, resta il fatto che essi non torneranno. Esistono certamente delle costanti antropologiche e biologiche che definiscono la base dell’identità maschile e femminile, ma su questo fondale lavorano da sempre categorie culturali e modelli sociali.
Aprire il dibattito, concretamente
Se ho fatto riferimento a un mio libro non è per vanità o autopromozione, ma semplicemente perché il discorso è talmente vasto da non essere esauribile in un semplice articolo. Per riassumerne brutalmente in questa sede gli argomenti e non lasciare la provocazione priva di sbocchi, mi limiterò ad accennare a due punti: a) il rapporto del maschio con il selvatico, con il suo essere «lupo», è allo stesso tempo necessario e problematico. Se l’ideologia dominante vorrebbe semplicemente sopprimerlo, il compito di chi vuole ripensarlo deve invece essere quello di ripensare una cornice di riti e simboli per sublimare questa identità ancestrale senza negarla; b) l’identità femminile non può essere pensata che in forma plurale. A tal proposito, mi rifaccio per esempio ai sette archetipi proposti dalla psicologa junghiana Jean Shinoda Bolen: Artemide, Atena, Estia, Era, Demetra, Persefone e Afrodite.
Questo in sede culturale o «metafisica». Se il discorso sembrasse troppo astratto, tuttavia, si può fare qualche passo in una direzione più concreta. Per esempio: al netto della retorica boldriniana e delle bislacche quanto inutili iniziative legislative, è davvero impossibile per noi aprire un dibattito sulla violenza contro le donne, che certo non porti alle estremizzazioni o alle colpevolizzazioni generiche tipiche dell’approccio dominante, ma che non di meno riconosca che il problema esiste? Ci servono meno memi antifemministi e più domande di questo tipo. Anche se postare i primi è molto più comodo.
Adriano Scianca
26 comments
Egregio A. Scianca, penso sia sempre corretto l’ esame e studio a tutto campo ma, c’è un ma, vogliamo cominciare a dire che se non si è a posto con se stessi, non si può essere a posto con gli altri?! In breve sostanza c’ entra a poco la differenza sessuale! Ovvero siamo ancora in tempo ad affrontare la questione dal punto di vista sociale, piuttosto che bio…. O no?
L’autore di questo articolo fa il gioco delle femministe, ma non se ne rende conto. Non sa manco cos’è il femminismo. Non capisce le donne. E tantomeno conosce la tradizione. Poi si permette di definire l’America come la terra dei matti… Ma studia di più e fai meno il filosofo! Avresti solo da imparare dagli americani!
Parlo in generale sull’argomento senza riferismo a cose o persone precise:
Per quello che sento in giro, questo dialogo viene spesso banalizzato:
presunti uomini misogini da una parte – femminismo dall’altra.
presunta violenza sulle donne da una parte – femminismo dall’altra, come se nel femminismo stesso la violenza e la misandria(oltre che l’odio verso donne che hanno la sola colpa di non essere allineate) non esistessero. Questo vedo spesso in tv.
Non è questo il modo di affrontare l’argomento che è vasto e complesso a mio modesto parere.
Così come anche la visione di alcuni, ovvero: destra da una parte e femminismo dall’altra, è antiquata.
Ho fatto un piccolo elenco dei luoghi comuni che sento in giro: molte delle femministe più estreme, che sfociano nella misandria e nel vero odio del genere maschile(una sorta di maschilismo al contrario), che ho conosciuto, sono di destra e non di sinistra. Moltissimi antifemministi sono di sinistra. Insomma: esiste “tutto e il contrario di tutto”. Esiste il “libero pensiero” fortunatamente. Le persone non sono schierate come in una partita di calcio(ancora). A seconda delle esperienze personali, del modo di pensare troveremo nello stesso partito opinioni diverse sullo stesso tema trattato. Non sempre due femministe stesse sono d’accordo.
Esistono varie correnti, interessi politici, “elettorali” etc..
Vorrei aggiungere che ad essere in contrasto con alcuni gruppi femministi e trovarsi attaccate, offese, derise, spesso sono “donne”, semplicemente non allineate con la stessa “linea di pensiero”.
Questo viene spesso dimenticato.
Non generalizzo, ci sono tante correnti, “persone diverse”, come ci sono “lotte” che ritengo puramente sensate, innegabili, altre ridicole! Non vorrei essere frainteso. Ho solo fatto un elenco di cose che “esistono”. Anche dare del “misogino” a chiunque non sia allineato è una vecchia tattica di chi non vuole affrontare un “contraddittorio” fatto di argomenti e non di slogan. Come non è raro vedere dati gonfiati sparati(a seconda dell’ideologia pro- o contro) nei media senza andare neanche a controllare. Insomma esiste di tutto purtroppo..
A mio parere sono argomenti che vanno trattati nella maniera più “certosina” possibile, magari citando un politico o l’altro per avere idee precise, e parlare di qualcosa di “specifico”, visto che dietro alla parola “femminismo” c’è ormai di tutto.
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Ci sono anche un numero enorme di maschi ai quali delle loro lotte non importa proprio niente, che cavalcano questa parola per motivi economici o elettorali. Anche loro fanno parte di alcuni movimenti.
Chiudo dicendo che chi pensa di tornare a una società tradizionale, donna o uomo che sia, trovo che sia un illuso.. nel senso che è come sperare che 100 miliardi possano cadere dal cielo. In una società ultra capitalista e globalista, governata dai mercati, che è anni luce lontana anche solo da quella di 40 anni fa.. senza andare a un passato lontanissimo, non ha proprio senso parlare di cose lontanissime.. chi lo fa, è ovvio che lo faccia per raccimolare qualche voto in più prendendo in giro. (a mio parere).
(che significa società tradizionale poi? i pagani avevano una cultura, i cristiani un’altra, e sono sempre europei.. senza arrivare ad altre religioni.. Islam o altro.. anche in Europa non esiste una società tradizionale comune, nei rapporti tra uomini e donne, esistono tante sfumature)
In conclusione: visto che esiste tutto e il contrario di tutto, nella società moderna, più che parlare di femminismo o anti-femminismo, è interessante parlare di un argomento, analizzare i dati, verificare che siano stati presi correttamente(importantissimo e non accade quasi mai), etc.. a mio parere.
In effetti ormai il femminismo ha fatto troppi danni,perchè si possa tornare indietro.
Quindi la cosa ragionevole è la nascita di un MASCHILISMO REATTIVO,nel senso che
non voglia tornare indietro,bensi andare avanti:
d’altronde perchè dovremmo tornare indietro?
ormai abbiamo perso tutti gli onori che avevamo in quanto uomini…onori che con moltissima fatica e autoinganno da parte nostra controbilanciavano appena in parte,gli oneri del dover essere..SEMPRE, Atlante.
Oggi non ha più alcun senso,portare questo peso…
e molti uomini se ne stanno accogendo.
Quindi pronostico che presto…sotto l’onda dello sciopero di atlante
(cioè mgtow,in salita verticale dovunque in occidente)
e della rabbia di centinaia di migliaia di uomini che un bel giorno si svegliano dal sogno,
sia il femminismo che la cultura stessa (nelle vesti dello stato)
dovranno ingoiare parecchi bocconi amari…
e concedere anche a noi gli stessi diritti che rivendicano per loro.
Tra questi,
Assoluta parità legale inserita in costituzione:
(fine immediata delle quote rosa,delle azioni affermative,dell’obbligo di rappresentanza nei cda,della rappresentanza obbligata in politica…introduzione della parità di prestazioni nelle forze armate,parità di rappresentanza in pattuglia e in guerra,fine delle separazioni estorsive,dei mantenimenti per la ex moglie o ex convivente,del furto della casa di proprietà e simili…
fine dell’obbligo di rappresentanza sanitaria in mano al cogniuge,equiparazione assoluta delle pene penitenziarie e sanzionatorie a parità di reato,fine dell’inversione dell’onere della prova,ecc ecc ecc)
Parità di diritti riproduttivi:
istituzione del diritto di rifiuto della prole (esattamente come per la legge “madre segreta”)
istituzione dell’obbligo di esame dna alla nascita (padre sempre certo)
istituzione del diritto per gli uomini,di rivolgersi a utero in affitto e ovulo anonimo,se
non vogliono piegarsi alle imposizioni della madre per poter avere accesso alla riproduzione
(ora vietato dalla legge,grazie a giorgia meloni e mara carfagna…sempre in disaccordo,tranne che per danneggiare gli uomini)
istituzione dell’obbligo di consenso scritto e limitato nel tempo da parte del padre,per avere dei figli
(fine delle squallide cause per attribuzione di paternità non volute…SEMPRE portate avanti quando c’è ciccia da spolpare)
e gia che ci siamo,è ora di riequilibrare le cose in parità di genere anche in ALTRI campi:
per esempio,
– divieto eterno di risarcimento,in caso di denunce per violenza carnale:
fine delle false denunce (85% circa,citato da carmen pugliese magistrato durante anno giudiziario)
– istituzione della reclusione parificata alla calunnia in caso di denuncia da innocente (mi denunci per qualsiasi cosa,compresa la violenza carnale?
D’accordo. ma se non riesci a provare la tua accusa,in carcere ci finisci TU e per lo stesso tempo che ci sarei finito io se avevi ragione)
ed è solo un breve riassunto…delle prime cose che mi vengono in mente.
E non accenno nemmeno alle norme legali necessarie dal punto di vista maschile:
sulla tutela dei casati e dei capitali,
sulla fine delle eredita legittime obbligatorie,
sulla limitazione delle responsabilità genitoriali,
ecc
ecc
ecc
quindi tutto il tuo discorso sulla destra reazionaria,sugli incel sul bigottismo confessionale ecc
lascia il tempo che trova:
è PURA FILOSOFIA,mentre noi uomini vogliamo fatti:
e fatti ci daranno a breve,per amore o per forza.
E questo è un avvertimento,per tutti coloro che siedono nei partiti:
svegliatevi e datevi da fare anche per noi,o vi passeremo sopra provvedendo per conto nostro:
non volete dovervi confrontare a breve…con un VERO PARTITO CHE PENSI ESCLUSIVAMENTE AGLI INTERESSI DEGLI UOMINI,VERO?
ancopra censura,eh?
guardate che le idee sono come il denaro e come il letame:
se non si spargono NON servono a niente.
e dio solo sa che in italia c’è assoluto bisogno,di idee nuove…
Dai su, sei stato completamente smerdato e sotterrato con argomentazioni chiarissime su twitter, tu e l’altro scemo cuculo di adinolfi, e continui a scrivere minchiate del genere? Ma poi “anti-reazionarie”…ma ti rendi conto che voi dovreste tecnicamente essere quelli che vanno controcorrente? E poi siete anti-reazionari contro coloro che tra pochi decenni bruceranno tutto questo schifo creato da VOI boomers che avete emancipato le donne ritenendole “sacre matriarche” e puttanate del genere, e bruceranno anche voi? Lo volete capire che siete finiti e l’unico modo per salvarvi è supportarci in questa rinascita? No? Allora siete nostri nemici e come tali vi considereremo. Occidente tra l’altro già morto, il tasso di natalità delle donne italiote è 0,9, non conto il restante perché si tratta appunto di immigrate con foglio di carta di cittadinanza italiana, quindi non italiane. Fareste meglio a concentrarvi su come rieducare la femmina e su come essere uomini invece di prendervela con chi ha inquadrato il problema e cerca di porvi rimedio. Un movimento di gente che dovrebbe essere “erede del fascismo”, anti-reazionario. Alè. Borghesi boomers classe media senza reali preoccupazioni. Alle prossime elezioni voi di casadown fate la coalizione con qualche partito di sinistra liberale come potere al polipo. Fate prima, credetemi.
Comunque dovete accettare che il problema è completamente sfuggito al controllo sociale, se state così terrorizzati all’idea, ripeto, UNITEVI a noi. Oppure crepate. TERTIUM NON DATUR.
Pippone retorico sul nulla per non ammettere la bomba sociale e il degrado cosmico che stanno scaturendo dal fatto che il 51% dei giovani è single e che 1 uomo su 3 non ha avuto partner sessuali negli ultimi due anni mentre non esiste minimamente lo stesso problema per le donne.
Mettete la testa sotto la sabbia (tanto ormai siete sdraiati sul liberalismo sionista post-moderno anche voi) per non voler vedere l’ovvio. La storia farà i suoi cicli e il suo ciclo. Non frignare se tra 20 anni saremo per motivi matematici sotto sharia o completamente soggiogati alla Cina trans umana (che fa benissimo a sottometterci, dato che siamo ormai in modalità autodistruzione). Soprattutto non dite che gli incel kattifoniiii non vi avevamo avvertiti
PS: Scianca, va bene tutto ma sentire usare la parola “reazionario” come insulto da uno di Casapound no eh!
PSS: Allah è grande e Maometto è il suo profeta
Ed io sono il sultano!
P.S.
Il vero profeta è il Redpillatore. Io sono il suo vice.
Che poi oh, persino Valentine de Saint Point (autrice del manifesto della donna futurista) si convertì all’Islam e alla tradizione. Per dimostrare che ogni spirito libero (persino quando donna ed emancipata!) può pure fare il dadaista, il nietzscehano, il futurista, ecc., ma alla fine ritorna sempre all’alveo originario di ogni vera libertà (da Platone a Guenon ed Evola!.
Egregio dott. Scianca, credo che il dibattito sia viziato da pregiudizi e ideologismi alimentati ad arte a sostegno della tesi che vede il maschio eterosessuale come violento e vigliacco. Ma, se non ricordo male il dato del Min. Interni, nel 2018 i cosiddetti femminicidi sono stati 116. Nello stesso anno sono stati 116 gli uomini uccisi in Italia per mano femminile (+ altri 4 connazionali uccisi all’estero). Cifre esattamente identiche. Quindi il tema da indagare non dovrebbe essere il femminicidio tout court, ma le dinamiche che scatenano questi atti di violenza all’interno della coppia.
[…] mi è stato segnalato un articolo di Adriano Scianca pubblicato in data odierna sul Primato Nazionale, dove in occasione del giorno dedicato alla […]
[…] FONTE: https://www.ilprimatonazionale.it//cultura/perche-anti-femminismo-maniera-non-puo-piu-bastarci-184909… […]
“Si ripaga assai male un maestro se si rimane sempre allievo”
Caro Adriano, non ti ho mai scritto, ma ti ho sempre letto. Mi permetto il “tu latino” perché sono stato virtualmente tuo allievo per gli ultimi tredici anni, da quando, in pratica, assieme a Stefano Vaj, mi hai fatto conoscere il pensiero di Giorgio Locchi con cui, finalmente, riuscii a conciliare i mie due maestri “sempre-litiganti”: Nietzsche ed Evola (insomma, la Terra e il Cielo).
Ero per lavoro in Germania e durante le ore di “cazzeggio culturale” (si può dire che anch’io abbia fondato qualcosa…) cercavo le “equazioni personali” per poter continuare a vivere. Uscivo da una relazione virtuale con colei che credevo il mio ideale ma che si era rivelata il mio veleno: un po’ come la Dolores di Westworld (e dire che l’avevo conquistata con l’Elisir d’Amore di Donizetti). Avevo la psiche devastata dall’aver sentito parlare di “inutilità del maschio” e di “mondo di sole donne finalmente pacifico” non dalla solita strega femminista, ma da chi si professava (e probabilmente era) mia amica e confidente.
Iniziavano proprio in quegli anni (2008) le follie del neo-femminismo (tipo la condanna per uno sguardo) e il martellamento mediatico antimaschile (di origine svedese, come gli esperimenti per un mondo senza maschi e senza sesso e le proposte di tassa per il figlio maschio) ed ero davvero sull’orlo del suicidio, se non fisico almeno mentale (proprio quando avrei avuto bisogno di autostima e fiducia per affrontare l’inizio della carriera lavorativa). Furono le tue parole sul mito, su Dumezil, sulla concezione sferica del tempo, ad avere su di me lo stesso effetto di quel libro orientale su Evola (quando, leggendone un passo sull’estinzione, abbandonò i propositi suicidi).
Mi permisero di costruire una Weltanschauung virile, guerriera e aristocratica con cui, ancora oggi, resisto alle intemperie (e, soprattutto mi fecero capire che nessuna “battaglia” sarebbe mai stata vinta dagli uomini senza riabilitare il concetto di guerra, di contro alla mitologia matriarcale della pace e dell’uguaglianza).
La mia riconoscenza dovrebbe quindi andare forse al di là di quella verso un maestro, ma oggi ti devo sfanculare come lo zio Friedrich fece col camerata Richard.
E’ da un po’ per la verità che ti vedo “imborghesito”, come se la posizione di direttore ti abbia dato quella patina “snob” di “criticone ex cathedra” che troppo spesso vedo negli “accademici” ufficiali e nei direttori di giornali mainstream (e opporsi ai BLM non era abbastanza perché… e stare con Trump non era abbastanza perché… ed essere anti-comunisti non era abbastanza perché… ora manco ti va più bene essere antifemministi…).
Non pensavo, però, di leggere queste quattro scemenze di frasi fatte firmate da te su questo giornale. La mia sorpresa è pari a quando qualche anno fa vidi su Autosprint un articolo boldriniano che giustificava l’abolizione delle grid girls…
IL RATTO DELLE SABINE (perché reagire al femminismo apre un mondo)
La critica “neoreazionaria” al femminismo sarebbe priva di prospettive? Ridurre lo strapotere sessuale femminile sarebbe “paranoia americana”? “Quei tempi” non torneranno?
Ma non sei tu ad averci insegnato che il mito non è “passato”, bensì “meta e modello” per il futuro? E che ogni nuovo discorso, ogni nuovo logos, si deve dire con il linguaggio suggestivo (e a volte anche contraddittorio) della fase mitica?
E allora è il “Ratto delle Sabine” a dover fondare la nostra “narrazione”. Dalla prospettiva femministaesso sarebbe uno “stupro” in quanto non sono state le donne a scegliersi il “rapitore”.
Dal superiore punto di vista del mondo virile fondatore di città e civiltà, proprio ciò rende invece l’episodio mitologico non una violazione del diritto, ma la fondazione stessa del diritto (in questo caso matrimoniale).
Due aspetti fondamentali infatti del ratto mitologico non rientrano affatto nello stupro inteso come crimine:
1) il fine non era la libido (o come direbbe la narrazione femminista, l’umiliazione o l’annientamento), bensì, a livello individuale, la formazione di una famiglia (“perché sciupi i tuoi occhi incantevoli con le lacrime? Quello che tuo padre è per tua madre, questo sarò per te”, Ovidio) e a livello sociale la fusione dei due popoli (quello “povero ma guerriero” di Romolo e quello “ricco” dei Sabini: questa è la fine dell’episodio).
2) I rapimenti non avvengono casualmente sulla base dell’istinto sessuale e della volontà del singolo di accaparrarsi la più figa, ma secondo un ordine stabilito che assegna le più giovani e le più belle a coloro che hanno guadagnato nel tempo maggiori meriti davanti allo stato.
Tutto questo rende l’atto di forza (in Latino: vis) qualcosa che si può chiamare stupro solo in quanto violazione di un precedente ordine “naturale” (quello, per inciso, in cui sono di fatto solo le femmine a scegliere, peraltro secondo criteri utili alla cieca propagazione della specie e incuranti delle necessità propriamente umane, e in cui solo il 5% dei maschi trasmette i propri geni) ma che, in quanto atto fondativo di un nuovo ordine (quello in cui tutti i cittadini possono avere una donna ed ognuno in base non al “bel faccino” o all’essere “bad boy”, ma alla propria capacita di agire in senso comunitario e anagogico), deve piuttosto essere chiamato civiltà.
Non in altro consiste la fondazione di una civiltà superiore se non precisamente in questo: la sostituzione dei criteri di selezione della vita dati dalla natura e comuni all’uomo come specie (e fatti valere soprattutto attraverso il potere sessuale femminile) con quelli costruiti da un nuovo tipo umano sulla base della propria specifica visione del mondo e della propria volontà di darsi un destino e di pro-gettarsi nella storia (mi hai insegnato tu questo lessico).
Le femministe parlano di civiltà (o cultura) dello stupro. Io, invertendo il giudizio morale su vis-roboris (da violenza a forza e fondamento) dico piuttosto (pensando a civiltà patriarcali per eccellenza come la Grecia e Roma) che “la nostra violenza si chiama civiltà!
REDPILL: perché i fatti ancora contano
Non tutti noi redpillati vogliamo “dare una donna a tutti” in modo “coercitivo”: quello è il progetto dell’ala “socialista massimalista”. Io, che sono un “socialdemocratico della figa” (ex-liberale), voglio solo che sia data nei fatti anche all’uomo la stessa possibilità di scelta e la stessa forza contrattuale posseduta per natura dalle donne (per via delle ben note disparità di numeri e desideri nell’amore sessuale).
E ciò passa NECESSARIAMENTE per la distruzione del femminismo (e delle sue assurde pretese di uguaglianza) e per il ripristino della possibilità per ogni uomo meritevole di costruire SOCIALMENTE tutto quanto in desiderabilità e potere può bilanciare il rapporto di forza contrattuale, il quale naturalmente sarebbe sbilanciato in favore femminile (ovvero l’esatto contrario della “parità di genere”).
Non può essere più il “bravo ragazzo” che fa uscire la “fanciulla in età da marito” (altrimenti relegata in casa)?
Non può più essere il “buon uomo” che rispetta le leggi e lavora ed è desiderabile da chi altrimenti sarebbe costretta all’indigenza o a farsi monaca?
Sia pure. Si inventi altro.
Ma il punto è che gli ultimi due decenni hanno reso improbabile (ed in futuro forse impossibile del tutto, se si applicheranno certi propositi) per le nuove generazioni di maschi riuscire solo con fortuna e merito individuale ad arrivare a livelli di “money” e “status” tali da annullare il “gender gap” di “possibilità di scelta” (che le donne vantano semplicemente perché la natura ha dato loro il grato e comodo ruolo di selezionatrici della vita, relegando noi a quello scomodo e ingrato di propagatori di seme).
Non siamo noi a pensare come se il femminismo non esistesse, ma il femminismo (assieme al mondo moderno e ai “bluepillati” come te) a parlare come se non esistesse la natura.
Studi genetici affermano che solo il cinque percento dei maschi trasmette il proprio patrimonio genetico allo “stato di natura”. E i “big data” di Tinder ti confermano che solo il 5 percento di “fighi” riceve apprezzamento dalle ragazze (che invece hanno corteggiatori anche quando “cesse”).
ATTUALISTI (ma senza perdere d’occhio né l’attualità né l’eterno che è attuale)
Va bene che tu esalti l’attualismo di Gentile e ti rifiuti di riconoscere qualunque dato “a priori”, ma non possiamo chiudere gli occhi davanti alla biologia. Del resto, da nietzscheani, abbiamo entrambi avuto Schopenhauer come educatore: “Poiché un uomo potrebbe generare cento figli in un anno avendo a disposizione altrettante donne, mentre una donna potrebbe generare un figlio solo (a prescindere dalle nascite gemellari), indipendentemente dal numero di uomini, la natura, che ha a cuore il bene della specie e non quello degli individui…” dai, non ti devo ripetere la “Metafisica dell’Amore Sessuale”. La sostanza è che l’uomo tende ad essere “poligamo” e la donna “ipergamica” (ovvero cerchi inconsciamente il “miglior padre per la futura prole” e, anche quando consciamente vuole solo divertirsi, desidera solo chi eccelle o come patrimonio genetico – vedi forza e bellezza – o come posizione sociale). Questo significa che il suo potere di scelta è molto maggiore (maggiore selettività e minore bisogno) e che solo una minoranza di uomini può avere il “premio”.
Orbene, se per “nietzscheani radicali aristocratici” questo potrebbe suonare dolce, è da considerare che, ahimé, i criteri con cui la società e le donne attuali classificano come “eccellente” un maschio non siano propriamente quelli che lo zio Friedrich avrebbe attribuito al suo superuomo e nemmeno a qualche tipo di “uomo superiore”. E’ questo il nodo: lasciamo pure che le donne selezionino i pochi, ma non lasciamo che i criteri di scelta siano dettati dal loro capriccio, dalle mode o dalla legge della giungla (vedi i “bad boys” che sono visti come “maschi alfa”).
Se vogliamo “costruire verso l’alto” come ci insegna il maestro, dobbiamo rendere sessualmente desiderabili (e quindi socialmente dominanti) le qualità “anagogiche” per eccellenza: la capacità e l’ordine del dire (senza le qual cose la ragione stessa sarebbe vana, come ci ricorda Quintilliano), la virtù e la conoscenza (come nella visione dantesca dell’Ulisse). Oggi invece chi studia, chi sa scrivere, chi è virtuoso (in senso rinascimentale, ovviamente, altrimenti Nietzsche ci sgrida) viene visto dalle “donne emancipate” come “sfigato”, “fuori moda”, “noioso”. E il prototipo del “figo” è invece il rapper ignorante col Rolex che sfotte nelle canzoni chi si è laureato ma sta fuori dal locale perché non è un calciatore o un influencer.
Quando Rousseau non era ancora una piattaforma, ma un filosofo che ogni tanto ci prendeva, diceva: “gli uomini saranno sempre ciò che le donne vogliono”. Ecco perché è indispensabile, se non si vuole sentire parlare di fidanzamenti combinati (che comunque sono sempre esistiti nelle epoche “eroiche” della nostra civiltà, quelle, per intenderci, che tu tanto esalti quando parli “in abstracto”), almeno “pressare socialmente” (e culturalmente, psicologicamente, economicamente, esistenzialmente) il desiderio femminile, sì da “rettiFICArlo” (verso l’alto). Altrimenti andremo sempre più verso il basso con la Ferragni e Fedez come modelli di “civiltà sessuale”.
UNA CARTA DEL CARNARO PER LA FIGA
Ti piace tanto la Carta del Carnaro? Allora è tempo di applicarla anche all’amore. La libertà sessuale è un diritto riconosciuto, ma, al pari della proprietà privata, deve avere anche una funzione sociale. E’ troppo importante l’impulso sessuale (uno dei quattro fondamentali per l’etologia, giusto? Me l’hai spiegato tu Lorenz!), per lasciare che la maggioranza della popolazione maschile viva nella frustrazione.
Perché le società patriarcali delle origini indoeuropee (la Grecia Omerica, la Roma Repubblicana, l’India Vedica, la Persia Iranica, la Germania Sacra e Imperiale – come vedi non me ne perdo una di quelle in rassegna con Dumezil spiegato da te) hanno fondato città e civiltà mentre quelle matriarcali sono rimaste al mesolitico?
Certo, ai più “evoliani” di noi piace pensare che il motivo sia metafisicamente legato al vedere come “vera vita” quella spirituale e ascendente data dal padre e non quella corporale e conservativa data dalla madre.
E ai più “superomisti” magari piace ritenere che aver dato al sesso in cui, fin da spermatozoo, vita e vittoria coincidono, la guida della società abbia condotto di per sè al successo.
Temo invece che, nell’umano e troppo umano del mondo reale, il motivo sia consistito nell’aver dato a (quasi) tutti ciò che il matriarcato non dava (quasi) a nessuno: la prospettiva concreta di un “premio amoroso” al proprio contributo alla costruzione “anagogica” dello stato. Ovvero proprio ciò cui tu irridi: dare a tutti una donna, riconoscere lo “ius chiavandi”, dare al buon cittadino un buon motivo non solo per obbedire passivamente alle leggi, ma anche per operare attivamente alla grandezza dello stato.
Se questa prospettiva viene meno, rischia di diventare ragionevole per molti “rompere il patto sociale”. Perchè costruire una città e una civiltà quando in ciò che più conta davanti alla natura e alla felicità individuale vale la “legge della giungla”? Non sono follie: sono ancora una volta fatti verificabili nell’esperienza (non solo storica, ma anche attuale). In Giappone i giovani maschi stanno facendo gli hikikomori, in Italia i “bamboccioni”, negli Usa i nerd (o peggio) proprio in corrispondenza della caduta di ogni prospettiva di migliorare la propria posizione socio-sessuale con studio, lavoro e impegno (e qui, se permetti, c’è anche l’esperienza personale di chi scrive).
Laddove invece il femminismo è tenuto a freno (come nella stessa Cina di Xi), nemmeno i problemi demografici (poche donne) frenano l’intraprendenza in economia come in amore.
QUEL PICCOLO MONDO ANTICO ERA LA NOSTRA VITA
Tu deridi gli anni Ottanta della nostra fanciullezza, ma quello era il mondo in cui tutti (almeno chi è nato in tempo per vedere Craxi premier) abbiamo immaginato avremmo vissuto quando abbiamo fatto le nostre scelte di vita e di studio! Non è stato il covid ad aver iniziato a farci sentir dire “andrà tutto bene”. Abbiamo obbedito alle regole, ci siamo impegnati nello studio, abbiamo accettato mentalità ed etica del capitalismo (e del liberalismo) perché ci avevano fatto credere che così avremmo vissuto bene, almeno come i nostri genitori, con “posto fisso” e “donna fissa” (nelle varie declinazioni personali di queste idee…). E ci hanno dato precariato e femminismo. Anche chi è riuscito ad eccellere nello studio e nelle competenze lavorative vede con il cannocchiale “ricchezze e bellezze” che la TV del Berlusca mostrava invece a portata di mano per chi si fosse “dato da fare”.
In fondo non chiedevamo nulla di strano, nulla di più di quanto, nella narrazione moderna, è “diritto” (la felicità, il lavoro, l’amore, ecc.). Anche se ora lo chiamano “privilegio di maschio bianco occidentale”. Ma… si fottano.
OK, la realtà ci ha mostrato che era tutta un’illusione (e il “redpillatore” era stato Nietzsche).
Ma dobbiamo davvero accettare che una vita sessualmente degna ed economicamente stabile siano miraggi? “Non torneranno più quei tempi”? Assomiglia troppo al “dovete rassegnarvi al futuro rosa” delle femministe. Sarà pure vero che finanza e femminismo hanno vinto in questo occidente, ma non sta scritto da nessuna parte che l’occidente vincerà la prossima guerra mondiale. Nè che si combatterà con le armi in cui è più forte. Proprio perché ho capito che la felicità non è un diritto ma un premio per chi vince una resistenza, voglio combattere una guerra a morte contro il femminismo e le forze che lo sostengono. Non è “di maniera” il mio antifemminismo. E’ radicale.
SHARIA UNICA VIA (perché farsi turchi non è folle)
Sei stato tu ad aver sottolineato come sia sempre il pensiero radicale l’unico a non poter essere sconfitto sulla distanza.
E quello islamico è l’unico radicalismo operante attualmente. Mi sembra folle volerlo snobbare per aspettare un ipotetico “risveglio” di forze (culturali, razziali, spirituali…) che in Europa sono state spazzate via dopo il ’45 (ammesso e non concesso che anche prima fossero autentiche e realmente operanti!).
Gli unici che hanno il coraggio di prendere le armi contro l’America e Israele (detti in senso lato come simbolo della tirannia finanziaria mondialista e femminista) sono quelli che il mainstream chiama “terroristi”.
Ovvio che per me siano alleati (in quanto nemici dei miei nemici), a prescindere dalla loro fede religiosa.
E poi, non è stato forse lo zio Friedrich il primo ad aver notato come “l’Islam ha dei maschi per presupposto”?
Del resto, abbiamo una lunga tradizione di personalità del nostro “campo”, da Goethe a Claudio Mutti (passando per qualche ex-combattente prussiano) che ha pronunciato più o meno seriamente la professione di fede islamica.
Per passare dalla teoria alla pratica: come pensi ad esempio che sarebbe possibile riprenderci l’Istria, la Dalmazia e la Venezia Giulia? Con un civile dibattito fra storici? Ospitando su questo sito la propaganda Titina nei commenti (se non risponde qualcuno al commento di “Tito” sull’articolo circa le foibe lo faccio io a mio modo!). “Conquistando” le simpatie di Nina Moric? O, come io penso da tempo, formando un giorno anche in Italia qualcosa di simile a ciò che furono le SS mussulmane bosniache?
Lo stesso Fuhrer mi pare sia stato chiaro in un’occasione conviviale: la battaglia d Poitiers fu una sfiga, perché se i Franchi fossero diventati islamici, il fanatismo religioso unito all’efficienza germanica avrebbe permesso un vero Reich millenario (altro che il Sacro Romano Impero).
Ora poi che l’usurpatore gesuita ha distrutto quel poco di Tradizione rimasta nella chiesa cattolica, e si è messo a servizio della plutocrazia transatlantica e delle sue battaglie ideologiche femministe, mondialiste e ambientaliste, non c’è più motivo per restare legati ad una religione che originariamente, Nietzsche docet, era di per sè veleno e sovversione!
A meno che, appunto, non sia un “instrumentum regni” per combattere certe piaghe come la stronzaggine femminile (ed è il caso di certa alt right americana).
TRUMP E I “NEOREAZIONARI” (perchè noi siamo invece l’azione)
I fascisti sono spesso stati accusati di irrazionalità e velleitarismo. Io pensavo fosse solo propaganda, ma tu rischi di confermare.
Non è irragionevole e velleitario snobbare gli unici che in questi anni siano riusciti a far piangere le femministe e i democratici?
Ho visto solo due volte, da quando osservo il mondo, il ciarpame umano progressista stracciarsi le vesti a ragione: per la vittoria di Trump nel 2016 e per la legge restrittiva sull’aborto in Polonia (che non vieta l’aborto del tutto, ma almeno non lo lascia all’onnipotenza della donna). Ed in entrambi i casi si tratta di ciò che tu spregi come “bigottismo” e “neoreazione”. Per me veder piangere e stracciarsi le vesti (per una volta, con un motivo nel presente, dal loro punto di vista!) chi ha sempre creduto di essere “dalla parte giusta della storia” non ha prezzo!
Certo, Rommel (ah, con un po’ più di benzina arrivava lui al Cairo!), Francisco Franco e Ferruccio Vecchi (a proposito, per te che non ti accontenti: un bell’assalto ardito a Repubblica anziché frignare quando ci oscurano il profilo?) erano meglio, ma per ora bisogna realisticamente accontentarsi. Meglio iniziare con poco che nulla! O preferisci continuare a vagheggiare di un ritorno di eroi mitologici?
Del resto, non sono io a doverti spiegare che i veri reazionari non siamo noi “tradizionalisti” e “patriarcali”, ma i “progressisti” e i “femministi. Allo stato di natura vigeva infatti il matriarcato (che infatti ha tenuto l’uomo a livello delle scimmie per milioni di ann). E’ stata l’azione dei grandi popoli indoeuropei fondatori di città e civiltà a fondare (come tu insegni) l’uomo storico grazie alla visione del mondo virile, m guerrieri e aristocratica. La sovversione dei valori (cristianesimo) che dura da duemila anni, quella della politica (giacobinismo: liberalismo e socialismo e proto-femminismo) che dura da duecento e quella della natura che dura da venti (femminismo gender et similia) sono la “vendicativa e rabbiosa reazione” a chi, come i nostri padri, ha generato verso l’alto. Permetti ora siamo noi ad avere diritto ad essere “un po’” arrabbiati? Dai, su, si arrabbiava anche Nietzsche su queste cose!
Ti fa davvero schifo il “bigottismo cristiano”. Beh, allora ti cito il nostro educatore: “alle donne, come del resto a preti, non bisogna fare nessuna concessione” (Schopenhauer). Tu invece ne stai facendo anche troppe…
IL TEMPO PASSA ANCHE PER NOI (perché devi ripensare gli incel)
Siamo coetanei, ma probabilmente l’aver vissuto da precario (a contatto con le generazioni più giovani che condividevano la situazione) e l’essere rimasto esistenzialmente fermo da 15 anni (per i motivi detti all’inizio) mi rendono di una generazione diversa dalla tua.
Tu proprio non puoi capire gli incel.
Li tratti come una versione americanizzata di poveri leopardiani gobbi e sfortunati, bloccati da sfortune o fisime personali, quando, per i motivi oggettivamente legati all’ipergamia femminile (di cui si diceva all’inizio) non più compensata/frenata da nulla, si tratta oggi di una “maggioranza silenziosa” (in senso “culturale mainstream”) di ragazzi normalissimi, non necessariamente brutti, non necessariamente complessati, non necessariamente “nerd”, avente la sola colpa di non essere abbastanza ricchi, belli e famosi da “emergere” in quella “competizione globale” che è diventata anche la sessualità (hai letto Houellebeque?). Probabilmente quando sei stato giovane tu (o ancora dopo, se come leggo nel profilo hai vissuto o vivi in centro Italia) le ragazze non erano selettive come oggi (che persino una bassotta obesa fa una selezione “fisica” da fare invidia alle prime SS: alti uno e ottanta, biondi, occhi azzurri, ecc.) ed era ancora possibile far valere “il cervello”. Oggi, nel mondo “social”, siamo tutti scelti “a catalogo” (su Tinder: nessuna si degna di accontentarsi del “normocarino” che incontra nel quotidiano) ed è difficile trovare occasioni in cui sedurre con le parole (sostituite dalle foto), con cultura (sostituita da mode e propaganda progressista), con la poesia (sostituita dalle faccine).
Questo al netto del fatto che anche ai tempi del Leopardi il centro Italia non doveva brillare per disponibilità di fanciulle a “giovani favolosi” con la mente…
No, caro Adriano, non sono le estremiste dell’università del Michigan che mi danno fastidio, ma il “femminismo normalizzato” giunto anche in Italia, con tanto di vecchi ruderi liberali a guida di gruppi universitari che (invece di scoparsi belle studentesse come sarebbe DOVEROSO) si zerbino al femminismo, e di “prorettrici” alla “parità di genere” che disturbano i consigli di dipartimento facendo passare per “colpa” o “difetto” il merito di chi, come me, ha scelto uno studio scientifico proprio per avere (ora) un riconoscimento socio-economico tale da ripagare la sufficienza e il disprezzo con cui ero trattato (allora) dalle coetanee (ed ora, dopo essersela spassata da giovani, le mie coetanee rigirano la frittata dicendo “ci sono poche donne qua a ingegneria, c’è la discriminazione, c’è il maschilismo…”, quando, semplicemente, ci sono solo bilanciamento, merito di studi pregressi e forse un po’ di giustizia!).
AL CONTRARIO DEL FASCISMO, IL FEMMINISMO NON “HA FATTO ANCHE COSE BUONE”
Dagli anni ottanta dell’ottocento a quelli del novecento il femminismo avrebbe portato avanti istanze giuste e ragionevoli? Ma davvero l’hai scritto tu o hai lasciato per la festa della donna la tua tastiera nelle mani della tua ragazza? Oppure sei plagiato? Oppure sei pagato (come Salvini) per “normalizzarti”? Oppure fai gli occhi dolci alla Meloni?
Non solum nella sua fase misandrica e “femsupremacy” (evidente oggi), sed etiam nella sua fase “egalitaria” e “buonista” (che qualcuno vedeva fino a ieri e che magari vorrebbe riprendere “a destra) il femminismo è sempre, per sua stessa natura, “male assoluto”, in quanto:
1) lascia alle donne gli “antichi privilegi” (galanteria, corteggiamento, “protezione”) assieme ai moderni diritti (oltre ad essere “cattivo”, ci piglia quindi anche per il culo);
2) chiama con voce mendace “oppressione” tutte quelle mirabili strutture, della politica come della storia, dell’arte come della religione, del pensiero come della società, edificate nei secoli dai più forti e saggi fra gl uomini non già per opprimere le donne (ché non sarebbe l’obiettivo dei savi), bensì per non essere troppo da loro oppressi (come avverrebbe “in natura”, come avviene presso gli insetti a cui sempre più assomigliamo noi piccoli uomini connessi, e come vediamo in quella sottospecie di “stato di natura” che è l’età scolare, oggi di fatto sessualmente prolungata anche dopo gli “anta” dal punto di vista socio-economico, in cui i “giovani” maschi non hanno nulla da contrapporre all’arma della bellezza che fiorisce sulle coetanee le quali si permettono letteralmente di tutto – le “crudezze liceali” non son un’invenzione del redpillatore, per non parlare delle tirannie erotiche e degli sbranamenti economico-sentimentali non certo più ad appannaggio solo delle “femme fatale”);
3) pretende di dare “pari opportunità” alle donne nel “mondo come rappresentazione” del lavoro, della politica, dell’economia lasciandole però libere di sfruttare senza limiti, remore, né regole il loro naturale privilegio nel “mondo come volontà” dei desideri, della sessualità, dei bisogni (cioè quanto davvero “motiva” le scelte di vita e di lavoro degli esseri umani e rispetto a cui persino denaro e posizione sociale sono mezzi e non fini: si vuole diventare ricchi e famosi per scopare, per sentirsi apprezzati, per avere una vita sociale degna, e non viceversa, come raccontano i sociologi che non squarciano il velo di Maya e come vogliono far credere le femministe che presentano il risultato del nostro bilanciamento come “discriminazione”);
4) quando non riusciamo con fortuna e merito individuale a costruirci una posizione da “alfa” (tale da darci la loro stessa forza contrattuale e da permetterci di scopare senza supplicare nel corteggiamento), ci chiama “sfigati beta”, quando vi riusciamo (come quando occupiamo le posizioni migliori nel mondo STEM o diventiamo famosi o otteniamo una posizione di potere su dipendenti donne giovani e carine), ci chiama “oppressori patriarcali” e, in ogni caso, vorrebbe azioni sociali e legislative o per impedirci di riuscire (quote, rosa, “empowerment femminile”, azioni positive) o per condannarci (moralmente o legalmente) a posteriori (vedi Weinstein e simili).
Quando avrebbe proposto istanze giuste il femminismo? Quando (10 anni fa) si è inventato lo stalking? Ha solo distrutto l’oggettività del diritto rendendo reato a capriccio della donna anche azioni altrimenti normali se non pretese dalle donne stesse (corteggiamento). Quando (20 anni fa) voleva le quote? Ha solo posto le premesse per prolungare sine die l’ingiustizia sociale verso i giovani maschi (parità proprio laddove finalmente vi dovrebbe essere “bilanciamento di genere” in favore del maschile, dopo tanti privilegi naturali femminili fondati sulle disparità sessuali). Quando (30 anni fa) si è inventato la “violenza sessuale”? Ha solo distrutto la presunzione di innocenza, “definendo” un reato potenzialmente “indefinito” e sovente “indimostrabile” e comprendendovi anche ben altro da ciò che dai tempi di Bruto e di Tarquinio il Superbo ogni mondo civile ha da sempre riconosciuto e punito come “stupro” (così che, al contrario dell’omicidio, non serve una prova corporea, ma chiunque può essere accusato solo sulla parola). O quando (40-60 anni fa) iniziavano a gridare contro la prostituzione (unico modo per sopravvivere nella giungla della sessualità moderna)? Davvero non vedo a cosa tu ti riferisca. A meno che tu non voglia dirmi che le femministe “avevano giuste instanze” quando combattevano a fianco dei comunisti, perché allora… Io continuo a congratularmi con i Corpi Franchi per il servizio che hanno fatto a Rosa Luxemburg (cosa che sarebbe bello replicare, così come il trattamento riservato ai traditori come Rathenau, che vendono la nazione agli interessi della finanzia internazionale).
PERCHE’ NON POSSIAMO ACCONTENTARCI DI FRASI FATTE
Di frasi fatte come “bisogna ripensare un rapporto con le donne, una figura femminile, una figura maschile, ecc.” ne sento da quando ero alle medie. Anche i gruppi che si occupano di questioni e diritti maschili lo fanno da sempre. A sinistra (Rino della Vecchia e compagnia) volevano “sensibilizzare la società”, “stabilire un dialogo” e scimmiottare il femminismo vittimista. A destra (Claudio Risè e compagnia) volevano “stabilire un nuovo patto con le donne”. Il risultato: un crescendo di leggi antimaschili, campagne propagandistiche degne di Goebbels e in ultimo i deliri mediatici e legali di oggi! No, caro Adriano, preferisco di gran lunga un “Incel-fascist” armato! Almeno costringe ad essere preso sul serio!
Perché dobbiamo avere paura della violenza? Tutte le rivoluzioni sono state un atto di violenza. Lo sanno in fondo anche a sinistra. Restare non-violenti significa accettare lo status quo (non possiamo credere davvero alle favole di Gandhi e di Giovanni Paolo II che cambiano il mondo pacificamente! Siamo nietzscheani, perbacco!). E anche l’odio è necessario (persino Marx voleva l’odio di classe).
O vuoi rispondere all’odio femminista con l’amore?
Qui è stata dichiarata una guerra di sterminio contro il nostro genere (gli esperimenti svedesi non sono solo propaganda e comunque tutte le leggi e i costumi oggi imposti hanno il fine di “sradicare” la mascolinità naturale dichiarandola “tossica”) e tu pretenderesti che, in mezzo alla battaglia, si dica “ah, ma in fondo qualche ragione potrebbero averla anche le femministe”?
Come se durante l’operazione Barbarossa Von Bock si fosse fermato davanti a Mosca pensando “ah ma, e se avessimo fatto un altro patto con Stalin? Forse baffone non aveva tutti i torti!”
PERCHE’ LA VIOLENZA SULLE DONNE E’ UN PROBLEMA CHE ESISTE (ma non nel senso che intendi tu)
Su una mezza frase hanno ragione le femministe: “la violenza sulle donne è un problema soprattutto maschile”. Perché
si può andare in galera sulla sola parola dell’accusa, anche prima e anche senza riscontri oggettivi e testimonianze terze della presunta “violenza” (la SC di cassazione ha stabilito che la fonte di prova può basarsi anche esclusivamente sulla “testimonianza” della persona offesa, come se il “libero e motivato” convincimento del giudice potesse prescindere dall’obbligo di basarsi sui fatti e non sulle parole, come se, al contrario di quanto insegna Kant, l’essere fosse un predicato, come se i talleri reali e quelli immaginari fossero distinguibili per qualche qualità e non semplicemente perché gli uni esistono e gli altri no, come se, Popper non l’avesse detta giusta quando sancì che una verità è tale quando, al contrario della parola della donna in tribunale, può essere confutata, come se insomma, millenni di diritto e di “in dubio pro reo” debbano essere cancellati per compiacere una donna che, se non creduta, piange);
Oggi è “violenza” anche uno sguardo, un complimento, un approccio e, in genere, tutto quanto esprima natural disio dell’uomo per il corpo della donna, con il chiaro fine di farci sentire colpevoli ogniqualvolta pensiamo, sentiamo, vediamo, non per quanto facciamo ma per quanto siamo (nemmeno Goebbels era riuscito in tanto nel cercare di far sentire “in colpa e inferiori” gli ebrei);
È impossibile dire la verità, perché, essendo il femminismo basato sulla menzogna, mostrare il vero è in sè “violenza sulle donne” e “odio online” (vediamo se mi censurano).
Quanto al problema dal lato femminile, persino articoli di questo giornale mostrano come la violenza sulle donne sia massima nei paesi più femministi e progressisti (tipo Svezia), laddove masse di immigrati non abituati a comportamenti femminili da noi imposti come “normali” si comportano come farebbero a casa loro (al netto del fatto su chi, per me, abbia davvero ragione…). E cresca mano a mano che il femminismo rende intollerabile (sessualmente e psicologicamente) la vita dell’uomo (lì agli immigrati si aggiungono gli autoctoni).
Sui “grandi numeri” tieni però presente che:
la metà sono fatti inventati o esagerati ad arte (quando la violenza ha una definizione vaga, tutto può rientrarvi, vedi indagine ISTAT di qualche anno fa, dove anche “ti ha mai criticata” è inserito come violenza);
Un quarto sono commessi da individui violenti preferiti dalle donne ai “bravi ragazzi” per spirito di ribellione e “voglia di maschio alfa” (vedi i fratelli Bianchi…)
Un quarto sono commessi da “uomini normali” resi però folli dalle folli sentenze dei tribunali (che riducono un ex-marito ad esule ottocentesco privato di famiglia, casa, roba) o dalla stronzaggine “amorosa” di certe donne (se si impazzisce per amore al punto di uccidere, è perché qualcuna, volontariamente o meno, ha fatto impazzire). In questo caso non si può mettere sullo stesso piano un uomo esistenzialmente disperato che uccide la compagna suicidandosi, ed una moglie che tipicamente fa uccidere il marito da un sicario per godersi i soldi (siamo diversi anche nel “male”). I giovani poi ,che uccidono o si uccidono per essere stati lasciati, dovrebbe proprio far riflettere sul fatto che, proprio a causa dell’ipergamia femminile di cui parla la “redpill”, è molto più difficile (per un maschio) “uscire dalla situazione” (cioè trovare un altro “amore”, mentre alle donne basta far scorrere il ditino sulle finestre di tinder almeno per “consolarsi”). E con questo chiudo la “ring composition”.
Ma quale sharia e sharia che avete venduto l’ anima al diavolo anche Voi! Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino “reazionario” e rigurgita…. Così pure i cinesi di ieri e di oggi!
Ben detto Pietro (bel nome per rifondare una fede)!
Tanto più che era stato proprio Evola ad avvisare come proprio laddove la sovversione è più avanzata (America) sarebbe sorta la rigenerazione…
Ma mentre Bannon legge Evola qui il Europa preferiamo “normalizzarci” ed andare dietro le gonnelle della Meloni.
Per me invece è illusione pensare possa andare avanti ancora per molto una società che lascia il 95 percento dei maschi in astinenza/frustrazione/irrisione sessuali. Non è solo una questione di “scopare”, ma di “sentirsi apprezzati! E’ uno dei quattro impulsi fondamentali dell’etologia!
Quanto credete possa durare ancora l’occidente prima che le nuove generazioni di maschi, vissute fra femminismo e globalizzazione (ovvero ciò che ha distrutto ogni prospettiva di vita “sopportabile” nel sesso come nel lavoro) scelgano di “rompere il patto sociale”?
Perché dovrebbero studiare, lavorare e rispettare le leggi? Per essere “sfigate”, “precarie”, mal pagate e magari finire in galera per uno sguardo o un’accusa infondata? O per essere colpevolizzate per la loro stessa natura? Meglio la giungla allora!
Fino ad ora si è creduto bastasse mettere alla fame la Romania e farne una fabbrica di puttane, ma non potrà andare avanti per molto. E poi “non di sole puttane vive l’amore” (tanto più l’UE stessa nel 2014 promosse una risoluzione per proibire la prostituzione!)
Solo le scimmie antropomorfe possono vivere nel matriarcato, dove soli il 5 percento top (secondo i criteri bestiali delle femmine già fustigati dal Leopardi) ha una vita sessuale e un’esistenza sociale non “trasparente”.
Tu dici che sono state tante le civiltà passate e non ve ne è stata una “veramente tradizionale”.
Ma tutte hanno avuto in comune la possibilità per l’uomo di bilanciare socialmente, o sul piano individuale (con lo studio, il lavoro, la fama, la posizione sociale, la cultura, il denaro, il potere e quant’altro si acquisisce per merito o fortune individuali, come nel mondo liberale ed emancipato prima delle “quote rosa” e della “parità di genere”), o su quello “collettivo” (come appunto il “mondo di ieri” dove ogni brav’uomo era un “buon partito” perché le donne non potevano avere una vita sociale se non sposandosi, dove ogni bravo ragazzo era “desiderabile” perché altrimenti la fanciulla non poteva uscire di casa) tutto quanto in desiderabilità e potere è dato alle donne per natura in quanto davvero conta davanti alla discendenza ed alla felicità individuale!
Senza questa possibilità, “uguaglianza” significa solo disparità naturale in favore della donna che può degenerare in tirannia (come aveva intuito persino Rousseau e, con più lucidità, ci aveva ammonito Catone).
I “nuovo maschi” (redpillati) non sono più disposti a reggere il gioco di chi, prima, ci ha illuso con favole egalitarie per eliminare i bilanciamenti e poi, nella realtà di oggi, sfrutta senza limiti remore né regole la propria naturale preminenza non più frenata.
Che si vinca o no la prossima guerra mondiale, io ho deciso comunque di combatterla, da nietzscheano, dalla parte di chi “dà una spinta a ciò che sta per cadere”. L’occidente è al tramonto da un secolo ? Beh, allora adesso facciamolo cadere del tutto, e con esso il femminismo!
Se all’ombra delle spade non troveremo il paradiso, almeno proviamo a trovarci il cadavere della “dea libertà” (questa non è una battuta nuova per chi ha letto tutto il duce: ho trasposto l’irrisione per il concetto di “libertà sessuale” femminista nella presa per il fondelli che Mussolini faceva per il culto” democratico”)!
In sha’ Allah!
Ben detto Jena!
Ho cantato due volte in vita mia sulle note di “bandiera rossa”: una è stata al liceo, quando le parole erano quelle dell’Inno a Satana di Carducci. Una è ora quando l’inno è quello del “partito redpill” (con te segretario).
“Avanti popolo alla riscossa
Pillola rossa, pillola rossa
Aventi popolo alla riscossa
pillola rossa trionferà!
Pillola rossa trionferà,
evviva le puttane son la libertà!
Pillola rossa trionferà,
abbasso l’occidente che si estinguerà!!
Hai ragione!
Pensa che adesso io mi vergogno di essere nato nello stesso anno di Adriano Scianca (dopo averlo considerato un privilegio fino ad oggi)!
Ho avuto la fortuna/sfortuna di passare la vita lavorativa e virtuale con generazioni più giovani (precarie come me, redpillate come me), quelle che non hanno avuto il tempo di vedere un mondo del lavoro e delle relazioni sessuali ancora degno dell’uomo (io invece sì, cosa che mi muova ad un odio implacabile e giusto verso chi, solo perché nato prima, ha occupato i posti migliori ed ora pontifica dalla cattedra trattando tutti noi come “incompetenti” e “immaturi”: mi ricordano Salvemini e compagnia che dicevano questo degli arditi e dei camerati!).
Adesso il “se questo è un uomo” lo diciamo pure noi, quando guardiamo cosa tocca a chi nasca maschio nel “mondo libero”. Per me sarebbe con noi pure Primo Levi, oggi, contro il nazifemminismo!
Ma lui è un “attualista”, per lui non ci sono “dati oggettivi a priori” da cui partire. Pensavo che l’accusa di anti-scientificità ai fascisti fosse falsa, invece…
O, semplicemente, come Salvini, è stato “comprato” e “normalizzato”.
O deve essere “diplomatico con le donne” per non dispiacere alla Meloni (nuova capa di quella che fu la destra).
Oppure, semplicemente, è innamorato di qualche domnula che teme di offendere.
In ogni caso, non è più il mio maestro.
Lo ringrazio comunque.
Eccellentissimo sultano, vi prego di accettare i miei più umili complimenti!
« […] La mia sorpresa è pari a quando qualche anno fa vidi su Autosprint un articolo boldriniano che giustificava l’abolizione delle grid girls […] »
Perla fra le perle del santissimo porta-gioie del sultano! Permettetemi di paragonare la vostra alla mia (indegna) analoga sorpresa nel leggere, ultimamente, certi articoli, sia qui sul PN che altrove…
Vi saluto con la mia faccia sotto i vostri piedi (e potete pure muovervi!).
مَعَ ٱلسَّلَامَةِ
@Il Sultano di Costantinopoli:
vero?
però tu l’hai detto meglio:
hai molta più pazienza di me,lo riconosco.
Ma quale sultanino di Costantinopoli! Cala trinchetto cala…
Chapeau per il livello di cultura, pollice verso per la capacità di elaborazione.
Spero che, dopo lo sfogo, abbia avuto il “riposo del guerriero”, stranamente ma non troppo mai citato.
Eppure è un atto fisico-mentale assai ri-equilibrante.
Se qualcuno non lo avesse ancora capito, nonostante le débacle continue, la questione si gioca appunto sul equilibrio che da solo determina la rivoluzione, in qualsiasi modo la si voglia intendere.
Il resto è degenerazione, binari morti, cancri; femminismo e incel?! Pietà non scendiamo grossolanamente così in basso nei disequilibri causati e voluti. Come si può aiutare così?
Circa i mussulmani, sono nella m. anche loro (Turchia Nato, Fis originario in Algeria massacrato e dimenticato, Talebani vituperati, Sunniti soggiogati e Sciiti alla deriva…), se non complici. Restano i colpi di coda di chi crede ma non sa nemmeno il perché, quindi manipolabile.
A. Scianca, a mio avviso, ha compreso la cultura del dubbio (facilina), ma fatica in quella dell’ equilibrio (difficilissima), come tutti NOI!
Anti dividi et impera semper. Solo chi unisce è un rivoluzionario.
Signor Fabio, io rispondo per me:
cosa significasse il termine “incel”, prima di aver letto l’articolo del direttore Scianca, non lo sapevo. Più precisamente: lo avevo sentito già pronunciare e lo avevo letto qui e là ma non ne conoscevo il significato, pensavo a qualcosa tipo “giovani fissati con i video-giochi” e/o roba simile… Invece, scopro che si tratta della contrazione di IN-volontario CEL-ibe = celibe involontario.
Si tratta, quindi e se non ho capito male, di giovani (e anche meno giovani) che pur non avendo nulla che non vada sia a livello fisico che intellettivo, vengono puntualmente scartati dalle ragazze/donne durante la fase di corteggiamento in quanto non corrispondenti ai modelli imposti all’universo femminile dai cosiddetti “padroni del vapore”.
Infatti, a me sembra che l’idea di emancipazione sessuale femminile sia stata, negli anni, abilmente pilotata attraverso un sottile, costante ed efficace condizionamento mentale che ha portato – ai giorni nostri – buona parte delle donne (ma non tutte, ovviamente) alla convinzione di poter essere LIBERE, libere di scegliere anche il proprio compagno di giochi/fidanzato/marito quando, contemporaneamente, dei veri e propri modelli di riferimento vengono imposti h24.
Il problema è che INCEL e femministe (e/o neo- tali) stanno diventando (o già lo sono diventati da tempo) due fronti ferocemente contrapposti che si combattono a colpi di reciproche accuse, basso sarcasmo, insulti, etc.
Giusto? Se mi sbaglio spero mi corigerete, disse qualcuno….
Il direttore Scianca propone questo:
« […] Alle follie ideologiche non si risponde rispolverando categorie ovvie, naturali, aproblematiche, ma accettando la sfida e ripensando ruoli, funzioni, rapporti […] »
Dunque: che vuol dire “accettare la sfida”? Che vuol dire “ripensare ruoli e rapporti”? Se la risposta e: stare “al passo coi tempi”, allinearsi all’andazzo attuale, io dico: NO! E poi, alle follìe ideologiche come si dovrebbe rispondere se non rispolverando categorie ovvie-più-che ovvie, che derivano da princìpi cosmici che niente e nessuno può modificare nonostante gli assillanti tentativi della fazione sinistra/arcobaleno/mondialista/transumanista? Questo non è “cavalcare la tigre”, questo è allineamento.
Dal mio punto di vista, la violenza nei confronti delle donne (dato che si tratta di uno dei punti in discussione) rappresenta un fatto sicuramente barbaro e inaccettabile quando si tratta di mariti che abusano delle mogli o delle figlie o delle fidanzate; le picchiano (picchiano anche le madri, a volte) a causa di vere e proprie manìe di persecuzione, stati maniacali di possessività, furia omicida, etc… Poi ci sono quelli che vengono lasciati e non accettano questa condizione, allora si vendicano. Tutto questo rappresenta effettivamente un grosso problema e responsabile ne è solo l’uomo che deve risolverlo ritrovandosi proprio nell’idea cavalleresca a meno che, da qualche parte, non la si consideri “sorpassata”, “superata” e “da ripensare”…
Qualche dubbio ce l’ho riguardo alla cosiddetta “violenza psicologica” sulle donne, dato che chi di noi uomini non l’ha mai subita almeno una volta? Chi non è stato insultato, maltrattato, sfruttato, imbrogliato, denigrato, umiliato, boicottato, etc., etc.? Io penso: nessuno di noi.
La provocazione riguardo l’Islam è accettabile: certamente non è un invito a convertirsi.
Dunque Anton, a noi…
Pure a me il termine incel era sconosciuto. Ma non certo il “fenomeno” esploso dei celibi involontari-volontari (!), conoscendo bene p.es. la realtà di Milano.
Cerco di essere sintetico e chiaro.
Operai (intesi in senso generale, escludendo i soli contadini), famiglie, femministe (dapprima!), “incel”, “foresti” sono tutti soggetti via via centrati nel mirino del capitalismo economico-finanziario totalizzante e privo di freni etici.
Con la crisi del 1929, il sistema capitalistico più avanzato (quindi più matto), ha preso atto che la sua sopravvivenza era legata al aumento forzato della domanda (acquirenti).
Come fare?
Gli operai, pure ex servi, dovevano essere elevati materialmente in qualità e quantità, le donne dovevano “emanciparsi” per lavorare (per aumentare, anche differenziando, la domanda familiare). “Scollati” dal crescendo di compere, con il divorzio facile, siamo giunti al clou.
Da famiglie sfasciate è sorto il raddoppio degli appartamenti, delle apparecchiature domestiche, dei mezzi di locomozione, dei mezzi propagandistico-info, ecc.ecc.
I figli di operai, di divorziati (ufficiali e di fatto!), salvo taluni, pochi che sulla propria consapevole sofferenza hanno costruito l’ antagonismo, hanno gioco forza fatto gli struzzi e si sono adattati a loro volta al malcostume.
Il comunismo, catto o meno, la socialdemocrazia, il liberismo hanno fatto da volano per questo processo di ampliamento smisurato del mercato. Prova ne è che a saturazione
razionale raggiunta i partiti sono andati in malora.
Il malcostume, il cattivo esempio, come le erbacce hanno preso il sopravvento lasciando però uno strascico inevitabile, umano, inconscio: l’ amaro nei cuori e nelle menti di tutti.
Il risultato non poteva che essere femmine insoddisfatte prima e maschi poi (e così sono aumentati pure gli acquisti di tipo compensatorio-compulsivo!).
Il rapporto uomo-donna si basa su una interazione bio, naturale, che fornisce piaceri diversi al variare delle età (ogni età ha i suoi piaceri). Il mercato ipersociale lo ha avvelenato. Oggi non esistono quasi più le età, si deve essere sempre giovani e un po’ ciulli (guarda caso alias acquirenti dalle mani bucate), sino al primo piede sulla tomba. Tutti dobbiamo essere vincenti-vincenzi, senza gerarchie, senza responsabilità. Porsi nei panni degli altri, specie se poi l’ altro si chiama coniuge, significa assumersi delle responsabilità (le responsabilità di una notte non sono le responsabilità di una vita).
Chi oggi è davvero nelle condizioni di poterlo fare compiutamente?! Non molti e tra i pochi…, tanti burattinai. Guarda caso.
La strumentalizzazione del Covid sta nascondendo molte vergogne, ma ovviamente ha dovuto appoggiarsi ed ammettere l’ inconsistenza del moderno sistema della sanità.
La impressionante vendita (e siamo sempre lì), di medicinali, pure psico farmaci e sostanze tossiche, in corso da decenni, che stato di salute reale lasciano nell’ individuo?
“Siamo” troppo malati, deboli, paurosi, succubi per non arrivare a reagire anche malamente come le femministe, come gli incel.
E’ vera impotenza dovuta al castrante iper-materialismo iniettato a dosi massicce.
E l’ impotenza-malattia genera rabbia incontrollata!!
La sfida è anche saper comunicare a chi sta male, ignora, ma non si riconosce come tale e addirittura pensa che il malato e l’ ignorante sei tu.
La questione si gioca sui diversi livelli di libero arbitrio in essere… (forse è qui che A.Scianca intende il ripensamento di ruoli e rapporti).
In generale, le donne sono violentate dal degrado del sistema generante uomini non più guerrieri, capi spirituali, quanto piuttosto e ripeto drogati, frustrati, indebitati, paurosi…. causa la conoscenza e la conseguente riconoscenza non più facilmente disponibili.
Ribadisco siamo sul fondo della scala del libero arbitrio…, andata a puttane. E la puttana, normalmente, è una donna tradita.
Gli incel si chiedano perché vanno a puttane perennemente. Forse perché sanno che comunque si troveranno accanto una puttana anche (!) a causa loro? Anche da questa onestà si può cominciare a lavorare… a operare congiuntamente contro il moloch biocida. (La metodologia capitalistica va circoscritta ed applicata solo quando e laddove necessita lo sviluppo di un margine-surplus).
Accettare la sfida è uscire in campo aperto, tra macerie e rovine non più celabili e proporre insieme la ricostruzione sulla base dei principi cosmici, del eterno ritorno e del misterioso equilibrio naturale e sovrannaturale (altro che resilienza!).
A meno che non sia in atto una involuzione “darwiniana” che ci riporto da eucarioti evoluti, a vegetali e poi a microbi anaerobici…
Mi sia consentita l’ ultima battutaccia e un particolare saluto.
Gentile signor Fabio,
premesso che io non do nessun valore alla psicologia moderna men che meno alla psicanalisi, cito:
« […] Accettare la sfida è uscire in campo aperto, tra macerie e rovine non più celabili e proporre insieme la ricostruzione sulla base dei principi cosmici, del eterno ritorno e del misterioso equilibrio naturale e sovrannaturale (altro che resilienza!) […] »
A parte l’accenno allo “eterno ritorno”, che avrei evitato per ragioni che ora non è possibile spiegare, su quanto incluso nella citazione in alto, mi sembra che siamo perfettamente d’accordo.
Accettare la sfida significa, nella vostra interpretazione, uscire in campo aperto: va benissimo; però, a me, rimane l’impressione che il direttore Adriano Scianca, nel suo articolo, parlasse proprio di resilienza/adattamento che a me, in questo caso, suona un po’ come conformismo (“ripensare i ruoli”: ma che significa?), idea che, d’altronde, anche voi respingete.
Discorso sugli INCEL a parte, chiudo citando il Sultano di Costantinopoli:
« […] Che si vinca o no la prossima guerra mondiale, io ho deciso comunque di combatterla, da nietzscheano, dalla parte di chi “dà una spinta a ciò che sta per cadere”. L’occidente è al tramonto da un secolo? Beh, allora adesso facciamolo cadere del tutto e con esso il femminismo! […] »
Un saluto anche da parte mia.
”Alle prossime elezioni […] fate la coalizione con qualche partito di sinistra liberale ”
Ma chi li vuole…
Mini riscontro.
Le suggestioni esistono, è noto p.es. che sono state indotte e potenziate pure dal Lsd (!) negli studi degli “strizzacervelli”. Quindi il binomio deleterio psichiatria e stupefacenti esiste! Altra causa del sopravvento di nuovi “pretazzi”…
Tra “che si vinca o no” e “facciamolo cadere del tutto”, mi pare ci sia una contraddizione.
Su Nietzsche, stando sulle rive di incantevoli laghetti come lui, consiglio di leggere anche il libro “facile”
di M.Fini.
Sursum Corda Anton.